Capitolo 29

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Mi sveglio con un pulsare costante alla testa che mi fa imprecare anche nel dormi veglia. Finalmente riesco ad aprire un occhio e con molta fatica anche l'altro, mi ritrovo nella camera di Sven. E' tutto buio, solo un piccolo spicchio di luce filtra tra le finestre e illumina giusto quel poco la stanza. Mi alzo dal letto e barcollando vado in bagno a rinfrescarmi il viso accaldato. Maledizione, la testa mi sta scoppiando! Guardandomi allo specchio noto una fasciatura spessa sulla testa e una macchia rossa che si sta espandendo in fretta. Mancava solo che la ferita non guarisce, per essere calcolato come il peggiore risveglio della storia. I miei occhi viola sono spenti come se mancasse la luce di vita che li caratterizza di solito, mi sento strana e un dolore al petto che non riesco a spiegarmi, mi sta facendo letteralmente uscire di testa. Con estrema calma mi tolgo le bende e guardo la ferita profonda alla tempia, dove si è infettata. Sbuffando spazientita la disinfetto bene e la bendo, facendo non poca fatica. Decido di farmi un bagno caldo, appena mi immergo nell'acqua calda tutti i miei muscoli si rilassano e tiro un sospiro di sollievo. Esco dalla vasca, quando l'acqua è diventata ghiacciata, credo di essermi appisolata per un momento. Il mal di testa mi perseguita ancora e non riuscendo a capire come mai la ferita non si è rimarginata subito, decido di vestirmi in fretta e andare alla ricerca del dottore del branco. Percorro i corridoi silenziosi, troppo silenziosi per i miei gusti, di solito c'è qualcuno che urla o ride sempre e va in giro a ciondolare per il castello, ma oggi è completamente deserto. Devo trovare Sven, per essere sicura che la sua gamba sia guarita, mentre penso al mio vichingo il dolore al petto ritorna ancora più forte di prima, lasciandomi senza fiato mentre mi accascio sul pavimento. Un senso di inquietudine mi assale e non mi abbandona neanche quando arrivo in cucina e vedo mia madre e Maggie che fissano assorte la tazza di caffè davanti a loro. Quando mi avvicino a loro, sollevano la testa in contemporanea e mi guardano tese. <Ciao tesoro> mi dice mia madre con un sorriso forzato che io ricambio solo annuendo, non trovo neanche la forza di parlare. C'è qualcosa che non va, me lo sento fin dentro le viscere, solo che non riesco a capire di cosa si tratta. <Avete visto Sven?> chiedo ritrovando la voce finalmente. Si irrigidiscono tutte e due e si scambiano un occhiata che non mi piace per niente. <No, non lo abbiamo visto. Tu come stai, visto che hai dormito per tre giorni interi?> prende la parola Maggie e io strabuzzo gli occhi per la sorpresa. Per la miseria, ho addirittura dormito per tre giorni? <Sto meglio, grazie> le rispondo con un filo di voce e proprio in quel momento entra Storm con la sua camminata spavalda e canticchiando un motivetto a bassa voce. Qui, qualcuno deve aver passato una bella nottata di fuoco. <Storm!> lo richiamo per farmi notare e lui girandosi dalla mia parte, si irrigidisce mentre il suo viso si rabbuia. <Hai visto Sven ?> gli chiedo e lui serra i pugni mentre tutti i muscoli del corpo gli si contraggono. <No> mi risponde con voce rabbiosa. Lo guardo interrogativa, ma cosa sta succedendo a tutti oggi? Sono strani, anzi stranissimi e non riesco a capire il motivo. Storm esce come una furia dalla porta che da sul giardino mentre una fitta al petto mi fa piegare in due. <Astrid stai bene?> mi chiede mia madre, venendo subito al mio fianco mentre mi guarda preoccupata, ma con un misto di rabbia ceca che mi fa accapponare la pelle e se possibile mi fa stare ancora più male. <Si tutto a posto> rispondo ancora senza fiato per il dolore in costante aumento. Qui dentro mi sento soffocare e con uno spintone sposto mio madre e barcollando pericolosamente fuggo in giardino. Appena esco l'aria fresca mi fa tranquillizzare quel minimo da poter camminare stabile. Senza una meta precisa mi inoltro nella foresta che circonda il castello, mi sento disorientata come se qualcosa di estremamente importante non è più al suo posto. Non riesco a capire cos'è andato fuori posto da destabilizzarmi completamente e mandarmi nel pallone. Una lacrima solitaria riga il mio viso, con una mano interrompo il suo percorso e la guardo scioccata. Mi inoltro sempre di più nella foresta e decido di trasformarmi, visto che mi sembra troppo lenta l'andatura che sto tenendo e riesco a vedere ancora bene il castello. Mi fermo e con fatica mi trasformo nella mia lupa dal manto nero. Inizio a correre selvaggiamente e con il solo pensiero di andarmene il più lontano possibile, aumento ancora di più la mia corsa. Ad un certo punto arrivo a un minuscolo lago, con l'acqua cristallina e circondato dalla folta vegetazione, rendendolo magico. Decido di fermarmi a riposare e constatando di essere abbastanza lontana cerco di rilassarmi. Impresa ardua, quando il petto mi fa male ancora più di prima facendomi contorcere sul terreno e ululando di dolore. Ho sentito talmente male che il mio corpo ha deciso di trasformarsi da solo, ritornando nella sua forma umana. Rimango in posizionale fetale, cercando di stabilizzare il respiro mentre il suono dell'acqua mi rilassa tutti i muscoli tesi. Non so per quanto resto in quella posizione, ma il sole è calato da un po' e il dolore al petto non cessa anzi si fa sempre più forte. Cerco di alzarmi, prendendo respiri profondi e facendo forza sulle ultime energie che mi rimangono in corpo. Cammino lentamente, con il fiatone mentre barcollo pericolosamente e ho dovuto rinunciare di camminare senza un sostegno, adesso ad ogni albero mi devo appoggiare per qualche secondo a riprendere il fiato. Lentamente arrivo al castello, entro dalla porta che da sulla cucina e trovo la cuoca diabolica intenta a pulire i pentoloni che ha usato per cucinare la cena. <Sei arrivata in ritardo, non c'è più niente!> mi dice arcigna mentre è ancora voltata di spalle. <Tranquilla non volevo niente> le dico con il fiatone e ad ogni parola che pronuncio il dolore si fa più acuto. La cuoca si gira nella mia direzione e riconoscendomi prima strabuzza gli occhi, irrigidendosi e poi mi guarda con compassione. <Ti senti bene cara?> mi chiede preoccupata e se la cuoca più odiosa si sta preoccupando di te vuol dire che sei proprio messo male, talmente tanto da suscitare la pena di quella maledetta megera. <Si> dico stringendo i denti mentre esco dalla cucina e mi incammina nei corridoi per andare nella camera di Sven, sperando di trovarlo lì. Appena imbocco il corridoi che conduce alla camera scorgo mio fratello appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto e la mascella tesa come se stessa per scattare infuriato su qualcuno. Si volta nella mia direzione e strabuzza gli occhi vedendomi, staccandosi dal muro mi si para contro, facendomi da barriera e ostacolandomi il passaggio per entrare nella camera del mio vichingo. Intanto le fitte al petto sono insostenibili, facendomi quasi perdere i sensi. Cerco di oltrepassare mio fratello, ma lui con la sua stazza non si smuove e se ero nelle mie piene forze lo avrei preso a pugni e facilmente lo avrei fatto spostare. <Spostati> dico con voce dolorante e alzando il viso con fatica per guardarlo negli occhi. <No> mi dice guardandomi troppo seriamente e tutti i campanelli d'allarme nella mia testa suonano, facendomi drizzare le orecchie. <Spostati> dico ostinata e usando la poca energia uso l'elemento dell'aria per farlo schiacciare alla parete. Gocce di sudore imperlano la mia fronte per lo sforzo di trattenere mio fratello, intanto che lui si dimena furiosamente. <Ti prego non entrare!> mi supplica con il viso pieno di tristezza. Rimango interdetta, no avevo mai sentito mio fratello che mi pregava di non fare una cosa, anche la più spericolata si raccomandava solo che stessi attenta. Mi volto nella direzione della porta e facendomi coraggio, vado verso di essa barcollando mentre chiazze nere mi appannano la vista. Appena apro la porta lo spettacolo che mi si para davanti, mi ripugna talmente tanto che conati a vuoto di vomito mi attanagliano. Lacrime salata e piene di odio mi rigano il viso mentre guardo Sven che sta facendo sesso con una donna dai lunghi capelli biondi. <Bastardo!> urlo verso quel brutto traditore, ora capisco perché tutti mi guardavano in modo strano oggi, lo sapevano e non mi hanno detto niente. Sven si volta nella mia direzione e mi guarda con sufficienza, rimango impalata a guardare quegli occhi che non esprimono nessuna emozione. <Vattene via da qui, ora sono impegnato con la mia fidanzata, Brunilde> mi dice guardandomi infuriato. La donna si gira e mi sorride malefica. Brutta puttana! Vorrei solo andare da lei e sbranarla. Un misto di rabbia e dolore, mi fa mancare il respiro mentre le lacrime continuano a scorrere a fiumi e il mio cuore ormai si è fermato nel momento stesso in cui ho capito di essere stata rimpiazzata da una barbie siliconata. Prevale la rabbia per il tradimento e ricaricandomi di energia, grazie all'adrenalina che fa miracoli in queste occasioni scatto in avanti, pronta per ucciderli, ma vengo fermata da mio fratello che mi prende dalla vita e mi trascina fuori. <Lasciami!! Lasciami torturare e uccidere quei mostri!!> urlo a squarcia gola, agitandomi come una furia. Sto impazzendo non capisco più niente, vorrei solo uccidere quel pezzo di sterco putrefatto. Ci raggiungono anche mia madre, Maggie, mio padre, Storm e Ruven. <Ha saputo> sospira mia madre mentre io mi continua ad agitare, vedendo nero dalla furia. Uno strano signore mi si avvicina con una siringa, sbarrando gli occhi mi contorco ancora di più cercando di liberarmi. <Tenetela ferma!> urla l'uomo mentre mio padre e Storm aiutano Jaxon a tenermi immobile. Appena l'ago si conficca nella mia pelle urlo disperata e poco dopo, quando sto per soccombere alle tenebre urlo a squarciagola <Ti ucciderò> faccio questo giuramento e fosse l'ultima cosa che faccio, ma devo assolutamente vendicarmi.

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Salve bella gente😘

Vi prego non uccidetemi per questo capitolo, ma c'è una spiegazione nel comportamento di Sven che capirete nei prossimi capitoli😢😢

Baci❤❤

My Alpha 2 : Inside the iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora