Capitolo 35

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(Alessandro)

Penso subito alla locanda in cui sono stato prima di accettare il lavoro al collegio.
È tardi, ma spero vivamente che qualcuno ci apra.

Busso alla porta e suono al campanello.
La solita signora grassottella ci fa accomodare e ci da una stanza.
La stanza è più spaziosa della precedente, ma la sistemazione dei mobili è la stessa.
Lucia si distende sul morbido letto matrimoniale e, dopo essermi tolto le scarpe, la seguo.
Lucia è rannicchiata con le gambe al petto e sta guardando fuori dalla piccola finestra gli alberi mossi dal vento.
È pensierosa. Non so se è perchè ha paura di ciò che può succedere quando tutti scopriranno della nostra fuga o perché ha paura di fuggire.
Penso sia la prima opzione.
Aveva bisogno di libertà.

La abbraccio da dietro e le bacio la parte scoperta del collo.
La sento sorridere e subito si gira per guardarmi negli occhi.
Dio se è bella.
Quelle piccole lentiggini le illuminano il viso di gioia.
Quei lunghi capelli mossi profumano di vaniglia.
E quelle labbra.
"Lucia ti amo."
Ci baciamo appassionatamente e non possiamo fare a meno di fare l'amore.
La desidero più di qualsiasi altra cosa.

Il mattino seguente mi sveglio e la trovo abbracciata a me come se avesse paura di lasciarmi andare.
La sposto delicatamente e vado a prendere il telefono. Devo chiamare Francesco e Caterina. È da una vita che non li sento o li vedo.

"Pronto Ale!"
Mi risponde dopo due squilli Caterina.
"Hey. Come va lì?"
"Qui tutto bene! E voi? Come sta andando? Non ci hai più detto nulla! Come sta Lucia?"
"Troppe domande."
La curiosità di Caterina mi fa sorridere. Mi mancano.
In sottofondo sento la voce di Francesco che chiede se sono io al telefono.
"Comunque ce ne siamo andati dal collegio, ora siamo in una locanda, ma presto penso che torneremo...non saprei proprio dove andare."
Mi massaggio le tempie.
"Ve ne siete andati dal collegio? Scappati?"
"Si."
"Siete pazzi?!" Inizia ad urlare lei.
"Cosa hanno fatto?!" Sento dire da Francesco. "Dammi il telefono." Prosegue.
"Ale sono Francesco. Tu-sei-pazzo." Scandisce le parole.
"E cosa dovevamo fare?! Rimanere lì in eterno?"
"Il padre di Lucia ti farà arrestare e sappi che io non ti verrò a trovare...Cazzo, Ale, non puoi risolvere un problema creandone un altro!"
In effetti hanno ragione.
E ora che faccio?
Mi viene un'idea.
"Vi chiamo dopo."
Prendo l'agenda di Lucia e compio sul mio telefono il numero di sua madre.

"Pronto?"
"Salve signora...sono Alessandro...Alessandro i fidanzato di Lucia...sua figlia."
Balbetto.
"Ciao! Qualche problema?"
"Emh, si. Ho fatto un disastro e mi serve il suo aiuto."
Dopo averle spiegato cosa abbiamo fatto e dopo averla informata che non avevo minimamente pensato alle conseguenze, accetta di aiutarci.
"Grazie, grazie infinite signora."
"Trovo un volo prima possibile e arrivo."
Riattacca.
Prendo la giacca, bacio Lucia in fronte e corro in collegio.

Entro e, con piacere, noto che tutto è calmo...nessuno si è accorto della nostra assenza per ora.
Cerco Marcus che sta dormendo su una sedia.
Lo sveglio e gli spiego il piano.
Il piano consiste nel dire alla preside che Lucia sta male e quindu non andrà a lezione.
Più tardi la riporterò qui e, subito dopo, chiamerà la madre di Lucia per dire che la verrà a prendere per portarla a casa prima possibile.
Lui accetta. Lo ringrazio e ci scambiamo i numeri di telefono per rimanere in contatto.

La nostra fuga romantica non è durata molto, anzi è durata pochissimo, ma l'importante è andarsene da qui.

Sveglio Lucia e mi ricordo soltanto ora che oggi compie gli anni.
"Buongiorno, tanti auguri bellissima!"
Mi sorride e la bacio dolcemente.
"Lucia ti devo dire che..." e le spiego il piano e il perchè di questa decisione.
"Dovevamo scappare Ale..."
"Lo so, lo so...diciamo che, quella che faremo, sarà una fuga più...onesta."
Sorride, ma è comunque triste.
"Lucia non vorrei avere a che fare con tuo padre."
"Hai ragione." Dice piano interrompendomi.
"Non vorrei andare nei casini. Voglio veramente stare con te..."

Ci alziamo dal letto, prepariamo nuovamente la valigia e poco prima di uscire dalla stanza e pagare la vecchia signora mi squilla il telefono.
"Alessandro?"
La voce di Marcus è agitata.
"Dove cazzo siete?!"
"Stiamo per arrivare."
Dico con un tono calmo pensando di poter calmare anche il suo.
"Dovete-fare-presto. Molto presto..." Scandisce le parole e continua:"La preside non trova Lucia. Vuole chiamare il padre."
"Arriviamo. Non farle chiamare il padre."
Lucia confusa mi tira la manica cercando di farmi spostare l'attezione su di lei.
"Cosa c'è?!" Le rispondo urlando nervoso. Se chiama suo padre sono spacciato.
Si incupisce e ritrae il braccio dallo spavento.
Sussurrando mi chiede:"Hai...3 euro?"
Sbuffo.
Do i 3 euro dalla signora, prendo Lucia per un polso e la trascino velocemente fuori da qui.
Appena siamo fuori si lascia dalla mia presa con un colpo rapido.
"Ale! Che cazzo ti prende?!"
Urla massaggiandosi il polso con l'altra mano.
"Lucia dobbiamo fare presto! Vuole chiamare tuo padre!"
"Non urlarmi contro! E non farmi male..."
Le guardo il polso leggermente arrossato per la mia stretta.
Cerco di calmarmi.
Sono molto cambiato da quando c'è lei nella mia vita...ma devo ancora capire come controllare la rabbia e l'agitazione, la paura, l'ansia.
"Scusami tesoro. Ho solo...paura." Ammetto
"Paura che ti portino di nuovo via da me"
Mi abbraccia appoggiando la testa sul mio petto.
La bacio sulla testa e riprendiamo il cammino.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05, 2017 ⏰

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