Capitolo 33

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Astrid

Continuo a fissare un punto indefinito nel muro di legno marcio di fronte a me, sono accasciata per terra senza che il mio corpo risponda a qualsiasi movimento. Ansgar non mi ha mai toccata, a parte per infliggermi una tortura dietro l'altra, la prima volta dopo che mi ha denudata e sono svenuta, mi sono risvegliata mentre si toccava e guardava il mio corpo. Ogni volta è la stessa cosa, aspetta giusto il tempo che mi risvegli per venire a torturarmi, per poi quando sto per collassare si cala i pantaloni e si tocca, guardandomi con una lussuria selvaggia che mi fa tremare di terrore prima che svenga. Non so quanto tempo sia passato da quando sono qui, suppongo due o tre giorni, anche se mi sembra un'eternità. Stranamente non si è ancora fatto vedere, cerco di rilassarmi per quanto possibile in questa situazione disastrosa, cercando di recuperare un minimo di energie per fuggire. Ormai ho perso la speranza che qualcuno venga a salvarmi, è inutile che ci pensi per stare ancora più male, quando devo concentrarmi per trovare il momento giusto per scappare. Ma sembra che non arrivi mai. Sospiro stremata e questo mi causa una fitta sul torace dove passa una striscia tra i miei seni ancora sanguinante. Il mio corpo è ricoperto da cicatrici argentate, dove in superficie c'è l'argento che mi versa ogni volta per farmi bruciare la carne viva, ma sembra che il mio corpo sia diventato immune al liquido a furia di versarmelo addosso. Infatti, anche se brucia ancora da cani, non mi causa infezioni e non tiene la ferita aperta come sperava il mio aguzzino. Un tonfo sordo fa scattare la mia testa in direzione della porta mentre un vociare concitato si avvicina sempre di più, le voci che sento sono ovattate visto che prima Ansgar mi ha fatto sbattere forte la testa sul pavimento. Cerco di prepararmi mentalmente alle torture che subirò appena varcherà la soglia quel mostro. Quando la porta si apre vedo la figura simile a quella del mio compagno solo che ha gli occhi sbarrati dall'orrore. <Per tutti gli dei Astrid, come ti ha conciata quel bastardo!> esclama Ansgar mentre si avvicina a me, cerco di indietreggiare il più possibile, ma senza successo. <Non ti avvicinare!> riesco a dire con voce rabbiosa. L'uomo si ferma sorpreso della mia irriverenza <Astrid, non mi riconosci?> mi chiede con il viso contorto dal dolore. <Si, sei Ansgar. Ora smettila di scherzare e inizia pure, tanto non griderò mai!> gli dico guardandolo in cagnesco. <Maledizione, sono Sven!> mi urla contro mi si avvicina <Non prendermi in giro, nessuno verrà a salvarmi!> gli dico non credendo alle parole di quell'uomo così simile al mio compagno. <Sven, l'hai trovata? Porca miseria Astri!!> si affaccia mio padre alla porta, con la faccia sconvolta appena appoggia lo sguardo sul mio corpo martoriato. Mio padre? Diamine, allora forse è veramente Sven. <Sven sei veramente tu?> gli chiedo con voce rotta mentre alcune lacrime scendono, solcandomi il viso. <Si, piccola> mi dice mentre i lineamenti del viso si addolciscono. <Pensavo che non mi avreste mai cercata> gli dico mentre singhiozzo. Sven mi si avvicina e mi abbraccia, cercando di non farmi male anche se gemo dal dolore che sento. <Io lo uccido quel bastardo!> esclama con voce rabbiosa mentre si sfila la sua giacca e cerca di coprirmi alla bel e meglio. <Darden metti in moto la macchina e controlla che non ci sia nessuno> gli ordina Sven mentre sussurra delle parole in una lingua antica. Mio padre esce dalla stanza, anche se si vedeva dal suo viso che era furioso e voleva occuparsi di me, ma decide saggiamente di lasciarlo fare al mio compagno. Le catene si spezzano, grazie alla magia di Sven, mi solleva dal pavimento delicatamente mentre il mio corpo si affloscia su se stesso. Mi porta fuori dalla stanza delle torture e mi appoggia nel sedile posteriore della macchina. Lascia un bacio delicato sulla mia fronte e accarezza il mio viso, asciugando gli ultimi rimasugli di lacrime. <Ti giuro che gliela farò pagare!> mi dice con sguardo serio prima di richiudere la portiera e mettersi sul sedile anteriore del passeggere. Mio padre guarda il mio corpo con sguardo cupo mentre stringe il volante, facendo sbiancare le nocche. Mette in moto la macchina mentre la mia testa diventa pesante e le palpebre lentamente mi si chiudono, ma sento ancora la voce del mio compagno che probabilmente sta parlando al telefono. <Cory, si l'abbiamo trovata. Dillo agli altri. Si, la stiamo portando a casa. Quindi mi stavano cercando tutti! Anche se avrei dovuto saperlo, non riuscivo a ragionare e la speranza andava via pezzo per pezzo, ogni volta che mi infliggeva una nuova tortura. Una lacrima solitaria mi scende e con la consapevolezza di essere amata chiudo gli occhi, cercando di dormire.

Sven

Non riesco ancora credere hai miei occhi che ho trovato la mia amata compagna. Stiamo ritornando finalmente a casa, dopo due giorni infernali a cercarla per tutta la Svezia. Anche se avevo una minima idea su dove trovarla è stato comunque difficile, visto che il nervosismo e la paura ci faceva litigare come matti senza concludere niente. Il tragitto sembra breve, anche perché Darden sta schiacciando sull'acceleratore come un matto, capisco il suo stato d'animo, anch'io voglio arrivare il più presto possibile a casa per far curare la mia piccolina. Darden sgomma sullo sterrato del parcheggio della mia proprietà, scendo dalla macchina quando ancora è in movimento e prendo Astrid che si è addormentata. La porto nella nostra stanza mentre ordino a gran voce di chiamare il medico del branco, stendo il suo corpo inerme sulle soffici coperte del nostro letto mentre la fisso. E' dimagrita un casino e il suo corpo è ricoperto di strane cicatrici argentate, provo a sforarne una ma ritraggo subito la mano bruciante. Per tutti gli dei è argento! Porca merda, io ammazzo il mio sosia malvagio con tutte le torture immaginabili. Guardo il suo viso corrucciato, incorniciato dai capelli neri a caschetto. Il medico fa irruzione nella stanza seguito dai miei amici e appena vedono il corpo martoriato di Astrid strabuzzano gli occhi. Mi allontano quel tanto che basta per lasciar vistare la mia compagna e intanto volgo lo sguardo alle persone che si sono riunite al suo capezzale. Cory piange sommessamente, sorretta dal suo compagno che cerca di darle forza, anche se gli occhi viola di Darden sono umidi. Jaxon stringe con forza la mano di Cory e lascia che le lacrime solcano il suo viso senza vergognarsene. Anch'io vorrei avere il suo coraggio, sento un groppo in gola, ma sono stato abituato per millenni a reprimere le mie emozioni e solo con Astrid sono riuscito ad esternarle, anche se non le ho ancora detto che la amo. Maggie e Alannah piangono come fontane e si stringono ai loro compagni, cercando di prendere un po' di forza da loro. Storm fissa il vuoto con i pugni serrati e la mascella contratta per la furia ceca che vedo nei suoi occhi. <Sembra stia bene, a parte una leggera commozione celebrale, ho controllato se avesse subito una violenza, ma non è successo fortunatamente. Quello che non riesco a capire, però, è come hanno fatto le ferite a rimarginarsi con l'argento all'interno> mi dice il medico quando ha finito di visitarla. Inizio a respirare, non mi ero reso conto di trattenere il respiro, le spalle si rilassano e mi siedo sul letto mentre stringo la mano alla mia compagna. Tutti si rilassano visibilmente mentre le donne si asciugano gli occhi e il dottore ci lascia da soli. Sono così sollevato che non abbia, almeno, abusato di lei. Diamine se no gli avrei strappato le palle e fatte ingoiare a quel bastardo. <Molto probabilmente è diventata immune all'argento> mi riporta alla realtà la voce di Cory. <Già, ma guarda come ha ridotto il suo corpo> gracchia la voce di Jaxon. Guardo attentamente il corpo di Astrid, mentre un raggio lunare filtra dalle finestre aperte illuminando il copro e le cicatrici argentate lo rimandano su tutta la stanza, facendo illuminare il suo corpo di una luce sovrannaturale. Resto incantato a vedere il magnifico corpo rilucente di Astrid come tutti gli altri, sembra una dea. Gli altri escono per andare a riposarsi finalmente e tirare un sospiro di sollievo. Mi sdraio accanto alla mia compagna e guardandola un ultima volta mi addormento profondamente.


My Alpha 2 : Inside the iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora