Capitolo 19

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Alex mi guarda con gli occhi sbarrati. Stupore, preoccupazione, paura, sofferenza, un turbinio di emozioni sembrano pervaderlo, poi si fa di nuovo teso. "Come lo sai?".

"Me lo ha detto mia mamma, è venuta a casa nostra tua madre e lo ha raccontato ai miei genitori, non ci potevano credere. Erano così dispiaciuti per lui, a cui tutti noi volevamo bene, e per voi. Neanche io ci posso credere...".

"Non voglio la commiserazione di nessuno" risponde lui freddamente, ritornando ad essere l'Alex di ghiaccio che pensavo di essere riuscita a sciogliere.

"Non ti stiamo commiserando, soffriamo insieme a te. Anche io ero affezionata a lui, sono triste e soffro per quello che è successo, per non esserti potuta stare accanto quando ne avevi bisogno" dico cercando un contatto con lui, mentre Alex si mantiene a distanza.

"Non volevo nessuno accanto, ero solo io con il mio dolore, era troppo forte, nessuno poteva capire. Anche mia madre soffriva e mi faceva male vederla così, non volevo addossarle anche il mio dolore, così ho preferito tenerlo per me, cercare di soffocarlo; e l'unico modo per farlo era iniziare una nuova vita, allontanandomi da tutto ciò che mi faceva ricordare i momenti felici, e quindi anche te" mentre parla gli occhi gli diventano lucidi, e pian piano il ghiaccio in essi si scioglie, mostrando di nuovo il vero Alex nella sua sofferenza e fragilità. Mi avvicino a lui tenendogli la mano in silenzio, aspettando che continui a parlare, mentre lui me la stringe, come cercando di trovare un appiglio che gli impedisca di precipitare nell'abisso del suo dolore, e io volevo essere la sua ancora di salvezza.

"Quando mi sono trasferito con i miei genitori avevo 10 anni, abbiamo solo cambiato città e infatti per i primi due anni delle medie io e te abbiamo continuato a sentirci, poi mio padre è..." si interrompe senza riuscire a pronunciare quella parola. "È successo quando avevo 13 anni, e da allora infatti ho rotto i contatti con te, e dopo qualche mese dal funerale ho detto a mia madre che volevo andare via, lontano, e iniziare una nuova vita. Ed ecco che ci siamo trasferiti a Londra, mia madre ha un'amica che lavora in un'azienda ed è riuscita ad inserirla. Io ho deciso di andare in un liceo in stile college, in modo da essere lontano da mia madre e quindi da tutto ciò che mi potesse ricordare mio padre. Mi è dispiaciuto lasciarla sola, ma io non avrei fatto altro che consumarmi nel mio dolore e ricordarlo anche a lei, così ho pensato fosse la scelta migliore, e lei mi ha appoggiato nella mia decisione, con la promessa che l'avrei chiamata tutti i giorni e ci saremmo rivisti per le vacanze". Si interrompe guardando le stelle e continuando a tenere la mia mano. "Non sai quanto è stato difficile impedire al dolore di consumarmi, ho fatto di tutto per evitare di mostrarlo, per farmi vedere forte, anche a costo di essere ciò che non ero. E mi sono pentito di essermi comportato in quel modo, di aver fatto soffrire molte persone per dimenticare il mio dolore, se mio padre mi vedesse ora non sarebbe fiero di me" mormora mentre le lacrime gli scivolano sulle guance.

"Non importa gli sbagli che hai fatto se te ne sei pentito; ognuno affronta la perdita di una persona cara in maniera diversa, l'importante è la persona che sei ora, e di questa tuo padre sarebbe fiero. Di sicuro in questo momento ti sta sorridendo da lassù, perché hai deciso finalmente di aprirti e di condividere il tuo dolore con qualcuno che ti ama e che vuole sostenerti".

"Non voglio addossarti il mio dolore Izzy, io voglio renderti felice, farti ridere. Non farti stare male, o farti provare pena per me" mi dice piangendo fra le mie braccia.

"Ma tu mi rendi felice Alex, non sai quanto. Però voglio condividere tutto con te, soprattutto una cosa così importante della tua vita; le persone che amiamo servono a condividere momenti felici ma anche tristi, ricordati che solo chi ti ama davvero ti resta accanto anche quando soffri e hai bisogno di loro. Non perché prova pena per te, ma perché ti ama e vuole aiutarti a stare bene, e tu devi lasciarglielo fare" gli sussurro stringendolo forte a me.

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