Capitolo 7

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(Alessandro)

Le porgo il mio casco e la aiuto.
Salgo in moto e lei, faticosamente, fa lo stesso.
"Tu stai senza casco?" mi dice in tono preoccupato.
"Si."
Dico alzando le spalle.
Non aspetto che mi risponda e inizio a correre.
E più corro, più mi stringe.

"Allora Lucia, come mai vieni in questa scuola?"
Voglio conoscerla e scoprire di più su di lei e sul suo passato.
"Mi sono trasferita qui quest'anno."
Non sembra molto entusiasta di ciò.
"Con la tua famiglia?" Continuo.
"Non proprio."
Si vede che non ne vuole parlare, per cui decido di non farle altre domande, per ora.
C'è un momento di silenzio un po' imbarazzante.
"T-ti puoi fermare qui?"
Mi dice con la voce rotta.
Mi fermo velocemente.
Lei scende, si toglie il casco e si siede sul marciapiede al lato della strada.
Io scendo dalla moto sistemandomi i capelli e mi posiziono davanti a lei.
Si tiene la testa con il pugno della mano e ha lo sguardo perso nel vuoto.
Chissà a cosa sta pensando, era così felice e l'ho fatta diventare triste? È colpa mia?

È sempre colpa tua.

Mi siedo di fianco a lei e non so se stare in silenzio o se parlarle.
"Ho detto qualcosa che non va? Mi dispiace, io non pote-"mi interrompe.
"No, tranquillo. Questo posto è bello. Stiamo un po' qui, se per te va bene." e sorride.

Siamo seduti sul marciapiede, in silenzio, ormai da 5 minuti.
"Vuoi andare a casa?"
Le chiedo dolcemente.
"Non voglio approfittare della tua gentilezza."
Rido e le porgo il casco.

"Lucia dove devo andare?"
Mi dice il nome della via e il numero.
Più o meno so la zona ed è a 15 minuti da casa mia.

Ormai siamo arrivati, ma:
"Alessandro aspetta."
Accostro e la aiuto a scendere.
"Ho sbagliato strada?"
È la prima cosa che mi passa per la mente.
"No." Dice porgendomi il casco:
"È meglio che da qui in poi vado a piedi."
"Sicura? Se vuoi ti accompagno a piedi."
Nega con la testa.
"Grazie mille per tutto. Sei stato gentilissimo."
Sorride.
"È da poco che sono qui e sei il primo che ha provato a rivolgermi la parola. Quindi grazie."
I suoi occhi si riempiono di malinconia e tristezza.
Lucia si allontana salutandomi con la mano e io faccio lo stesso.
Aspetto che giri l'angolo, mi metto il casco e ritorno a casa.

***

Perché ieri ha marinato la scuola?-l
Perché appena ho nominato la sua famiglia è diventata triste?

Queste domande mi girano e rigirano in testa da ieri.
Spengo la sveglia per la terza volta e corro in bagno a vestirmi per andare a scuola.
Manca pochissimo alla fine della scuola ed io non vedo l'ora di poter stare tre mesi in santa pace, anche se quest'anno ho gli esami.

"Buongiorno amore." dice dolcemente mia madre.
Dalla mia bocca esce un suono lamentoso, ho troppo sonno per parlare.
"Oggi vado a farmi una visita, dovrai cucinare da solo."

Finisco colazione, vado a lavarmi i denti e come sempre vado a scuola.

Nel parcheggio c'è Francesco ad aspettarmi.
Vedo in lontananza arrivare l'autobus di Lucia, ma lei non scende.

Anche oggi?

Fra cinque minuti devo entrare in classe, ma prendo comunque la moto e vado nel parchetto.
Forse è lì.
Sento Francesco chiedermi qualcosa, ma non gli rispondo e parto velocemente per cercarla.
Arrivo nel parchetto, ma lei non c'è.

Dove cazzo è finita?

Sto per tornare a scuola, quando mi ritorna questo pensiero in testa:
Ale fermati, lasciami pure qui. È meglio che vado da sola.
Giro la moto e mi dirigo verso casa sua.
La scuola può aspettare.

Arrivo nella stradina dove l'ho lasciata, parcheggio la moto e decido di proseguire a piedi.
Volto l'angolo.
È una strada chiusa.
Ci sono cinque case: due per lato e una davanti a me.
Guardo tutti i campanelli finché non leggo il nome Lucia.
Suono e nel frattempo guardo per bene la casa.
È a due piani ed è circondata da un immenso giardino.
"Sì?" Dice una signora giovane e alta.
"C'è Lucia?"
Mi guarda dubbiosa:
"Ora gliela chiamo."
La vedo arrivare di corsa.
"Che ci fai qui?" mi chiede preoccupata.
"Non sei venuta a scuola e non sapevo se magari..."
Non mi fa finire la frase.
"Senti Alessandro, non devi venire a casa mia, noi due non ci conosciamo e, se dovesse arrivare mio padre ora, io non sono mai stata ieri con te." Lo dice in modo arrabbiato e ci rimango male.

Dopo che ho saltato scuola per venire qui da lei mi dice queste cose?
Ci sarà sicuramente un motivo.

"Che succede?" sento urlare da dietro Lucia.
Il signore, che era nella macchina assieme a lei al supermercato, sbuca da dietro e, con uno sguardo accigliato, chiede alla figlia:
"Cosa ci fa lui qui?"
"È venuto a portarmi dei libri."
Io sto al gioco e tiro fuori dalla mia cartella gli unici due libri che ho.
"Bene. Ciao." e di corsa me ne vado.

AMORE AMAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora