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Amici. Jane non aveva mai avuto degli amici veri e forse, dopo un certo periodo di conoscenza, era così che poteva definirli. Dylan, Zac e Maddie erano tre persone meravigliose e insieme a loro, Jane ed Ally se la spassavano alla grande. Dylan finiva sempre nei guai, Zac era un uragano e Maddie era letteralmente pazza. Erano davvero un bel gruppo. Jane quel giorno era felice, aveva appena fatto una gara a braccio di ferro con Zac e aveva stranamente vinto.

-questa sì che è una sconfitta!- urlò Ally prendendolo in giro.

-Io mi inchino a te- scherzò Dylan inginocchiandosi.

-Zac sei una femminuccia- disse Maddie con un sorriso sulla faccia. Zac sbuffò per poi punzecchiare la ragazza.

Jane alzò gli occhi al cielo quando si ricordò ciò che doveva fare. I ragazzi la guardarono in modo strano, poi capirono.

-Indovinate cosa mi tocca fare oggi?-
Chiese Jane con un sorriso ironico.

-bagni dei maschi!- urlarono tutti insieme.

-ci vediamo ragazzi- disse Jane per poi recarsi dall'altro lato dell'edificio.

Il martedì era il giorno che Jane odiava di più, perché era il giorno in cui puntualmente doveva pulire i bagni. Ad Ally invece toccava il mercoledì, le avevano separate in quanto, secondo alcuni poliziotti, insieme parlavano troppo. Quel giorno la pulizia fu rapida e tranquilla, nessun incontro particolare e nessuno sforzo di vomito da parte di Jane. Mentre tornava nella sua stanza però, sentì un rumore.
Proveniva da qualche stanza poco lontana dalla sua posizione.
Si guardò intorno ansiosa, non c'era nessuno nel corridoio così si avvicinò per controllare. A saperlo prima, Jane non lo avrebbe mai fatto. Ciò che avrebbe visto le avrebbe cambiato la vita. Ma ormai era troppo tardi.
Urla. Lei si ricordava di quelle urla che sentì di notte, i primi giorni. Nelle settimane seguenti aveva semplicemente imparato a non farci più caso. Urla che a tratti svanivano, venivano quasi soffocate. Perché in un riformatorio si dovrebbero sentire delle urla ogni giorno?
Jane se lo chiedeva sempre ma forse non voleva sapere il vero motivo. Quando capì da dove provenivano le urla rimase confusa. Era l'ufficio del direttore, e anche se si sarebbe cacciata nei guai ebbe il bisogno di controllare. La porta era chiusa, ma c'era un piccolo spiraglio da cui si intravedeva l'intera stanza. Si affacciò di poco, senza fare rumore, per non farsi notare.
Vuota. Ciò che vide Jane fu qualcosa che non avrebbe augurato mai a nessuno. La vista le si appannò e gli occhi si gonfiarono di lacrime. Si mise una mano davanti alla bocca cercando di non singhiozzare.
Nell'ufficio del direttore c'era una ragazza del riformatorio. La vedeva tutti i giorni a lezione, se non ricordava male il suo nome era Jessica. Ma in quel momento, Jessica non c'era. Su quel tavolo c'era solo un corpo, privo di ogni indumento, con qualche macchia viola sparsa qua e là. Il volto della ragazza era stanco, gli occhi socchiusi e addolorati. Accanto a lei c'era il direttore, con un espressione arrabbiata sul volto.
Jane scosse la testa e indietreggiò piano per poi correre via.

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