Alessandro
<<Sono tutti. Cinquemila in contanti.>>
Stavo alla porta e contavo le banconote sotto gli occhi di Riccardo, facendole scivolare velocemente da un dito all'altro. Poi gli passai la mazzetta. Lui la prese con la mano con cui non teneva la sigaretta. Aveva uno strano brillio negli occhi.
<<Grazie>> disse, infilando i contanti nella tasca interna della sua giacca di pelle. <<Sei un amico. Ma dovresti tagliarti la zazzera.>>
<<Prima o poi lo farò.>>Sembrava star valutando cosa avessi da nascondere a starmene in piedi là davanti alla porta. Si sporse oltre. <<Beh?>>
<<Non voglio che tu entri fumando>> buttai lì.<<La spengo. Ne fumo tante al giorno.>>
<<No>> mi affrettai a rispondere. <<Fuma pure. Sul pianerottolo va bene.>><<Si vede che sei uno sfigato di Roma Nord.>>
Poi trasferì immediatamente la sua attenzione altrove. C'era una grande porta a vetri che separava l'ingresso dalla sala e lui guardò proprio in quella direzione. Maddalena stava lì dietro, appostata in un angolo, e non che si notasse la sua sagoma scura attraverso il pannello, ma mi parve per un momento che Riccardo l'avesse intravista. Si percepivano, quei due. Si percepivano sempre.
<<Sei solo?>> mi chiese.
Annuii. Mi guardò a lungo. Non parve convinto. <<C'è Edoardo di là>> aggiunsi.
Mi squadrò cogitabondo, poi mi fece un cenno del capo e se ne andò.
<<Se ne è andato>> annunciai rientrando in salotto.<<Lo so.>>
Maddalena era alla finestra, una mano alle labbra. Con un certo nervosismo se le premeva tra le dita. Guardò Riccardo attraversare il cortile e oltrepassare il cancello. Le fui dietro, ma non parve sentirmi. Continuò a fissare un punto indistinto oltre le tende anche dopo che lui era ormai salito in auto, aveva messo in moto ed era partito.
<<E' andato via>> incalzai di nuovo. <<Gli ho dato quello che gli serviva. So già come agire.>>Calò un imbarazzante silenzio. Nessuno dei due disse altro. Un'ondata di calore mi si incollò addosso.
Quella che ci separava pareva una distanza siderale. Trattenni a stento un moto di sorpresa quando mi colse un impeto che mi attanagliò lo stomaco e tutto il resto, quando d'un tratto presi a pensare a come dovesse essere fare l'amore con lei. Non ci avevo mai fantasticato, perché mi pareva una velleità giovanile, un rito malato, noioso e inutile. Le scostai i capelli da una spalla e lasciai che la luce rilucesse sulla sua pelle color crema, assorbendola in un abbraccio. Sotto aveva una giacchetta di camoscio, di cui scostai il bavero per passarle le dita sul collo, e nello stesso momento mi piegai e le baciai la pelle appena dietro l'orecchio, ma lei si voltò, schematica ed esatta, come un preciso congegno a scatto. Allora la baciai. Lei non si mosse, stava in guardia, seguendo i miei movimenti e lasciandomi fare. Appena tentai di intensificare il bacio, ebbi l'impressione che il suo corpo si fosse svuotato e si lasciasse trasportare, come vittima dell'abitudine. Non rispose al mio bacio. Alla fine, mi posò delicatamente le mani sul petto e mi spinse, leggera. Fece per dire qualcosa, ma smozzicava ogni frase che le veniva alle labbra.La guardai pieno di delusione. Non credevo fosse gelosia quella che mi fece abbassare con un poderoso senso di sconfitta lo sguardo sul pavimento, bensì una sorta di orgoglio ferito. Mi sentii ben presto una nullità.
<<Scusa>> biascicai.La stavo aspettando, quella frase che avrebbe avuto sicuramente senso in quel momento, qualcosa come non ti capirò mai, Alessandro, perché, in tutta onestà, neanche io mi capivo più. Invece arrivò altro, stucchevole e bisbigliato come una cabala improvvisa:
<<Conosci un certo... Gorgione?>>
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I cinque nomi di Roma
Художественная прозаLa storia tratteggia le vite di cinque amici che vivono a Roma, un sottofondo pulsante e onnipresente, che annebbia agli occhi altrui le personalità di Maddalena, adolescente sensitiva dotata di poteri di chiaroveggenza, innamorata del bell'Alessand...