Capitolo 2

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(Alessandro)

Cosa faccio? Dove vado?

"Scappa come fai sempre!" sento urlare in lontananza e, senza una meta precisa, vado fuori in strada e inizio a correre per non sentire altre parole, per non ritornare indietro e urlargli contro quanti lo odio.
Che odio questa famiglia.
Che odio tutto.

Sei la rovina della famiglia.
Queste parole continuano a girarmi in testa.

***

Sono le 7 di sera.
È da più di un'ora che sono qui e ho fame.
Dove vado?
A casa non ci penso proprio, così chiamo Francesco e mi dirigo verso casa sua.

Mi apre la porta con un grande sorriso che fa sorridere, in un certo senso, anche me.

"I tuoi genitori sono in casa?" chiedo.
"Sono andati via."
Dopo un po' di silenzio per niente imbarazzante, mi chiede se ordiniamo una pizza e con un cenno del capo accetto e mi siedo sul divano.
"Allora Ale, cosa è successo questa volta?"
Sa già il perché di questo autoinvito, mi conosce troppo bene.

Abbasso il capo e scoppio a piangere dalla rabbia.
Non ho mai pianto davanti a nessuno, ma questa volta non riesco a trattenermi.
Inizio a raccontargli tutto, gli dico quanto odio mio padre e quanto vorrei che mi accettasse per quello che sono.
Mi sento sbagliato.

Francesco, appena finisco, rimane un po' a pensare, ma riesce solo ad elaborare un:
"Che stronzo!"
E successivamente:
"Come può trattarti così?"
"Lui vuole che io sia come Manuel."

Come dargli torto?

"Senza offesa, ma tuo fratello è noioso."
Accenna un sorriso.
Decido di terminare il discorso, non voglio sembrare patetico e debole.
"Ci guardiamo un film?"
Sollevato di non dover più consolarmi, Francesco si alza e inizia a perlustrare tutti i DVD che ha nello scaffale vicino alla vecchia televisione.
"Guardiamo questo, è un horror."
Non amo particolarmente quel genere, perché non mi fanno paura anzi, a volte mi fanno ridere, ma sembra così felice di avermi proposto quel film che decido di accontentarlo.
"Allora Ale questo film l'ho visto tantissime volte e ogni volta è sempre più bello, ti piacerà." dice tutto contento.
Io già con la pizza in mano, lo invito a fare in fretta e schiaccia play.

Dopo due ore finalmente il film finisce.
"Allora? Ti è piaciuto?"
"Direi di sì..." dico per non deluderlo.
"Ora vado a casa. Grazie per avermi ospitato." Francesco mi ferma e mi invita a dormire da lui.
"Poi domani mattina andiamo a prendere i libri a casa tua e andiamo a scuola."
"O la saltiamo." dico ridendo, ma con un filo di speranza.
Fortunatamente Francesco prende seriamente la mia proposta.
"Si può fare!"

Mi presta un pigiama e dopo aver buttato la testa sul cuscino della poltrona letto mi addormento di sasso.

***

"Ale svegliati, cazzo!"
Apro gli occhi di scatto.
"Cosa cazzo vuoi?"
Francesco mi risponde in modo calmo:
"Dobbiamo alzarci."
Senza controbattere mi tolgo il pigiama e mi rimetto i jeans del giorno prima, mentre la felpa gliela rubo dall'armadio.
Corriamo a prendere la moto di Francesco, mi presta un casco e in meno di due secondi partiamo a tutta velocità.

"Allora dove vogliamo andare?" mi chiede.
Optiamo per il Lago di Garda.
Così dopo due ore circa siamo lì.
Mentre Francesco parcheggia il motorino, io mi tolgo il casco e con la mano muovo velocemente i capelli per cercare di sistemarli un po'.

Andiamo in un bar per fare colazione anche se sono quasi le 10.
"Ale con la ragazza come va?"
"Quale ragazza?"
Lo guardo confuso.
"La sfigata in classe di Clara, quella che hai visto ieri fuori scuola."
Alzo la voce:
"Non la conosco, per cui va in nessun modo e non giudicarla, non sai chi sia!"
"Calmati, era per dire..."
Ci rimane male per la mia sfuriata, ma me ne importa poco: odio quando le persone prendono di mira altre.
Sei cattivo.
Tuo padre ti odia.
Voci andatevene via dal mio cervello!

"Oh Ale guarda quelle ragazze tedesche!"
Fortunatamente Francesco mi sveglia dai miei pensieri.
"Carine."
Riesco a dire, anche se in verità sono bellissime.
"Ma come fai a dire che sono solo Carine? Ci vedi?"
Dice ridendo.
Alzo le spalle e inizio a mangiare.

AMORE AMAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora