Capitolo 9

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Mi ritrovo nella seconda sala d'addestramento, e il nervosismo monta ad ogni bersaglio che sbaglio con i pugnali. Questa giornata è iniziata con i peggiore dei modi, e sicuramente finirà ancora più di merda con la sfortuna che mi perseguita in questi giorni. Ho obbligato mio fratello a seguire le nuove reclute, visto che se insegnavo io, a fine giornata si ritrovavano a non camminare più e a sputare sangue sul pavimento. Non voglio che il loro primo giorno si spaventino più del necessario, anche se conoscendomi non ne dubiterei nei giorni a venire quando recupero un po', spero, di sanità mentale. Sono ancora troppo scombussolata per quello che è successo ieri sera alla festa, davvero, non saprei cosa mi sia preso a buttarmi nelle braccia del gigante biondo. Le grida dei ragazzi che si stanno allenando mi raggiungono, anche se la porta è chiusa e non riesco a concentrarmi per mirare la sagoma di cartone che è a dieci metri di distanza. Quando sto per lanciare il pugnale, mi balena l'immagine di Sven, e come le due ore precedenti il pugnale si conficca nel muro rivestito di lattice, mancando platealmente la sagoma. <Maledizione!> urlo imprecazioni a non finire mentre il sudore mi scende dalla fronte. <Stupida sagoma, lo so che lo fai apposta per farmi innervosire con il tuo stupido sorriso falso come Giuda> urlo mentre batto i piedi a terra peggio di una bambina. Sono talmente incazzata che sento l'energia degli elementi farsi strada dentro di me, di riflesso alzo la mano e da essa esce una fiammata che incendia il manichino di cartone. Lo guardo soddisfatta, mentre si riduce in cenere, con un sorriso sinistro in viso. <Ben ti sta, schifoso manichino> borbotto e mi volto per andarmene negli spogliatoi per farmi una doccia fredda. Appena mi volto, però, incontro la faccia sbalordita di mio padre e quella sorridente del gigante biondo. Mi blocco a guardarli, ora posso dire di essere veramente nella merda fino al collo. <Astrid, ripulisci subito il casino che hai combinato> mi sgrida mio padre come quando ero una bambina piccola, mentre esce dalla stanza, sbattendo la porta. <Bello spettacolino> mi schernisce Sven mentre sghignazza divertito della mia scena isterica di poco prima. <Fatti gli affari tuoi biondo> gli rispondo acida, incrociando le braccia. Scrolla le spalle come se non gliene fregasse niente di quello che ho detto, e rimane a guardarmi in silenzio nella sua posizione rigida con le spalle large dritte e le braccia lungo i fianchi. Lo guardo sfidandolo a dire qualcosa, sono carica per risponderli a tono e se mi fa saltare gli ultimi nervi potrei anche tirargli un pugno sul suo bel viso. <Non dovresti allenarti con i pugnali quando sei nervosa. Bisogna avere la mente lucida per farlo.> mi fa la ramanzina peggio di mio padre. Vedo nero, se prima ero incazzata adesso lo sono ancora di più e l'unica cosa che vorrei fare in questo momento è usare il suo corpo come sacco da box. Cerco di trattenermi ma, mi risulta quasi impossibile e sbuffo come un toro impazzito. Sono rigida come un tronco, con i nervi tesi all'inverosimile mentre i pensieri mi si intrecciano, mandandomi in confusione. Non riesco a capire se voglio saltarli addosso e baciarlo fino allo sfinimento, il mio cuore al solo pensiero fa una capriola iniziando a battere impazzito, o prenderlo a pugni. Mentre cerco di fare chiarezza nella mia mente, lui continua a guardarmi da dietro quelle lenti scure, aspettando una mia reazione che non tarda ad arrivare. Con uno scatto fulmineo e il più silenziosamente possibile prendo uno dei pugnali che sono appoggiati su un tavolino e lo lancio nella sua direzione. Sven si sposta al pelo come immaginavo e lo prendo di striscio, ferendoli la guancia che inizia a sanguinare. <Non. Sono. Nervosa> sbotto mentre mi guarda con sfaccia sbalordita. Esco velocemente dalla stanza e a grandi passi vado verso lo spogliatoio. Mentre passo le reclute mi guardano scannerizzandomi dalla testa ai piedi, quasi sbavando, poverini non sanno cosa gli aspetta per questo domani. Mi spunta un sorriso sadico, appena raggiungo lo spogliatoio mi tolgo i vestiti pieni di sudore e mi butto sotto il getto gelido della doccia. Spero che mi serva per sbollire l'incazzatura.

My Alpha 2 : Inside the iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora