Romeo and Juliet

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A Jane era caduto il mondo addosso poche volte nella sua vita, e quella notte fu sicuramente uno dei momenti peggiori per lei.

-Jack-
Sussurrava mentre qualcuno la trascinava chissà dove.
Gli occhi le si chiudevano e la testa era troppo pesante.
Fu buttata per terra in una stanza fredda e bianca.
Jane non pianse nemmeno una volta, ma dentro era morta.

Jack si svegliò in un posto che non somigliava per niente alla sua stanza.
La sua schiena era dolente, appoggiata ad un palo rigido e metallico, provò a muoversi ma si sentì bloccato.
Aprì gli occhi di scatto.

-Ciao Romeo.-
La riconobbe, la voce più fastidiosa della terra.

-Dylan?-
Disse a bassa voce.

-Sorpreso?-
Jack lo guardava in cagnesco e Dylan rise ironicamente.

-Credevi che fosse finita lì? Mi hai umiliato e dovevo vendicarmi.-
Fece spallucce.

-Cosa mi hai fatto?-
Chiese Jack con la voce che si spezzava di continuo.

-Pensi solo a te stesso? Non ti preoccupi della tua dolce Giulietta?-
Jack sgranò gli occhi e cercò di alzarsi ancora, senza risultati.

-Lei dov'è? Dove cazzo è Dylan?-
Urlava con tutte le sue forze ma si sentiva troppo impotente.

-Non posso parlare amico, ormai sono dalla parte degli altri.-

-Gli altri?-
Chiese Jack.

-Ho barattato la mia fiducia per la libertà.-
Jack capì che parlava del direttore.
La paura si impossessò di lui mentre pensava a dove potesse essere Jane.

-Cosa volete da noi? Perché ci avete preso!?-
Jack davvero non capiva il motivo.

-Tu lo sai perché sei qui. Hai fatto qualcosa che non dovevi fare. Sei sempre stato un problema, che ora va eliminato.-

Jane si risvegliò in quella stanza bianca. Dalla finestra si prevedeva un brutto temporale, e il freddo non la aiutava a stare meglio. Lei sapeva che cosa era successo, ma non sapeva perché fosse successo. Che cosa aveva fatto Jack per finire nei casini? E lei? Che fine avrebbero fatto?
Si alzò lentamente dalla posizione scomoda in cui si era ritrovata, si avvicinò alla porta cercando subito di aprirla senza risultati. Ma quello che le guardie non sapevano è che non si dovrebbe mai sottovalutare una ragazza con una forcina tra i capelli.

-Che problema avete con me!?-
I polsi di Jack erano legati a quel palo metallico, abbandonato in una vecchia cantina dell'edificio. Chi l'avrebbe mai aiutato? Sarebbe morto lí? In quel modo? Eppure non erano queste le domande che si poneva Jack in quel momento. Lui non faceva altro che pensare a lei.

-Lo sai bene e devi dirci dove si trova.-
Urlò Dylan.

-D'accordo ora basta ci penso io.-
Una voce fin troppo familiare si fece sempre più vicina alle orecchie di Jack.
Il direttore avanzò lentamente accompagnato da due guardie, sguardo magnetico e atteggiamento fiero.

-Jack caro sono davvero grato della tua presenza. Finalmente possiamo concludere questo brutto capitolo della nostra vita.-
Disse sorridendo amaramente.

-Io non so di cosa diavolo state parlando.- sputò Jack.

-Devo rinfrescarti la memoria per caso?
Il filmato che può incriminarci tutti e che abbiamo trovato nella tua stanza ti dice niente?-
Jack sgranò gli occhi e capì al volo.

-Adesso ricordi vero? Peccato che non riusciamo a trovarlo, e dato che tu non collabori...-
Disse Dylan camminando avanti e indietro.

Jack sospirò.
-Lei dov'è?-
Chiese ancora una volta.
Il direttore si fece serio.

-Jane non c'entra niente!-

-Dovresti pensare un po' di più alla tua vita che alla sua non credi?-
Disse l'uomo seguito dalle risate delle guardie.
Jack li guardò serio.
-La mia vita appartiene per metà a lei.-

-Mi hai stancato, fallo fuori.-
Urlò il direttore voltandosi verso Dylan che afferrò una pistola nascosta nei jeans.

Jack non chiuse gli occhi nemmeno una volta mentre il ragazzo gli puntò la pistola contro.
L'ultima immagine che vide nella sua mente ritraeva il momento in cui vide Jane per la prima volta.
L'ultimo suono che sentì, fu un urlo.

-NO!-

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