Capitolo 35

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  Le gambe mi facevano male mentre mi trascinavo dietro Kai , quasi zoppicando, durante il viaggio verso la stanza di addestramento. Con chi avrei dovuto lottare oggi? Mary? Il ragazzo con un Mohawk? O la ragazza carina dai capelli rossi? Non importava più ormai. Sarei stata comunque presa a calci in culo. L'unica cosa che sapevo era che non avrebbero lasciato che uno qualsiasi degli altri ibridi mi uccidesse. Ero troppo preziosa. Kai rallentò il passo, permettendomi di accorciare la strada fino a lui.Non aveva detto niente ieri dopo aver lasciato la mia stanza, ma ormai ero abituata al suo silenzio. Non riuscivo a capire, però. Non sembrava condividere nulla di tutto questo, ma non l'aveva mai confermato in modo definitivo. Forse era solo un lavoro per lui.Ci fermammo davanti alle porte che avevo ormai iniziato ad odiare.Prendendo un respiro profondo, le varcai quando aprirono. Non potevo evitare l'inevitabile. 

  Il sergente  aspettava all'interno, vestito con la stessa divisa che aveva indossato fin dalla prima volta che l'avevo visto. Mi chiedevo sene avesse una scorta infinita. Se no, doveva avere un conto chilometrico in lavanderia. Queste erano le cose stupide a cui pensavo sempre, prima di diventare un livido gigante. MConnel mi diede un'occhiata veloce. Dal breve scorcio del mio riflesso nello specchio annebbiato in bagno, sapevo di essere un disastro. Sul lato destro della mia faccia, la guancia e l'occhio erano di una brutta tonalità di viola, e molto gonfi. Il labbro inferiore era spaccato. Il resto del mio corpo sembrava un buffet di lividi.Scosse la testa e si fece da parte, permettendo al dottor Jason di controllarmi. Il dottore prese la mia pressione sanguigna, mi ascoltò respirare, e poi mi accese una luce negli occhi.-Sembra un po' peggio del solito,- disse, infilando il suo stetoscopio sotto il camice. -Ma può partecipare comunque allo stress-test-. -Sarebbe bello se in realtà lei vi partecipasse davvero,- brontolò uno dei ragazzi ai pannelli di controllo. -E non stesse solo lì impalata.- Gli scoccai un'occhiataccia, ma prima che potessi aprire bocca, il ergente tagliò corto. -Oggi sarà diverso-, disse.Piegando le braccia, fissai i miei occhi su di lui. -No. Non lo sarà. Io non li sto affrontando.-

  Il suo mento si alzò di scatto. -Forse ti abbiamo introdotto alla prova di stress in modo sbagliato.- -Accidenti,- dissi, sorridendo, in modo che i suoi occhi si strinsero.-Quale parte di tutta questa cosa non è sbagliata?-  -Non vogliamo che tu combatta soltanto per combattere, Becca.  Vedo che non sei disposta a ferire altri ibridi.- Un piccolo pizzico di speranza si accese dentro di me, come una piantina fragile che frugava attraverso il terreno. Forse questo tempo passato a sopportare, accumulando tutti questi lividi, aveva significato qualcosa. Era stato un piccolo passo che, probabilmente, non significava nulla per loro, ma tutto per me.-Nonostante ciò, dobbiamo vedere le tue abilità sotto stress elevato.- Indicò i ragazzi ai pannelli, e la mia speranza si schiantò al suolo e bruciò. D'un tratto la porta si aprì. -Penso che sarà più facile partecipare a questo test per te.- Oh Dio, non avevo voglia di camminare attraverso quelle porte, ma forzai un piede davanti all'altro, rifiutando di mostrare neanche un briciolo di debolezza.   

  La porta si chiuse dietro di me, e affrontai l'altra porta, in attesa, mentre tanti nodi si formavano nel mio stomaco. In quale assurdo modo avrebbero potuto rendere tutto questo accettabile? Non c'era niente che potevano fare per...In quell'istante, l'altra porta si aprì, e George la varcò.Soffocai una secca, amara risata su come lui si pavoneggiava nella stanza, prendendo appena in considerazione la chiusura della porta alle sue spalle. Improvvisamente le parole di MConnel circa l'essere più accettabile avevano senso.George aggrottò la fronte fermandosi davanti a me. -Stai proprio di merda.- La rabbia accumulata si scatenò. -E ne sei sorpreso? Sai cosa stanno facendo qui.- Infilò le dita tra i capelli mentre i suoi occhi si muovevano sul mio viso.-Bacca, tutto quello che dovevi fare era attingere dalla Fonte. Sei tu che lo stai rendendo più difficile- .-Sto facendo cosa?- La rabbia esplose dentro di me. La Fonte si agitava nella mia pancia, e sentivo rizzarsi ogni singolo pelo sul mio corpo. -Tu sei pazzo.-   

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