Capitolo 14

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Appena entriamo dentro l'enorme castello medioevale, ci accoglie una sala ricoperta di pietra e pannelli di legno, di fronte a noi un enorme finestrone da sul giardino, circondato dalla vegetazione. Sia alla mia destra che alla mia sinistra ci sono due camini fatti di pietra, circondati da enormi divani di pelle marrone, dove alcuni componenti del branco si stanno rilassando. Al centro della sala c'è un enorme tavolo di legno massiccio con una mappa di tutto il territorio scandinavo. Rimango affascinata per la bellezza di questo posto antico, Sven è riuscito a preservare molti oggetti antichi della sua epoca. Infatti elmi, spade, lance, scudi e asce sono appesi al muro. Anche gli stendardi della vecchia casata di Sven, raffiguranti un drago sono appesi alle pareti. Sono talmente stupefatta e non mi accorgo che stiamo andando verso un enorme scalinata laterale, dove ai suoi piedi c'è Sven appoggiato al corrimano. Appena poso lo sguardo su di lui, con i suoi capelli lunghi biondi e un po' di barbetta incolta sul viso sembra proprio un uomo di altri tempi. La mia lupa ulula felice della presenza del suo compagno, mentre il gigante biondo appena si accorge della nostra presenza ma, soprattutto della mia, irrigidisce la mascella. Sembra infastidito della mia presenza, siamo in due allora a non essere contenti di stare qui. <Benvenuti amici miei, adesso vi porteranno nelle vostre stanze a sistemarvi e dopo ci sarà una cena in vostro onore> ci dice il gigante biondo, anche se dovrei trovare un altro soprannome per lui visto che qui sono tutti giganti e biondi, a parte che Sven li supera tutti di qualche centimetro buono sia in altezza che di fisico. Dragos e altri tre guerrieri biondi avanzando verso le scale facendoci cenno di seguirli, in fila ordinata sorpassiamo Sven che resta impassibile e con lo sguardo perso nel vuoto. Anche se ha gli occhiali posso capire che ha la mente altrove e da come irrigidisce la mascella quando li passo accanto, sfiorandolo sento che percepisce l'energia che ci costringe a rimanere insieme e corruga ancora di più la fronte. Si sposta subito al contatto velato, e scappa via dirigendosi da qualche parte nel castello. Non riesco a capire perché mi evita come la peste, e questo me lo fa odiare ancora di più. Sospiro esasperata e seguo gli altri su per le scale, svoltiamo a destra in un lungo corridoio, alla sinistra ci sono grandi finestre che fanno da parete e si vede il bosco che circonda la casa. Dragos si ferma vicino alla prima porta a destra< Astrid questa è la tua camera, la chiave non c'è mi dispiace ma nel tuo bagno privato l'abbiamo messa.> mi dice aprendo la porta e scostandosi per farmi entrare <Grazie> gli dico mentre entro e i miei occhi si spalancano meravigliati. La stanza è molto spaziosa, il pavimento come i mobili sono in legno chiaro mentre le pareti sono di roccia. A destra c'è un letto a baldacchino con pellicce che fanno da coperta, a sinistra c'è un caminetto accesso e vicino, una porta che sarà il bagno e un armadio che può contenere tutto il mio guardaroba. Proprio di fronte c'è una grande portafinestra che si affaccia su un balcone. <La cena verrà servita alle 8, ti passo a chiamare> mi dice Dragos chiudendo la porta della mia stanza e lasciandomi contemplare liberamente la mia stanza. Penso che potrei innamorarmi di questa camera. Decido di sistemare le poche cose che ho portato nell'armadio,mentre con la mente ripenso a Sven e alla sua reazione al nostro contatto. Anche se non lo voglio ammettere, ci sono rimasta male per il suo rifiuto perché infondo speravo di ripetere la magia che era successa quella notte alla festa di Ostara. Mi spoglio e vado in bagno a fare una doccia veloce, il bagno è spettacolare come la stanza, fatto tutto di legno chiaro, persino la vasca. Finita la doccia, mi asciugo velocemente e con un asciugamano che mi ricopre a malapena il corpo esco per cercare qualcosa da mettere per sta sera. <Astrid!> esclama Sven entrando senza bussare e facendomi prendere un colpo per lo spavento. <Maledizione Sven! Sei impazzito? Dovresti bussare prima di entrare!> lo sgrido stringendomi al petto l'asciugamano. Irrigidisce la mascella e prende una grossa boccata d'aria, si volta di scatto nella mia direzione. <Mettiamo le cose in chiaro questa è casa mia, quindi entro senza bussare quando voglio> mi dice avvicinandosi pericolosamente. Indietreggio ma, vado a sbattere contro l'armadio. <Ti sei appena fatta la doccia?> mi chiede mentre si spinge più vicino e mi intrappola con le sue braccia. Respiro in modo irregolare, mentre le guance mi vanno a fuoco e l'unica barriera che ho è un insulso asciugamano. <Si, ho appena finito> gli dico e mi sento impotente con lui, che mi sovrasta e mi circonda, escludendoci dal resto del mondo. <E hai solo l'asciugamano addosso?> mi chiede passano domi una mano sulla spalla nuda e l'altro braccio mi circonda la vita attirandomi a se, facendomi scontrare con il suo petto marmoreo. <Si, hai solo asciugamano che ci divide piccola> si risponde da solo perché io non sarei mai riuscita a rispondere, troppo impegnata a scrutare ogni centimetro del suo viso bellissimo. Avvicina il suo viso al mio, le nostre bocche sono separate da un soffio d'aria. Trattengo il fiato ma, non riesco a resistere alla tentazione di accarezzare il suo viso con le mani e affondare dentro quei capelli biondi selvaggi. Si lascia sfuggire un ringhio mentre serra la mandibola. <Non dovevi venire qui, è troppo pericoloso> mi dice sussurrando, non ho neanche il tempo di risponderli per le rime che mi bacia selvaggiamente e poi se ne va veloce come è venuto. Mi appoggio all'armadio con il fiatone, non riesco a spiegarmi perché con lui mi sento così debole e pronta a lasciarmi andare ma, dopo il suo comportamento scostante mi fa incazzare e innervosire come nessuno prima. Resto immobile mentre sfioro con una mano le labbra gonfie per il bacio selvaggio, assaporando ancora il suo sapore di maschio misto muschio selvatico. Vorrei riuscire a togliermelo dai pensieri ma, è troppo difficile e ogni cosa che mi passa per il cervello l'associo a lui. <Maledizione!> borbotto togliendomi l'asciugamano con una scatto e mettendomi l'unico vestito bianco, stile impero, che mia madre mi ha obbligato a portare. Esco dal balcone e salto giù, atterrando all'interno della vegetazione con il vestito che si alza per il lieve venticello. Espiro l'aria fresca e rilasso le spalle. Come primo giorno è stato uno schifo e non è ancora finito. Penso rassegnata all'eventualità che si trasformi in uno schifo ancora più grosso.

My Alpha 2 : Inside the iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora