Capitolo 15

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Gironzolo per il bosco, seguendo delle tracce di animali e mi spingo sempre più all'interno della vegetazione. Ormai il sole ha lasciato il posto alla luna che splende alta nel cielo, rischiarando il mio cammino. La brezza leggera mi alza il vestito di qualche centimetro sopra il terreno e muove i miei capelli. Chiudo gli occhi e respiro l'odore di pino e terreno che mi inebria i sensi, rilassandomi completamente. Qui, mi sento bene con me stessa e con quello che mi circonda. Mi sento a casa, anche se il suo Alpha non mi vuole e me l'ha fatto capire bene prima. Solo a ripensarci mi innervosisco e senza accorgermene aumento l'andatura fino a trovarmi in una chiazza di prato con al centro una quercia che supererà i cent'anni di età. Noto un ombra che si aggira vicino all'albero, mi precipito a nascondermi dietro un cespuglio cercando di farmi piccola. L'ombra esce allo scoperto facendosi illuminare dai raggi lunari, trattengo il fiato quando scopro che è Sven. Lo vedo irrequieto, si sposta nervosamente mentre un ombra di stanchezza e preoccupazione gli oscura il viso e gli occhi. Per la prima volta lo vedo senza quelle lenti scure, rimango affascinata dalla sua figura imponente ma, che si muove con grazia da predatore. Sono attratta da lui, vorrei abbracciarlo e chiederli cosa lo tormenta tanto, ma andrebbe contro ogni logica. Visto che lo odio e dovrei riderci su, per le sue disgrazie ma, in realtà vorrei solo consolarlo e aiutarlo. Mi fa incazzare questa strana voglia di rassicurarlo, non mi capisco, forse sono anch'io una contraddizione vivente come Sven. Lo vedo che appoggia una mano sul tronco della quercia, con il viso chino mentre i capelli lo ricoprono e nascondono alla mia vista. Pronuncia delle parola, come una litania in una lingua a me sconosciuta. Sembra molto antica, ma sono parole dal sapore agrodolce come se fosse una supplica agli dei per salvare l'amata in procinto di morire. Mi colpiscono direttamente al cuore con una potenza inaudita, che lo fa quasi scoppiare dentro la cassa toracica. Anche se non le capisco, mi colpiscono talmente nel profondo che una lacrima mi sfugge senza il mio permesso. Senza rendermene conto mi avvicino a lui, come richiamata dalla forza di quelle parole supplicate. Si accorge subito della mia presenza e irrigidisce la schiena, ma continua con la sua litania mentre io piango per lui e per il suo dolore. Lo guardo, ma vorrei solo avvicinarmi di più e abbracciarlo. Anche se gli sono vicina tra di noi c'è un muro invisibile che ci divide ed è lui ad averlo costruito. Ora non sono neanche più sicura di odiare il fatto di avere un compagno, se Madre Luna ha scelto lui per me, vuol dire che ci sarà una ragione. Per lui sono disposta ad accantonare il mio odio e, soprattutto, il mio orgoglio di vivere da sola con me stessa senza nessun altro. Quando prendo coraggio e gli appoggio delicatamente una mano sulla spalla, lo sento irrigidirsi e il suo sguardo si posa su di me. Per la prima volta vedo i suoi occhi, sono più freddi del ghiaccio e sono talmente chiari che risultano quasi bianchi. Sbarro gli occhi sorpresa, allora è vero quello che dicono in giro. Sven è veramente cieco. Non si direbbe da come cammina sicuro di sé, senza nessuna esitazione che lo tradisce. Smette subito con la sua litania, e mi guarda con quegli occhi pieni di suppliche mai ascoltate e di terrore. Si rialza in tutta la sua altezza e mi guarda dall'alto mentre la mia mano scivola via dalla sua spalla, ormai troppo alta per poterla raggiungere. Non riesco a parlare, talmente il suo sguardo è intenso. Solo una cosa posso fare, per farli capire che ci sono per lui. Mi butto su di lui e lo abbraccio forte, immergendo il mio viso nei sui pettorali duri come l'acciaio e assaporando io suo odore afrodisiaco. Sven si irrigidisce preso in contropiede e sicuramente non aspettandosi da parte mia questo gesto, visto che fin dal principio gli ho fatto credere di odiarlo. Alla fina si lascia andare, mi avvolge con le sue braccia muscolose e immergendo il viso nell'incavo del mio collo. Restiamo in quella posizione per minuti e la mia voglia di staccarmi da lui è pari a zero. Tra le sue braccia mi sento a casa, al sicuro e protetta. Spero che con questo gesto capisca che lo voglio nella mia vita, come compagno. Si stacca da me solo il necessario per spostare il suo viso ma, soprattutto la sua bocca a pochi centimetri dalla mia. Aspetto in estasi che mi baci ma, non si decide e allora prendo l'iniziativa e appoggia la mia bocca alla sua. Sento subito delle scariche di energia che passano tra i nostri corpi, mentre il bacio si fa più selvaggio e pieno di bisogno l'uno dell'altra. Cerco di comunicarli con quel bacio tutta la paura e il bisogno che ho di lui. Immergo le mani nei suoi capelli setosi, mentre lui mi stringe di più a sé, come se vuole comunicarmi che ha bisogno di me e non vuole perdermi per nessun motivo. Ci stacchiamo per prendere fiato mentre ci fissiamo per interminabili minuti. <Astrid...io...> inizia a parlare Sven con la voce ancora più roca ma, viene interrotto da un urlo vicino al castello. Alza il viso concentrato e lo stesso faccio io individuando facilmente il punto in cui è accaduto. Ci stacchiamo di fretta dal nostro abbraccio ma, desiderosi di avere un contatto ci prendiamo per mano, la sua grande e calda e la mia piccola e fredda. Corriamo nel bosco con passo sicuro e pronti per trasformarci in lupo. Appena usciamo dal bosco Dragos ci viene incontro e con lo sguardo pieno di stupore nel vedere le nostre mani intrecciate. <Cos'è successo?> gli chiede Sven con tono autoritario. <Un'altra sparizione ma, questa volta c'è stato un testimone>lo aggiorna Dragos con un accenno di ghigno. <Bene, adesso dov'è?> gli chiede con sicurezza mentre io lo ammiro per la sua compostezza e capacità di fare l'Alpha. Io non ne sarei capace, per questo ho lasciato il posto a mio fratello, io sono uno spirito libero e avere troppi obblighi mi avrebbe reso infelice e mi avrebbe fatto credere di essere rinchiusa in una gabbia.<E' in cucina con Storm e Jaxon> gli dice Dragos mentre ci incamminiamo in quella direzione. <Chi è sparito?> gli chiedo preoccupata. Dragos si ferma e guarda Sven comunicandoli qualcosa per via mentale e il biondo sgrana gli occhi stringendo di più la mia mano. Sven li fa cenno di comunicarmelo, mentre lui si volta a guardarmi con il viso rigato dalla preoccupazione. Li guardo confusa senza capire, ma quando Dragos pronuncia quel nome il mio mondo crolla. <E' sparito Marcus, mentre i gemelli erano fuori a fare una passeggiata.> mi dice mentre io mi fermo e inizio a respirare a fatica e una fitta al cuore mi colpisce, probabilmente divento bianca come un cadavere mentre la mia vista si fa sfocata e inizio a barcollare. <Astrid, stai bene? Piccola?> mi chiede Sven avvolgendomi tra le sue braccia, preoccupato visto che non gli rispondo. Appena sento il suo profumo, mi concentro su quello e piano, piano mi calmo e riprendo il controllo di me stessa. Purtroppo non riesco a controllare le lacrime che mi rigano il viso mentre mi stacco da lui. <Sto bene, andiamo> gli dico asciugandomi ilo viso. Dragos procede davanti a noi, mentre Sven mi blocca e mi fa girare nella sua direzione. <Vedrai che riusciremo a salvarlo, sta tranquilla> mi dice con sicurezza mentre mi bacia sulle labbra. <Lo so, e appena prendo quello che lo ha rapito gli sfracello il cranio> gli dico ringhiando mentre la rabbia prende il posto della tristezza. Lui annuisce <Brava, così ti voglio bimba> mi dice, prima di seguire Dragos dentro. Giuro su tutti gli dei esistenti che me la pagherà chiunque sia ad aver rapito il mio amico Marcus e fratello non di sangue. Chiunque sia la mia vendetta sarà spietata e crudele come quell'essere che ha avuto il coraggio di prendere un membro della mia famiglia. Questa è una promessa.

My Alpha 2 : Inside the iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora