Capitolo 45

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Riccardo

Avevo avvertito Carla ed Emanuele di stare alla larga da Alessandro per almeno un paio di giorni. Non diedi spiegazioni, perché non ero certo che fosse la cosa migliore e ciò che il mio amico avrebbe voluto, ma decisi anche io di seguire il mio consiglio e non lo andai a trovare. Soffriva molto e lo aveva dato a vedere parecchio, e questo non gli era piaciuto. Chiunque sarebbe stato importunato da un tale cedimento emotivo, ma lui era sempre stato molto stabile, o aveva dato l'idea di esserlo, e pensai che non conosceva la sensazione di avere un punto rotto sempre dentro, pungente come un chiodo, quindi ne era molto disturbato. La sofferenza è un'emozione molto triste e tragica, ma esenta da ogni stupore, a lungo andare, il che la rende una visita molto buona. Credevo che avrebbe dovuto soffrire un po' di più, anche se mi sarebbe dispiaciuto.
Andai al circolo a piedi, anche se dovetti camminare a lungo, prima in Via Filippi, poi svoltare e imboccare Via Baldelli, che mi piaceva tanto con la sua infilata di alberi che risalivano e che spezzavano la rigida geometria un poco pesante e goffa degli alti casamenti del quartiere.
Quando entrai, Maddalena stava servendo ai tavoli. La salutai tirandole il cordone della divisa nera fino a scioglierlo. Si voltò e quando mi vide parve sollevata.
<<Finalmente sei arrivato. Tuo padre è ubriaco più degli altri giorni e più beve e più vuole bere, e io non posso dargli altro. Gli fa male, e tu lo sai.>> Mi guardò con quei suoi grandi occhi blu preoccupati. <<Avrà il fegato spappolato.>>
<<Vaneggia?>>
<<Non lo so. Evito di starlo a sentire. Se poi sento qualcosa di brutto penso che un giorno diventerai come lui e io non voglio.>>
<<Tranquilla, cicciola. Ci penso io>> dissi. <<Ma intanto fammi un Jameson.>>
Mio padre stava giocando a carte con Fausto, il serbo e il piastrellista. Il serbo era il commesso di un negozio di elettrodomestici e veniva al circolo sempre con la maglietta da lavoro con il logo del negozio inzaccherato; era molto guardingo e flemmatico e non parlava molto, più che altro perché quando lo faceva la gente lo rimproverava di mettere ansia, con quel suo borbottare a mitraglietta da serbo innervosito. Il piastrellista era invece un frustrato disoccupato che una volta faceva il piastrellista, ma che ora si occupava di sporadiche disinfestazioni di giardini, dopo aver passato un mese ad azzimare e conciare cadaveri freschi per la camera mortuaria.
Fausto alzò lo sguardo. <<Ho portato dei nuovi quadretti. Lì si vede il Monte Vettore e in un altro il Conero che sprofonda sull'Adriatico. Dimmi che ti piacciono, ragazzo. Qui tutti dicono che bisogna appendere i quadri di Roma. Ma Roma, dico io, la vedete qua fuori.>>

Maddalena mi portò il Jameson alzando gli occhi al cielo.

<<La penso come gli altri>> dissi. <<Roma è molto più bella. Ai romani non si dicono certe cose.>>
Iniziai a sorseggiare il mio whisky. Lo aveva diluito con dell'acqua, sebbene sapesse che a me piaceva liscio. Arricciai il naso.
<<Allora vai nella saletta qui a fianco>> continuò Fausto. <<Lì c'è Gianluca, il pittore. Gli ho detto più o meno che cosa dovesse spennellare e l'ha fatto. Chiamalo, digli che cosa vuoi e te lo disegna. Anche donne nude, se vuoi. Ma devi essere specifico se la vuoi proprio nuda nuda. Altrimenti ti disegna qualche flapper degli anni Venti. Sono artisti, loro, che cosa ci vogliamo fare?>>
Mio padre era davvero molto ubriaco, o se non lo era ancora, era perlomeno molto confuso e letargico nei movimenti. Prese una carta dal mazzo e la sistemò tra quelle che aveva in mano facendo girare la figura verso gli avversari.
<<Mio figlio non ha bisogno di infilare l'uccello in un quadro di tela>> biascicò. Poi si allungò e afferrò una sedia dal tavolino a fianco. <<Siediti. Ora il serbo se ne va ché deve andare a fottersi la mogliettina. Gioca tu con noi.>>

<<È da gente annoiata giocare a carte>> risposi. <<Giochiamo a poker. Possibile che nessuno sappia giocare a poker?>>
<<Anche bere è da annoiati>> disse. <<Allora beviamo.>>
<<Ho già bevuto.>>
<<Io ne voglio un altro.>> Sollevò il suo bicchiere umido, lo mostrò a Maddalena che era dietro il bancone e poi lo sbatté sul tavolino, lasciando stampato sul legno il rotondo alone bagnato. <<È delizioso. Sembra sceso fresco dalle poppe di una mucca. Mucche alcolizzate.>>

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