Capitolo 13

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(Lucia)

Sto tornando a casa da Milano.
Mi era mancata la mia città e soprattutto mia mamma.
Tutto sommato è stata una bella "vacanza", anche se io e Luca abbiamo litigato.
Il pensiero di rivedere Rosa e i ragazzi dell'istituto, dove studio, mi mette tristezza.

Arriviamo a casa e Rosa ci viene incontro.

La odio.

Prendo la mia valigia e vado in camera.
Inizio a disfare i bagagli e accumulo i vestiti sporchi vicino al letto.
Il mio cellulare vibra in tasca. Sarà un messaggio.
Lo ignoro e mi avvio verso la lavanderia che si trova nel seminterrato.
Appena scendo la grande scalinata, vedo seduta sul divano Rosa e la informo che andró giù.
"Tuo padre è uscito." dice con la sua solita voce stridula e irritantw.

Suonano al campanello.
"È di sotto."
Dice Rosa.
-Chi mi vuole?- penso.
E vedo scendere dalle scale Alessandro.
Ho un colpo al cuore.
-Perchè è qui?-
Quando mio padre lo verrà a sapere mi ucciderà.
-Quanto è bello oggi?- dice la vocina nella mia testa.
Mi spunta un sorriso.

***
(Alessandro)

Non so cosa mi prende ma devo vederla.
Le mando un messaggio per sapere dov'è e come sta, ma non mi risponde.
Non la conosco, ma ho questa terribile voglia di vederla, di capire perchè questa notte ho fatto quel sogno.

È una sensazione strana, un misto tra felicità, eccitazione, spavento e ansia.

Suono al campanello ed esce quella donna con un vestito cortissimo.
Dopo un attimo di esitazione mi fa entrare e mi conduce da Lucia.
Scendo le scale che portano nel seminterrato e la vedo lì, con la sua imperfetta perfezione.
Si accorge di me e rimaniamo a fissarci per qualche istante.
Mi è mancato un battito.

-Cristo se è bella...-

Che mi sta succedendo?
È questo l'amore?
Senti questo quando ami qualcuno?
Non lo so...ma voglio rischiare.
Mi sorride e io mi avvicino.

-Che le dico?
Che scusa mi invento?-

"Hey che ci fai qui?" ha capito che deve iniziare lei il discorso.
"Volevo.." in attesa che il mio cervello metta insieme una bella scusa, mi avvicino ancora di più e intanti mi torturo i capelli con la mano.
"..volevo chiederti se ti andava di venire sullo skate...mi annoiavo da solo."

Mi sento un bambino impacciato.
È che voglio semplicemente conoscerla meglio.
Lei ha qualcosa di cui ho bisogno e devo scoprire cosa.

Dopo un attimo di esitazione, accetta.
Prende lo skate, che è nascosto dietro a scatoloni e oggetti vari, e andiamo al piano di sopra.
Ha una casa veramente grande ed elegante.

"Emh...Rosa io esco." dice con timore.
"Tuo papà lo sa?"
Chiede la donna con lo sguardo rivolto verso un catalogo.
"Eh, si." dice mentendo.

Non capisco chi è quella donna e nemmeno perchè lei le debba mentire.
Mi prende per un braccio e mi accompagna fuori di casa.

"Il tuo skate dov'è?" mi chiede guardandomi dritto negli occhi.
Ha gli occhi marroni, ma hanno una luce bellissima.
"È a casa...sono qui in moto."
Le presto il casco e corriamo verso casa.

Parcheggio nel garage e lei, dopo essersi tolta il casco, si guarda intorno incuriosita.
"Non è una casa molto grande." le dico vergognandomi.
Sorride.
Entriamo in casa ed inizia a perlustrarla ed esordisce dicendo:
"È carina!"
Mi fa sorridere questo suo modo di fare.
Vedo che va verso il salotto e guarda i film sopra al televisore.
È molto curiosa.
Ci sono tutti i film preferiti di mia madre: i gialli.
"Amo questi film."
Dice entusiasta.
Mi avvicino.
"Io non ne vado matto." mi guarda un po' delusa.
"In verità non amo i film." concludo.
Si sposta dalla televisione e si posiziona davanti a me.
"Cosa facciamo?" mi fissa negli occhi.
Mi sono innamorata dei suoi occhi.
"Beh, vieni in camera mia...ho lì lo skate."
Saliamo le scale e appena entra in camera vedo che rimane a bocca aperta.
Va dritta sui cd che ho nella libreria e inizia a guardarli interessata.
Sono sdraiato sul pavimento per prendere lo skate che è sotto al letto.
"Ti piace il rap?" mi chiede.
"Sì."
Rido per la domanda ovvia che mi ha posto.
Si siede sul mio letto e prende il suo telefono fra le mani.
"Hai mai ascoltato gli Urban Strangers?"
Mi alzo e mi siedo vicino a lei.
"Emh...no." mi sistemo il ciuffo.
"Senti..." mi porge il suo telefono e ascolto la canzone.
È un genere un po' strano, ma non è male.
"Figo." le dico ridandole il cellulare.
"Non sembri convinto." dice lei ridendo.
"È carina come canzone."
Sento qualcuno che sale le scale.
-Cazzo.-

***
(Lucia)

"Ale sei a casa?"
Alessandro spalanca gli occhi, come se questa donna non dovrebbe esserci in questo momento.
"Sì.." si tortuna i capelli, penso per il nervosismo.

***
(Alessandro)

Mia madre apre la porta e vedo subito che si stupisce di vedere una ragazza in camera mia.
"Oh scusate." è palesemente in imbarazzo, ma nonostante questo entra e si presenta a Lucia.
Lucia si alza dal letto e col suo meraviglioso sorriso le porge la mano.

"Beh..io vado in cucina." sorride a me e chiude la porta.
Mi passo la mano sul viso e sul ciuffo di capelli mossi.

"Tua mamma è bellissima." mi dice lei fissandomi con quei grandi occhioni marroni.
La guardo per un attimo negli occhi, ma non riesco a guardarli troppo a lungo.
È come se mi volessero rapire.

"Vi assomigliate molto." incalza lei.
"Per fortuna." rispondo pensando a mio padre.
"Perchè dici questo?"
Dice lei ridendo.
"Perchè se assomigliassi a mio padre sarei...orribile."

Non prende seriamente la mia affermazione e inizia a ridere.
Dopo un attimo di silenzio vengo preso dalla curiosità e le chiedo se lei assomiglia a suo padre o a sua madre.
"A mio papà." quel sorriso le si spegne nel volto, come se non accettasse questa cosa.
"Ma, scusa se te lo chiedo, chi è quella signora che abita con te? Da quello che ho capito non è tua mamma..."
"Quella bionda dici?" ride fissandomi negli occhi.
Sposto lo sguardo e sorridendo le dico di sì.
"È la compagnia di mio padre, la odio."
Fissa il vuoto.
"Prima abitavo a Milano, con mia mamma."
"E perchè ti sei trasferita qui invece di stare a Milano?"
Voglio sapere tutto di lei...non posso farne a meno.
Voglio scavare dentro di lei, per sapere chi è la vera lei.
"Mi ha promesso tante cose che mia mamma, a causa sua, non poteva e non può permettersi." il suo sguardo si fa sempre più triste.

Sorride con le labbra, ma ha lo sguardo perso.
Grida rabbia e dolore con gli occhi.

Non so cosa risponderle, lei capisce e continua il discorso.
Deglutisce e inizia a riparlare.
"Ma se per lui questa è la soluzione a tutti i suoi sbagli passati si sbaglia."
Si interrompe un attimo, forse per non scoppiare a piangere.
Sbatte velocemente le palpebre e guarda in alto per non far cadere le lacrime o per non vederle.

AMORE AMAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora