Ciò che successe dopo diventò quasi una storiella che ormai Jane raccontava a tutti.
"Sì ci abbiamo provato, no non ci siamo riusciti."
Ma il bello delle storie è che molto spesso nascondono una morale, e l'insegnamento della storia di Jane era di non mettersi contro cose troppo difficili da affrontare, e per lei questo non significava arrendersi, era solo amor proprio.
La cosa che sorprese i sei ragazzi fu il fatto che riuscirono ad uscire dall'ufficio del direttore tutti interi. A Jane battè forte il cuore per tutto il tempo, il direttore l'aveva fissata tutto il tempo con occhi increduli ed era fin troppo sicura che ad un certo punto le avrebbe dato la giusta punizione, e a Jane l'idea non esaltava del tutto.
Dopo essere stati portati nel suo ufficio, tutto ciò che l'uomo fece fu ridere. Una grande risata che lasciava intendere che lui era il re di quella merda, e che nessuno poteva batterlo al suo gioco.
Dopo un lungo discorso fatto con estrema calma, aveva lasciato andare i ragazzi nelle loro stanze, aggiungendo come 'punizione' solo dei piccoli lavori extra da fare nei giorni successivi. Ma quando Jack fu fermato dal direttore Jane capì che lui sarebbe stato l'unico a non salvarsi, perché ormai era abitudine. E fu per questo che Jane, alle due di notte del giorno dopo la tentata fuga, si trovava a percorrere velocemente i corridoi dell'edificio, per raggiungere la cantina.
Jack infatti, era stato obbligato a passare la notte in una piccola stanza fredda e buia, lontano da tutto e tutti. Senza dire nulla, il direttore aveva automaticamente accusato solo Jack.-Ehi-
Jane si affacciò dalla piccola finestra che dava sulla stanza dove si trovava Jack.
Nonostante il buio, riusciva a scorgere la sua figura sul pavimento, che dormiva senza uno straccio di cuscino o coperta.-Ehi!-
Jane gridò un po' più forte, aveva delle cose per lui.
Jack si alzò lentamente per poi avvicinarsi alla finestra senza dire una parola.-ti ho portato un po' di cibo, acqua, cuscino e una coperta.-
Sorrise Jane.-Grazie- rispose semplicemente, prese le cose e tornò al suo posto.
-Mi dispiace tanto Jack, non doveva prendersela solo con te.-
Disse Jane, ma Jack, che era di spalle, non si voltò.
Sospirò.-A me dispiace che siamo tutti bloccati in questo schifo di posto, e niente cambierà le cose.-
Jack tornò a dormire, coprendosi bene con la coperta.
Jane lo guardò per un po' e poi tornò in un lampo in camera sua.
Prima di arrivare, sentì dei rumori dall'ufficio del direttore.
Ma Jane non fece nulla, di nuovo.
Era impotente, lei lo sapeva.
Sarebbe andata a dormire con un peso sulla coscienza, sapendo che a pochi passi da lei qualche anima stava morendo.
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What about us
Short StoryTempo prima, Jane Jackson era una ragazzina paragonabile al fiore più bello di un giardino, la cosa più pura e pulita che un essere umano potesse vedere. Ma tempo dopo, quel fiore è appassito: uno stupido errore l'ha condotta in una situazione diff...