Capitolo 32

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ATTENZIONE. Questo capitolo contiene scene forti.


Mi risveglio in un locale angusto e buio, ad illuminarlo c'è solo un piccolo focolare che scoppietta indisturbato. Mi guardo attorno, cercando di capire dove mi trovi mentre le ultime immagini che mi hanno accompagnato prima di svenire mi affollano la mente, in un tripudio di orrore. Il mio corpo viene scosso da brividi di terrore per la situazione in cui mi sono cacciata con le mie stesse mani, vorrei prendermi a pugni per quanto sono stata stupida. Non sono riuscita a ragionare lucidamente in quel momento, sapendo che il mio compagno e la mia famiglia era in pericolo. Mi sento soffocare talmente è piccola e lurida questa stanza e non mi meraviglierei se in un angolo al buio ci fosse qualche carcassa di topo morto. Provo ad alzarmi sulle gambe malferme, diavolo mi hanno dato una botta bella secca in testa per essere così distrutta, ma solo in quel momento mi accorgo delle spesse catene di argento sul collo, polsi e caviglie che fanno sfrigolare la mia pelle ultra sensibile. Digrigno i denti per il dolore, immaginando di ritornare a qualche minuto fa, quando la mia mente non era ancora del tutto connessa. Cado di botto col culo per terra, maledicendo il mio corpo così debole da non reggere neanche il mio stesso peso e proprio in quel momento sento dei passi avvicinarsi alla porta. Fingo di essere ancora svenuta, cercando di regolarizzare il respiro e il martellante battito del mio cuore. Sento lo scatto di un lucchetto e la porta aprirsi con un cigolio sinistro, dei passi pesanti si fanno sempre più vicino mentre il mio corpo è in tensione continua per la posizione innaturale in cui l'ho costretto. <Non cercare di far finta di essere ancora svenuta, ho sentito il fracasso che hai fatto pochi minuti fa, bambola> mi dice la voce più odiosa del mondo ad un palmo dal mio viso, sentendo il suo alito fetido sulla mia bocca che mi fa arricciare istintivamente il naso. Ormai rassegnata all'idea che mi abbia scoperto apro i miei occhi, ritrovandomi davanti degli occhi azzurri quasi identici al mio compagno, lo avrei scambiato per lui se non fosse per la scintilla maligna che gli illumina quegli occhi. <Ansgar> gli dico guardandolo determinata negli occhi, senza fargli capire che ho una paura fottuta di ritrovarmi inerme nelle sue mani. <Ben sveglia bambola> mi dice stampandosi un sorriso pieno di malizia malvagia, si rialza in tutta la sua statura, sovrastandomi mentre va in direzione del camino. <Bene, iniziamo a giocare un po' con te> mi dice pregustando un idea malsana che gli illumina gli occhi di pura malvagità. Inizio ad agitarmi con le catene che fanno un cigolio orribile, mentre un sudore freddo imperla la mia pelle rendendola ancora più pallida di un fantasma. Quando prende un tizzone ardente, che prima mi era completamente sfuggito, i miei occhi escono fuori dalle orbite mentre indietreggio, spalmandomi contro il muro di legno marcio. Le catene d'argento mi fanno digrignare i denti per quanto bruciano, ma trovo comunque la forza dentro di me per essere pronta ad usare qualsiasi mezzo a mia disposizione per fuggire. Ansgar si avvicina a me con passo da predatore mentre un ghigno che lo fa sembrare completamente fuori di testa gli storpia il viso. Lo guardo dritto negli occhi, senza lasciarmi scalfire minimante da quel tizzone chi si avvicina sempre di più alla mia pelle nuda. Sicuramente quando ero svenuta quel maiale bastardo mi ha tolto tutti i vestiti, lasciandomi in reggiseno e mutande. <Vedrai ci divertiremo molto> mi dice maligno mentre ingoio saliva vuoto, cercando di passare attraverso le sottili mura di quella stanza delle torture. La prima stilettata di dolore acuto parte dalla coscia e pervade tutto il mio corpo, per quel tizzone ardente, mi fa digrignare i denti, ma non li darò mai la soddisfazione di urlare a squarciagola. Non lo farò mai, continuo stringere i denti mentre lui continua la sua tortura, quasi spaccandomi la mandibola per il dolore allucinante che mi fa scuotere il corpo. Il suo sorriso perverso si spegne, notando la mia resistenza a quel massacro. <Vedo che sopporti bene il dolore bambolina, ma vediamo se così fa più effetto> mi dice prima di conficcarmi lo stiletto nella coscia e tracciando una riga in verticale, strappandomi strati di muscolatura fino ad arrivare all'osso. Non riesco neanche più a muovermi, le catene mi rendono troppo debole per qualsiasi movimento e adesso con il sangue che fluisce fuori dal mio corpo mi sento pervadere da brividi di dolore. Non contento ancora per il mio mutismo, passa a infliggere la stessa sorte all'altra cosce, questa volta andando ancora più a fondo, le mie unghie si spaccano ,conficcate nel pavimento di legno mentre emetto un gemito flebile di dolore. <Perfetto, iniziamo ad avere qualche reazione> mi dice ghignando malizioso e soffermando il suo sguardo sui miei seni. Blocco il mio respiro accelerato, avendo una brutta sensazione di quello che succederà dopo. Si alza con agilità e ritornando al camino tira fuori una pentola nascosta nell'ombra della stanza e mette qualcosa all'interno per poi appenderlo ad un gancio sopra il fuoco. Tiro un sospiro di sollievo per la momentanea pausa, ma so che non durerà a lungo. Intanto rivolgo un pensiero ai miei famigliari e Sven, sperando che stiano tutti bene. La mia momentanea fuga di mente viene interrotta dal ritorno del mio torturatore, con la pentola che tiene con se. Non l'appoggia neanche e con mio grande orrore, vedo che riversa sulle mie ferite aperte dell'argento fuso, con le mie ultime forze cerco di fuggire, ma lui mi blocca prontamente con tutto il suo peso sul mio busto. Il liquido cola dentro le ferite, ustionandomi la pelle e non potendo resistere di più lancio un urlo che squarcia la mia gola. Mi accascio completamente alla parete mentre le ultime mie forze mi abbandonano. Vedo tutto sfocato, ma l'unica cosa che non mi sfugge è il momento in cui lui si toglie i pantaloni di tutta fretta e strappa le mie mutandine, poi il buio completo. Ringrazio tutti gli dei per non avermi lasciato sveglia a subire e vedere quel mostro che usa il mio corpo a suo piacimento.

Sven

Mi sveglio nella mia camera da letto mentre tutti gli ultimi avvenimenti mi fanno trasalire, facendomi sbarrare gli occhi. L'ultima cosa che ricordo è la voce della mia dolce compagno che supplica qualcuno di lasciarmi andare. Corrugo la fronte non sapendo dove collocare questo avvenimento, anche perché non mi ricordo molto di quando sono stato rapito da Lavonne. I miei incubi hanno continuato a tartassarmi mentre ero svenuto, essendo ancora più vividi e crudeli, ma soprattutto non voglio credere a quello che ho sognato su Astrid. Era completamente nuda, con la pelle piena di ferite e il suo respiro era quasi inesistente. Si trovava in una lurida stanzetta e incatenata come un animale, il viso era troppo pallido e una brutta sensazione mi accompagna al ricordo dell'incubo. La porta si apre di scatto facendomi scattare sulla difensiva, Darden entra con il viso teso e pallido. <Sven, ti sei svegliato. Come stai?> mi chiede guardandomi cupo mentre noto che le sue guance sono più infossate e sembra dimagrito parecchio. <Astrid dov'è?> gli chiedo saltando tutti i convenevoli, essendo troppo preoccupato per la mia compagna. <L'hanno presa due giorni fa Lavonne e la tua fotocopia malvagia> mi dice serrando i pugni e digrignando la mascella. Sbarro gli occhi per il momentaneo shock, ma mi riprendo in fretta, balzando fuori dal letto e andando a mettermi dei vestiti comodi. <Avete mandato delle squadre a cercarla?> gli chiedo mentre mi metto gli scarponi. <Si, ma non l'abbiamo trovata da nessuna parte> mi dice guardandosi in giro con il viso tormentato dal terrore. <Vado a cercarla, e forse ho una mezza idea su dove possa essere> gli dico mentre spalanco la porta ed esco dalla mia camera seguito da una copia dimagrita e invecchiata di Darden. <Lascia che veniamo anche noi ad aiutarti> mi dice facendo riferimento a Ruven, Storm, Maggie, Dragos, Alannah, Jaxon e Corinna. <Va bene, basta che non mi intralciate nel torturare quei pezzi di merda che l'hanno rapita.> gli dico con una furia cieca rivolta a quella vecchia bacucca di Lavonne. Procediamo verso l'uscita, fermandoci giusto il tempo di raccattare più armi possibile e avvertire gli altri della nostra partenza, sembrano già tutti pronti per la battaglia fuori dal castello. Mi fanno tutti un cenno di saluto, con le facce stravolte dalla preoccupazione, le ricambio teso come una corda di violino. Saliamo tutti sui fuoristrada neri e a partiamo alla ricerca della mia compagna. Amore mio, tieni duro.



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Ciao bellezze❤

Scusate il forte ritardo, ma ho avuto un casino di impegni( come avevo accennato nel capitolo precedente) Spero mi possiate perdonare con questo capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate. Sono sempre contenta di leggere le vostre opinioni.😘

D'ora in avanti sono un po' più libera e aggiornerò più frequentemente, promesso.😎🤘

Baci😘😘

My Alpha 2 : Inside the iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora