Capitolo 26

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(Lucia)

"Lucia, cos'è successo?"
Alessandro mi fa la domanda che aspettavo dal primo momento che gli capitai davanti.
"Ora ti spiego tutto."
Glielo devo ed è giusto che lui sappia tutta la storia.

"È iniziato tutto il giorno in cui sono scappata da qui per andare a Milano.
Ho fatto una grande, grandissima stronzata..."

«Entrai in macchina, dopo aver lasciato Alessandro in stazione, e mia madre era giustamente delusa e arrabbiata per il mio comportamento immaturo e infantile.
Arrivammo a casa ed andai velocemente in camera mia.
Dopo pochi minuti, come sospettavo, entró mia mamma.
"Lù dobbiamo parlare."
Ed ecco le parole famose.
Si sedette davanti a me e inizió a parlarmi.
"Lucia, posso capire che quel posto non ti piaccia, che stare con tuo padre sia brutto e che non hai molti amici lì, peró il modo per risolvere la cosa non è scappare."
Lo so, scappare non è servito a nulla, anzi a peggiorare ulteriormente la situazione.
Peró, io, sono fatta così: scappo dai problemi per paura di rimanerci ferita brutalmente.
"Mamma, è papà il problema. Dopo quello che ci ha fatto come posso volergli bene?"
Vedo che mia madre inizia a irrigidirsi. Parlare del passato la mette a disagio e la rende vulnerabile e fragile.
"Comunque devi stare da lui. Ormai frequenti quella scuola. Lì sei e lì finisci."
Il suo tono inizia a diventare severo.
"Ma, mamma, non puoi costringermi a stare lì!"
Il litigio andó avanti finchè...
"E allora io continueró a scappare!"
Le urlai contro.
"Perchè sei diventata così irresponsabile? Sei una bambina!
Chi è stato a cambiarti cosi? Forse il tuo amichetto Alessandro e la tua nuova compagnia?
Cerca di rigare dritto signorina, altrimenti ti spedisco in collegio!"
"Sì, proprio, non ne avresti il coraggio."
La sfidai, pensavo di conoscerla abbastanza per capire che non l'avrebbe mai fatto e invece...»

"Aspetta, aspetta."
Alessandro mi interrompe.
"Non mi avevi detto che era stato tuo padre a mandarti in collegio?"
"Lasciami finire..."

«Così mia madre, essendo troppo arrabbiata, prese il telefono e chiamó mio padre:
"Lucia andrà in collegio! E più lontano possibile dai suoi nuovi amichetti."
Spense la telefonata.
"Visto Lucia? Ne ho di coraggio."
"Forse tra noi due la più immatura ora sei tu."
Mi aveva delusa.
Si stava comportata da ragazzina.
Mi alzai dal mio letto e uscii fuori di casa sbattendo violentemente la porta.

Non ci posso credere.
Bastava mio padre ad odiare Alessandro ed ora ci si mette pure mia madre.

Gironzolo per Milano senza una meta precisa.
Arrivo in una stradina.
C'è profumo da dolce e un leggero profumo da calicanthus.
Un cartello, con una freccia che punta verso sinistra, e il profumo che aleggia nell'aria, mi richiamano alla mente un ricordo: mia madre ed io sedute su un piccolo tavolino rotondo. Una signora sulla cinquantina mi porta un tortino al cioccolato e "Buon compleanno Lucia."
E mi ricordai.
In fondo a quella stradina c'era un piccolo bar dove, quando ero piccola, andavo a fare colazione il giorno del mio compleanno assieme a mia madre.

Arrivai in fondo e, come mi ricordavo, c'era una vecchissima insegna con su scritto "Bar all'angolo".
Entrai e il profumo da dolce mi avvolse.
La signora dai capelli ormai grigi mi accolse:
"Buon pomeriggio signorina."
Mi guardai intorno. C'erano le solite foto di famiglia, i soliti tavolini rotondi e il solito ordine nei mobili e soprammobili che hanno tutte le signore anziane.
"Salve. Posso sedermi in quel tavolo?"
Indicai il posto dove mi sedevo anni fa.
"Certo!"
Ordinai il tortino e un caffè.
Era buono come me lo ricordavo.

AMORE AMAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora