Emanuele
Riccardo prese tra pollice e indice il mazzo di chiavi e se lo portò davanti agli occhi. Aggrottò la fronte, stranito, una smorfia di disgusto dipinta sulle labbra.
<<Sono tutte sudaticce. Che schifo.>>
<<Sono anni che la nonna non mette più piede qui dentro>> spiegò Alessandro. <<Da quando si è trasferita a Milano trascura la sua memoria romana.>>
<<Non siamo tenuti ad entrare in modo così furtivo, come dei parassiti in un campo di grano quando non c'è l'occhio del contadino!>> risposi. Al mio fianco, Riccardo mugolò. Se fosse filtrata un po' di luce, lo avrei visto alzare gli occhi al cielo, ma era sera, il tramonto si era già dissolto, e tutto era tornato scuro. Talvolta, i fasci luminosi che erompevano dai fari delle auto ci abbagliavano per un istante, per poi lasciarci brancolare nel buio.
La vecchia sartoria della nonna di Alessandro si limitava ad uno spazio quadrato e angusto. Ogni angolo era occupato da grandi sacchi della spazzatura scuri, sui quali spesso capitolavamo perché si confondevano con il buio. Percepivamo sotto le dita il contatto con vecchi rotoli di stoffa -velluto, lino, seta, cotone-, nastri e fili di lana e da bobina che le loro grandi bocche nere sputavano fuori sul pavimento.
Alessandro trovò un contatore e riuscì ad accendere la luce. Il neon sfrigolò e fischiò.
Su un grande bancone rivestito in legno erano appoggiate tre diverse macchine da cucito, l'una che si toccava con l'altra. Anche un cestino giallo era chiuso e ben imballato, come se tanti anni prima qualcuno avesse deciso di portarlo con sé, ma si fosse dimenticato di venire a prenderlo.
<<Alessandro>> chiamò Maddalena. <<Guarda.>> Prese un casco vegetato e se lo infilò in testa. Lui le spiegò che lo aveva indossato per Carnevale, quando era bambino e frequentava ancora la scuola elementare.
Riccardo le sfilò l'elmetto e se lo calcò in capo. Non fece a tempo a guardarsi allo specchio, che Maddalena glielo sottrasse bruscamente. Non le riuscì di reprimere l'espressione di paura strabordante che era dilagata sul suo volto. Si limitò a tacere, senza dare spiegazioni. Poiché da tempo non parlavano, Riccardo non le disse nulla, ma continuò a guardarla.
<<Ebbene, perché siamo qui?>>
<<Stasera dovrai uscire un po' fuori dagli schemi del giovane Werther che sei. Dovrai indossare qualcosa di meno penoso>> disse Riccardo.
<<Allora non sei poi così ignorante>> replicò Alessandro, mentre raspava velocemente tra uno scatolone pieno di cravatte. Ne tirò fuori una.
<<Lo infarcirebbe troppo>> commentò Riccardo.
<<Ho già una cravatta!>> ribattei esclamando. <<E' il mio fazzoletto!>>
<<Ha ragione>> replicò Riccardo. <<E poi non saprebbe neppure fare il nodo di quelle attuali.>><<Un cappello nuovo?>>
<<Ho già il mio cilindro...>> mormorai.
<<Un tricorno in feltro non ti piacerebbe?>><<Non sono un uomo del Rococò io!>> mi difesi. <<Lasciate il Settecento lì dov'è. Gli uomini sembravano macedonie: una miscela di colori e di stili spesso non coincidenti. L'uomo del secolo successivo è tutta altra cosa. La moda è protocollata da integrità, sobrietà e praticità, e...>>
<<Questo!>> Alessandro sgomberò il bancone con i gomiti e mi invitò a dare un'occhiata. Mi avvicinai alla luce per vedere meglio.<<E' blu>> disse Riccardo. <<Un po' di colore, perlomeno. E' un appuntamento...>>
<<Un colloquio>> lo corressi.
<<Un colloquio dove non puoi sembrare un guru di un circolo esoterico.>>
Era un completo blu china in gabardine, con frac a giacchetto, panciotto di velluto e lunghi calzoni a vita alta. Il bavero della camicia bianca sembrava molto aderente e adatto per accogliere lo jabot.
<<Blu?>> Mi allentai il fazzoletto attorno al collo. Sentivo nascere con un certo pizzicore una goccia di sudore ai lati della fronte. <<Mi sentirei un putto nudo.>>
Tentai di liquidare la loro scelta con un confuso gesto della mano, bofonchiando a bassa voce qualcosa per trarmi indietro da quella situazione scomoda, ma Riccardo mi trattenne per il braccio. Lui e Alessandro si scambiarono un'occhiata carica di spirito beffeggiatore.
<<Lo sai di che colore è la giacca che Leopardi indossava nel suo ritratto più famoso?>> mi chiese Alessandro.
![](https://img.wattpad.com/cover/89187720-288-k420821.jpg)
STAI LEGGENDO
I cinque nomi di Roma
Aktuelle LiteraturLa storia tratteggia le vite di cinque amici che vivono a Roma, un sottofondo pulsante e onnipresente, che annebbia agli occhi altrui le personalità di Maddalena, adolescente sensitiva dotata di poteri di chiaroveggenza, innamorata del bell'Alessand...