Capitolo 17

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Sven

Mi trovo in una radura, il sole è appena calato dietro le montagne svedesi e intorno a me infuria una battaglia sanguinaria tra i Vargulfr e Berserker contro degli individui senza volto e forma. Assisto allo scontro senza farne parte, vedo Ruven e Maggie combattere spalla contro spalla, con ferocia e ricoperti di sangue non loro. Al centro della battaglia c'è Astrid come protagonista indiscussa, con la sua chioma color mogano e gli occhi viola che lanciano scintille omicide verso i suoi avversari che l'accerchiano. Brandisce due spade con scioltezza, come se fossero un prolungamento delle braccia. Sul terreno ci sono parecchi cadaveri squartati, e la maggior parte sono dei nostri. Astrid sta combattendo contro tre uomini senza volto, ma non si accorge che da dietro ne stanno arrivando altri due, riesco a riconoscerne uno, sono io, con il viso distorto dalla rabbia e il corpo ricoperto di squarci mortali ma, sono ancora vivo. La colpisco di spalle, con una lancia che le squarcia il petto, proprio dove batte il cuore. Urla silenziosamente e con il viso distorto dal dolore si gira verso il suo assassino. Quando vede che sono stato io, il suo viso bellissimo diventa ancora più pallido e dalla bocca le esce un rivolo di sangue. Ha gli occhi sbarrati mentre mi guarda, io ricambio con un occhiata impassibile come se non avessi nessuna emozione. Estraggo la lancia dal suo petto, mentre delle lacrime silenziose rigano il volto della mia amata compagna.

Mi sveglio in un bagno di sudore freddo, mentre l'immagine di Astrid morente ai miei piedi è ancora vivida. Ho continuato a fare questo maledetto sogno da troppo tempo, lo stesso ogni notte e da quando sono ritornato in Svezia si sono aggiunte delle parti. Più vado avanti, più mi sembra vivido e reale. Come se dovesse capitare da un momento all'altro e questo non lo posso accettare. Mi alzo dal letto barcollando fino al bagno dove mi butto sotto il getto della doccia gelato. Mi riprendo all'istante, ma la sensazione di sistemare al più presto questo casino si intensifica. Come un ombra nella notte mi metto a vagare per i corridoi del castello, senza neanche accorgermene arrivo davanti alla porta di Astrid. Avvicino la testa alla porta, sicuro di sentire il suo respiro pacifico mentre dorme ma, non sento niente. Non rischio neanche di aprire la porta perché tanto so che lei non c'è. Dove diavolo è andata a finire quella donna? Seguo la scia del suo profumo, anche se debole però c'è, esco dal castello e lascio che la mia parte selvaggia prenda il sopravvento. Mi trasformo nel mio lupo dal manto bianco e gli occhi di ghiaccio. Per fortuna nella mia forma animale, riesco a vedere grazie ad un dono di Odino. Segue le tracce che mi portano alla quercia sacra. Questo è il posto dove il noai'de,, con l'aiuto di un tamburello e delle piantine che si bruciano riesce ad andare in trance facendo viaggi astrali e parlare con gli dei dell'Asgardr. In teoria, dovrei essere io a farlo, ma non riesco ancora ad accettarlo. E' già tanto che mi sono rassegnato ad essere cieco nella mia forma umana. Guardo Astrid accucciata ai piedi della quercia, mi avvicino piano e senza fare rumore. Anche in forma di lupo è bellissima, con il suo manto nero che si confonde con la notte e anche se sono chiusi, adoro i suoi occhi viola in ogni sfumatura. Vorrei tanto essere un normale licantropo, e stare con la mia compagna. Però, ogni volta che mi avvicino troppo ad Astrid come oggi pomeriggio, gli incubi dei miei sogni iniziano a perseguitarmi. Facendomi fare e dire cose contro la mia volontà, ferendola ogni volta. Mi si spezza il cuore, quando sento il tono della sua voce tremolante, anche se riesce a mascherarlo bene con la rabbia ma ormai, ho imparato a riconoscere ogni sfumatura della sua voce. Le lecco il muso e scappo via, anche se non so dove andare.

Ho vagato per tutta la notte nella foresta, ora sto guardando il sole che spunta da dietro le montagne. Mi è sempre piaciuto guardare l'alba, visto che con i miei occhi umani non riesco, approfitto sempre di guardarla quando sono un lupo. Purtroppo, Odino mi ha concesso di trasformarmi e di poter vedere con i miei occhi solo di notte. Quindi questi sono gli ultimi momenti che posso vedere, prima di ritornare a vedere solo il buio. Sento già che mi sto per trasformare, passano pochi minuti e il mio mondo è ritornato oscuro. Sospiro sconfitto e a passo lento ritorno al castello, anche se non mi sembra più di appartenere a questo posto. Vorrei solo isolarmi nella mia casa, lontano dal branco, ai piedi dei monti svedesi circondata dalla foresta e con un laghetto a pochi passi dall'abitazione. E' molto modesta ma, per me basta e avanza. Però non posso, visto che la mia responsabilità di Alpha la posso passare solo ai miei figli. Mi viene da ridere perché io non gli avrò mai, visto che continuo a respingere la mia compagna. Per colpa di questa "benedizione" secondo gli dei, ma per me è una maledizione che mi porterà alla pazzia. Arrivo in cucina, tutto tace forse perché saranno appena le sei. Con fatica cerco di prepararmi un caffè, alla fine dopo molte imprecazioni c'è la faccio. Sento qualcuno ridermi alle spalle < Lo sai che siamo pieni di servitori che ti possono preparare un caffè, senza combinare disastri?> mi dice Dragos mentre ride, non mi ero neanche accorto che mi stava guardando, talmente ero preso a farmi un dannato caffè. <Riesco benissimo ad arrangiarmi da solo> gli rispondo in tono burbero, mentre sorseggio il mio caffè, salato. Maledizione! Senza farli capire che per poco vomito, visto la mia trovata di prepararmelo da solo. Mi dirigo verso il lavandino e sputo tutto. Che schifo! <Amico, non hai dormito neanche sta notte?> mi chiede mentre ride ancora. <Già> gli rispondo mogio, lui è l'unico che sa delle mie "visioni" che mi perseguitano di notte. <Lo sai come la penso ma, te lo ripeto. Visto che magari per una buona volta ti entra dentro a quella testa dura che ti ritrovi> mi dice serio, mentre io alzo gli occhi al cielo, proprio lui, che se possibile è ancora più testardo di me. <Dovresti andare dalle sacerdotesse della foresta, loro ti potranno dare una mano di sicuro> mi dice con tono troppo serio e per la prima volta, prendo veramente in considerazione di andare da quelle vecchie decrepite. <Forse hai ragione, e prima ci vado prima riuscirò a capirci qualcosa e soprattutto a controllare il mio potere.> gli dico, ormai sicuro di andare dalle sacerdotesse. Le seidkona, meglio conosciute come sacerdotesse della foresta, vivono in un tempio chiamato Hof, immerso nella foresta e nascosto dalla magia all'occhio umano. Svolgono una vita di clausura e solo in casi eccezionali escono dal loro tempio. Loro provengono da una stirpe di maghe, create dalla dea Freyja millenni fa. Sono le massime esperte per quanto riguarda la magia sia della terra che quella che proviene all'interno del nostro corpo. Sanno tutti i riti, anche quelli che si sono persi nel tempo. <Ben detto fratello, forza alza quelle chiappe che partiamo oggi> mi dice dandomi una spallata. <No, vado da solo> gli dico burbero e anche perché non riuscirei a sopportare la sua parlantina per tutto il viaggio. <Non ci pensare neanche, io vengo con te> mi dice e sparisce. Sbuffo esasperato, e facendomi un appunto mentale di prendere lo scotch per tappare quella maledetta boccaccia che si ritrova. Mi alzo anch'io e vado a prepararmi per questo viaggio, anche se avrei preferito evitarlo.

My Alpha 2 : Inside the iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora