Capitolo 20

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(Alessandro)
Scapperemo.

"Vado a casa."
Mi dice Lucia col sorriso.
Ci alziamo e la accompagno alla porta.
Fortunatamente mio padre se n'è andato.
Si è raccolta i capelli con una coda alta che le risalta le orecchie a sventola, ma a me piace anche così. Anzi potró scherzare su questa sua particolarità e quando lei si coprirà le orecchie, la abbraccerò e la bacerò come non ho mai fatto.
"Grazie per tutto Ale, ti voglio bene."
Mi abbraccia.

-Ti voglio bene.-

"Ti voglio bene anch'io."
Non l'ho mai detto se non ha lei, e solo a lei lo diró.
Quando sente la mia risposta le sue labbra carnose si aprono in un sorriso.
Per un istante mi manca un battito.
Ed è in quegli istanti che la testa non ragiona.
Le prendo con una mano il mento, lo alzo e la bacio tra il bordo delle labbra e la guancia.
È come per dirle:
-Ti amo, ma non posso. Peró ti amo.-

Tutta timida, con la testa bassa e con quel sorriso, si incammina verso casa. Ci metterà molto, ma ha detto che vuole camminare.

***

Mi distendo sul letto con una sigaretta tra le labbra ed io e la vocina nella mia mente iniziamo a discutere:
-La amo?-
-Sì, che la ami-
-E se lei non mi amasse?-
Non mi sono mai posto questi problemi, non avendo mai amato.
-Sì, che ti ama. Si vede che con te sta bene.-
-Non sono il tuo tipo.-

"Fanculo!" Urlo.
Siamo l'opposto, e come puó essere che la amo così tanto?

-Dovrai cambiare.-
Ci penso un attimo...
-Non cambierei per nessuno, ma per lei posso farlo.-

***
(Lucia)

Ieri sono stata con Ale ed è stato bellissimo, ma continua a martellarmi in testa la voce di Luca.
Ho una confusione incredibile.

-Chi amo?
Dovrei riprovarci con Luca o cominciare da capo con Alessandro?-

I miei pensieri si interrompono quando il mio telefono squilla.
"Pronto?"
"Ciao Lucia! Sono Caterina, questa sera esci?"
Ci penso un instante e decido di accettare.
"Perfetto a stasera, ti passo a prendere."
Scendo a cena.

"Stasera esco."
La cena sta passando in silenzio e lo interrompo per informarli.
"Stasera stai a casa."
"Perchè?!"
Inizio ad arrabbiarmi.
Sarà anche mio padre, ma non puó impedirmi di avere una vita.
"Sei già stata via ieri."
Mi alzo da tavola senza rispondere.
Mi chiudo in camera.
Dopo un paio di secondi sento la voce di mio padre fuori dalla porta.
"Tu, stasera, non esci!"
È più arrabbiato del solito, perchè vede che so benissimo farmi rispettare e non mi faró mai comandare da lui.
"Tanto esco comunque!"
Gli urlo e sento la chiave che gira nella serratura.
"Ora sei chiusa in camera, non puoi andare."
Sbarro gli occhi. Non puó essere. Sono scioccata e sempre più arrabbiata con lui.
Non puó trattarmi così.
Sbatto i pugni sulla porta ordinandogli di aprirmi.
"Devi capire, cara, che qui comando io." e sento i suoi passi che se ne vanno.
Urlo.
Ma dopo qualche minuto mi arrendo.

"Sono Caterina, lascia un messaggio in segreteria. Ciao."

-Che cazzo.-

*Biiip*
"Emh, Caterina stasera non posso. Ci sentiamo domani. Quando senti il messaggio scrivimi, grazie ciao."
Le lascio un messaggio in segreteria sperando che lo ascolti.

Ripenso a mio padre e alla scenata che ha appena fatto.
-Me ne vado.-
Ormai ho deciso e nessuno puó farmi cambiare idea.
Preparo la valigia mettendo poche cose.

***

Aspetto le 11.
Provo, in qualche modo, a rompere la serratura, ma senza successo.
Così ci penso un istante e...
"Pronto?"
"Ale?"
"Che succede?"
"Sono chiusa in camera, vieni ad aprirmi."
"Sei chiusa in camera? Perchè?"
"Dopo ti spiego, vieni ad aprirmi."
"E come faccio?"
"Entri dalla finestrella del bagno."
Sento che ci pensa un attimo.
"Arrivo."

Spegne la chiamata e aspetto.
Dopo 15 minuti il mio telefono squilla.
"Lucia sono dentro al tuo bagno, dov'è la tua stanza?"
"Sali le scale, giri a destra ed è l'ultima stanza a sinistra."
"Arrivo."
Spegne la telefonata e aspetto davanti alla porta.
Dopo poco sento una voce fuori dalla stanza:
"Lucia ci sei?"
"Sì, apri."
La serratura scatta ed io, prendendo il borsone, lo abbraccio:
"Grazie."
"Perchè eri chiusa a chiave?"
"Dopo ti spiego", lo prendo per un braccio e, facendo pianissimo, usciamo dalla casa.
Saliamo nella moto e usciamo dal mio quartiere.
Ale si ferma.
"Adesso mi spieghi."
Scendo dalla moto e lui fa altrettanto.
"Caterina mi ha chiesto di uscire, io ho accettato, ma mio padre non voleva, così mi ha chiuso in camera."
Alza gli occhi al cielo
"Lo sai che finirai nei guai con tuo padre, vero?"

-Perchè si preoccupa?-

"No, tanto me ne vado da qui."
Si acciglia:
"Cosa?! Ancora?! No, no. Tu rimani."
"Ale smettila."
Mi incammino a piedi, non manca tanto alla stazione dei treni.
Mi segue.
"Lucia intanto andiamo a casa mia."
Mi giro e gli rispondo:
"Non mi tratterrai ancora qui."
Si avvicina e mi tiene vicino a lui.
"Non puoi andartene, cazzo."
È arrabbiato per la mia decisione. Ma perchè? Perchè non vuole lasciarmi andare?
"Perchè? Cosa ho qui? Perchè dovrei rimanere!?"
Dico alzando la voce.
"Perchè puoi essere felice anche qui e poi io come farei?"
Mi fa ridere l'ultima frase, lui ce la fa benissimo anche senza di me:
"Stai scherzando?"
La sua espressione cambia in confusione:
"No che non scherzo. Tu sei parte della mia vita ora e non te ne puoi andare."
Mi sono rotta...ha un sacco di amici e puó avere tutte le ragazze che vuole.
"Mi dispiace."
Mi volto e mi incammino.
Lui rimane fermo lì, senza parlare.
Dopo pochi secondi urla:
"Lucia!"
Mi volto.
Ci guardiamo da lontando e continua:
"Vaffanculo!"
Il mio cuore si spezza.
Che cazzo ho fatto? Perchè l'ho fatto?
Ora capisco che ci teneva veramente.
Sono una stupida.
Con le lacrime agli occhi me ne vado.

AMORE AMAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora