Everybody hurts

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La sera stessa Jane sgattaiolò dalla sua stanza, nessuno l'avrebbe fermata, doveva vedere come stava Jack.
Per sua fortuna riuscì ad arrivare in fretta e senza ostacoli, ormai aveva capito quando e dove passare per non farsi scoprire.
Aprì e chiuse velocemente la porta di Jack, il ragazzo almeno non aveva un coinquilino, dato che era in isolamento a causa del suo atteggiamento 'pericoloso'. Era tutto buio e fece fatica a capire dove si trovasse il letto, ma una voce la fece letteralmente morire di infarto.

-Jane- era la sua voce, la riconobbe subito, calda e profonda.

-Jack!- sussurrò Jane.

-Che ci fai qui?- disse il ragazzo che era seduto sul suo letto.

-Dormivi?-

-Non hai risposto alla mia domanda, e comunque no, non riesco a dormire.-

-Sono venuta a vedere come stavi.-
Disse velocemente, sedendosi accanto a lui.

-Perché? Come dovrei stare?- dalla sua voce non traspariva nessuna emozione, quella versione di Jack non gli piaceva affatto.

-So cosa ti è successo oggi, ho dovuto assistere alla scena in silenzio.-
Abbassò la testa perché si vergognava.
-Devi farti gli affari tuoi Jane.
Non mi piace il fatto che qualcuno mi veda in quelle situazioni, non ne vado fiero.-

-Non dire così, non è mica colpa tua! Mi preoccupo solo per te.-
Disse Jane.

-Non dovresti, non sei mia madre.-
Quelle parole non erano dette per ferirla e lei lo capiva. Sapeva ciò che stava facendo Jack, la trattava male per
allontanarla.

-Non fare questo gioco con me Jack! Non mi allontanerai in questo modo.-

-Dovresti farlo, se non vuoi correre rischi.-

-Per te correrei questo rischio.- posò una mano sulla sua spalla, e cercò di guardarlo negli occhi che erano illuminati dalla luna. Jane avvertì una smorfia di dolore sul suo viso e tolse subito la mano. Solo in quel momento realizzò che non aveva la maglia, e riusciva a vedere le ferite anche col buio, perché quelle erano inconfondibili.

-Ti ha fatto tanto male?-
Jack sorrise debolmente.

-Sono ferite a cui ti abitui.-
Voltò il capo per non guardarla negli occhi.

-Vuoi che ti medichi? Magari passa più in fretta.-
Il ragazzo scosse il capo convinto.

-Queste sono ferite che non puoi guarire.-

A Jane venne immediatamente l'istinto di abbracciarlo, sapeva che provava dolore per le ferite ma lui non sembrò lamentarsi.
In quell'abbraccio dato nell'oscurità Jane capì che tutti quanti soffrono, indipendentemente dalla razza, dalla religione e dal sesso; l'essere umano è nato per soffrire, perché solo il dolore ci rende persone.

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