Capitolo 22

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(Lucia)
Mia madre entra in camera.
"Lucia scendi."
È arrabbiata, parecchio, e questa cosa mi mette a disagio. Sono passate 8 ore dal mio arrivo a Milano e i problemi stanno man mano peggiorando.
Arrivo in salotto e vedo seduto sul divano mio padre.
È arrabbiato più che mai e mi fa parecchia paura.
In salotto ci siamo: io, mia madre, mio padre e...Roberto.
Mio padre si alza di scatto come per venirmi a picchiare, ma mia madre si piazza davanti a me.
"Adesso parliamo." Dice lei calmando il caratteraccio di mio padre e intanto si accendono i dibattiti tra me e lui.
"Perchè sei scappa?!"
Mi chiede.
"Perchè voglio stare da mamma."
"Devi finire scuola lì ormai. Per cui vieni a casa con me."
"Non puoi obbligarmi a fare tutto quello che vuoi tu. Per tutta la vita io e la mamma abbiamo dovuto arrangiarci in tutto per colpa tua e adesso.."
Mi interrompe, perchè ho toccato un tasto dolente.
"Signorina non parlarmi così!"
"E poi non mi fai andare fuori. Finalmente ho trovato degli amici e non mi lasci uscire con loro. Ho una vita anche io."
Roberto si intromette e appena vedo che apre bocca lo fulmino con lo sguardo:
"Se Lucia ha degli amici non vedo perchè non possa uscire."
Appena sento queste parole il mio atteggiamento verso quest'uomo cambia e lo ringrazio a bassavoce.
"Lucia fai quello che vuoi, io me ne vado. Ritorna a casa altrimenti le prendi."
Prende la sua valigietta ed esce di casa senza salutare.
"Stronzo." Dico.
Mia madre mi rimprovera:
"Non dire così di tuo padre."
Sbarro gli occhi perplessa:
"E lo difendi?!"
"Sì! Non dovevi venire qui e soprattutto in piena notte! Sai cosa ti sarebbe potuto capitare!?"

-Nessuno mi capisce! Ero sola, sola finchè non ho conosciuto Alessandro. E a quanto pare mio padre non accetta la nostra amicizia. Non puó privarmi dell'unica persona che amo in quel posto.-

"Vaffanculo!"
E appena apro bocca mi arriva uno schiaffo da mia madre.
Ci rimango male e, a vedere dalla sua faccia, se n'è subito pentita.

Sta per chiedermi scusa, ma la fermo e confusa esco di casa e a piedi mi dirigo nella mia altalena, dove ho lasciato la mia infanzia.

Sono più basita che arrabbiata o triste per il gesto di mia madre. È la prima volta che mi tocca per farmi del male e questo mi fa capire che ho fatto una grande stronzata, ma allo stesso tempo l'ho fatto per cercare per una volta di trovare la felicità.
A quanto pare mi sono sbagliata.

Tra una riflessione e l'altra, tra una canzone e un'altra sono passate due ore. Questo posto mi mette tranquillità e mi fa sistemare le idee.
Rientro in casa e, piano piano, mi chiudo in camera.
Inizio a leggere un libro e intanto i minuti passano finchè non mi si chiudono gli occhi ed inizio a sognare.
***
Mi sveglia una telefonata e appena prendo il telefono vedo che è Alessandro.
"Lucia sono in stazione. Dammi la via e il numero così mi faccio portare in taxi."
Ancora assonnata non capisco cosa stia dicendo.
"In stazione? Dove?"
"Sono a Milano."
Non riesco a crederci. È veramente venuto qui?
Gli dico la via e gli spiego più o meno come è fatta la strada e mi promette di arrivare presto.
Ancora confusa e felice dal suo gesto corro in bagno a sistemarmi e lo aspetto fuori casa.

Vedo arrivare un taxi bianco e capisco che è lui. Scende dall'auto e dopo aver pagato il tassista viene ad abbracciarmi.
Amo il modo in cui mi abbraccia.
Lo ringrazio per essere qui e lo porto nel parchetto.
***
(Alessandro)
"Allora come stai?"
Le chiedo vedendo la sua serietà.
Sospira:
"Bene."
Dopo un po' continua:
"È arrivato mio papà qui e sia lui che mia mamma mi hanno rimproverata."
"Ma se tu stai bene qui allora non ne vedo il motivo..."
Mi interrompe:
"È per il modo in cui l'ho fatto. Sono scappata in piena notte, è questo il problema."
Rimaniamo in silenzio per pochi istanti.
Poi lei prosegue:
"Sono un disastro."
"Anche io lo sono."
Dico per consolarla.
Lei sorride e io continuo:
"Siamo un disastro come un vulcano in eruzione oppure un tornado.
Anche loro sono disastri, ma ci sono poche persone che amano questi disastri."
Lei ribatte:
"Ma nessuno mi ama."
"Allora non sei un disastro."
Ride.
"Allora..sono un casino."
La sto facendo sorridere per cui continuo:
"Ah mi dispiace deluderti ma non lo sei. Hai presente il  "Guernica" di Picasso? Lo guardi e dici :"che casino è questo?" E, porca troia, invece è un capolavoro."
Apre la bocca per parlare, ma la zittisco:
"Tu sei un capolavoro."
Ci guardiamo. Vedo che lei è confusa e in imbarazzo, ma comunque lei è la prima a parlare.
"Ma non dire stronzate."
E sorride.
-Baciala, è il momento.-
Mi alzo dall'altalena e mi accovacciato davanti a lei.
Rimango in silenzio non sapendo come spiegarle i sentimenti che provo.
"Emh...Lucia io non so come dirtelo."
Con un metto sorriso mi risponde:
"Cosa?"
"Emh.." rido nervosamente:"Io emh.." mi blocco si nuovo e ci fissiamo per qualche istante finchè non prendo il coraggio e la bacio.
È un bacio a stampo, rapido e infantile.
"Ale no, cioè.."
Si alza e mi sento confuso.
-Forse non dovevo, forse non è il momento giusto o forse mi vede solo come un amico.-
"Perchè mi hai baciata."
Ride nervosa.
"Perchè ti amo."
Sono sincero. Sono in imbarazzo, ma sono sincero.
"Tu non puoi amarmi!"

Non so perchè dice questo.
Non si vede che la amo? Che tengo a lei più di qualsiasi altra persona al mondo?
Mi ferisce sapere che non vuole che io la ami.

"Perchè non dovrei?"
Si è allontanata leggermente da me.
"Perchè..."
Si mette la mano sulla fronte cercando di trovare una risposta.
"Perchè?" Le chiedo nuovamente.
"Io non posso piacerti." Dice lei confusa da tutto c'ho.
"E invece mi piaci."
"È impossibile, tu...tu non puoi volere una come me."
Mi metto a ridere per la sciocchezza che ha appena detto:"Lucia tu sei una persona fantastica."
"Io.."
"Ti prego spiegami.."
"Io non sono abbastanza per te."
"Ma tu mi basti." Ribatto deciso di ció che le ho detto.
Dal suo sguardo capisco che sta cercando di accettare che lei è perfetta così com'è.
Dico l'ultima cosa per convincerla:
"Tu sei l'unica persona per la quale mi sono lasciando andare e ho imparato ad amare. Tu sei tu e sei perfetta così."
Sorride e viene ad abbracciarmi.
"E se i tuoi amici non mi accettano?"
"Cambio amici."
"E se tuo padre non mi accetta?"
"Nemmeno il tuo mi accetta."
"E se.." la interrompo.
"Amore, amami."

AMORE AMAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora