Capitolo 29

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 Lo seguii. -Come puoi dire questo con la faccia tanto seria?- Si sedette sul letto. -So cosa stai pensando, tu vuoi combattere contro di loro. Lo capisco. Lo faccio. E so che ti ho mentito su quasi tutto, ma non crederesti alla verità nemmeno se la vedessi. E una volta che lo farai, le cose andranno diversamente-.Non c'era niente a questo mondo che potesse mostrarmi perché cambiassi opinione, ma riconobbi anche l'inutilità di lottare contro lui su questo.

 -Ho bisogno di mettermi dei vestiti asciutti.-  -Ti aspetterò.- Lo fissai. -Non te ne starai qui mentre mi vesto.- Mi lanciò un'occhiata di irritazione. -Cambiati in bagno. Chiudi la porta.La tua virtù è al sicuro da me.Tanto  Mi fece l'occhiolino. "A meno che tu non desideri cambiare la situazione, e mi divertirei ad aiutarti. Da queste parti ci si annoia.Sai scopavi mene- Mi prudevano le mani dal desiderio di afferrare un posto poco femminile e torcerlo. Le parole che mi uscirono dalla bocca erano mie. Le sentivo.Ci credevo. -Un giorno ti ucciderò.-Promisi.  

 Nel momento in cui io e George uscimmo dalla mia stanza, due giovani militari ci affiancarono. Uno di loro era Kail. Vedere il suo viso familiare non mi provocò nessuna sensazione di affetto. Lui e l'altro ragazzo erano molto armati.Ci accompagnarono fino all'ascensore e allungai il collo, cercando di guardare intorno a loro per avere un'idea su ciò che mi circondava.C'erano diverse porte come la mia.

  Una mano pesante si posò nella parte bassa della mia schiena, facendomi trasalire.Era Kail.Mi lanciò uno sguardo che non riuscii a decifrare, e poi fui all'interno dell'ascensore, schiacciata tra lui e George. Non riuscivo neanche ad alzare la mano per spostare i capelli umidi e freddi che si erano attaccati al retro del mio collo senza colpirli.Kail si sporse in avanti, schiacciando un bottone che non riuscii a vedere a causa del suo corpo mastodontico. Mi accigliai, realizzando che non sapevo quanti piani avesse questo posto.Come se riuscisse a leggermi nella mente, George mi guardò. -In questo momento siamo sottoterra. La maggior parte della base è in questo piano, con l'eccezione dei due livelli superiori. Sei al settimo piano. I piani sei e sette sono alloggi per... beh, visitatori.- Mi chiesi perché mi stesse raccontando questo. La posizione doveva essere un'informazione importante. 

Era come... come se si fidasse di me con queste informazioni, come se fossi già una di loro. Scacciai la ridicola idea fuori dalla mia testa. -Vorresti dire che sono una prigioniera?-.Kail si mise accanto a me.George lo ignorò. -Al quinto piano vivono i kija e gli ibridi che sono stati integrati.- E sottoterra? Odiavo l'idea di essere sottoterra. Era come essere morta e sepolta.Mi mossi per uscire dietro di loro, un passo dopo l'altro mentre respiravo profondamente. George mi guardò con curiosità, ma fu Kail che mise la sua mano sulla mia spalla, guidandomi avanti in modo tale che non stessi dietro di loro, come se fossi in grado di dar loro una pugnalata da Ninja con un coltello invisibile.   

  L'ascensore si fermò e le porte si aprirono. Immediatamente percepi l'odore di cibo - pane fresco e carne cotta. Il mio stomaco ruggì con vigore, grugnendo come un troll.La fronte di Kail si sollevò. George rise.Le mie gote presero fuoco. Buono a sapersi: il mio senso dell'orgoglio e dell'imbarazzo erano ancora intatti. -Quando è stata l'ultima volta che hai mangiato?- mi chiese Kail. Era la prima volta che parlava da quando ero stata con lui e il dottor Jason.Esitai. -Non... non lo so.- Aggrottò la fronte, distolse lo sguardo non appena uscimmo lungo il corridoio illuminato. Onestamente non avevo idea di che giorno fosse ne da quanti giorni ero lì. Fino a quando non sentii l'odore del cibo,nemmeno quando fosse venuta la fame. -Ti incontrerai con il dottor Jason- mi disse George, iniziando a dirigersi verso sinistra.La mano sulla mia spalla si serrò e anche se avrei voluto toglierla,dovetti mantenere la calma. Kail sembrava sapere come si rompe il collo in sei secondi. Lo sguardo di George andava dalla sua mano al suo viso.

  -Prima prenderà qualcosa da mangiare- disse Kail. George protestò. -Il dottore ci sta aspettando. Così...-  -Può aspettare anche un paio di minuti in più in modo la ragazza possa mangiare qualcosa.-  -Come vuoi.-  George alzò le mani come per dire: questo è un problema tuo, non il mio. -Glielo dirai tu.-  Kail mi condusse a destra. Solo allora mi accorsi che l'altro giovane militare se ne era andato con George. Per un secondo, tutto girò quando iniziammo a camminare. Camminava come Matt, facendo passi lunghi e rapidi. Mi sforzai di mantenere il passo provando ad assorbire ogni dettaglio di dove mi trovassi. Il che non era molto. Tutto era bianco e illuminato da un brillante percorso di luci. Delle porte identiche si allineavano in entrambi i lati fino alla fine del corridoio. Il basso mormorio delle conversazioni dietro alle porte chiuse era a malapena percepibile.Il profumo del cibo si fece più forte e in seguito ci ritrovammo contro delle porte con doppio vetro. Lui la aprì con la mano libera. Mi sentivo come se fossi scortata all'interno dell'ufficio del direttore invece che dentro una mensa dall'aspetto piuttosto normale.

  Diversi tavoli squadrati e puliti erano divisi in tre file. La maggior parte di quelli davanti erano occupati. Kail mi condusse al primo tavolo libero e mi spinse verso il basso sopra una sedia. Non ero una grande fan dell'essere maltrattata e gli lanciai un occhiataccia. -Rimani qui- disse, e girò sui talloni.Dove pensava che potessi andare? Lo guardai camminare fino a lì davanti dove alcune persone stavano aspettando.Potevo ancora fare una corsa e correre il rischio pur non sapendo dove andare, ma il mio stomaco si agitò per protesta. Sapevo quanti piani c'erano sopra. Scansionai la stanza e il mio cuore sprofondò. Piccoli puntini neri di morte stavano da tutte le parti, e le telecamere non erano poi così nascoste. Qualcuno probabilmente mi stava guardando in questo stesso momento.Uomini e donne in camice da laboratorio erano intorno a me, nessuno di loro, al loro passaggio, mi diede più di un'occhiata superficiale. Mi sedetti scomodamente dritta, chiedendomi quanto fosse comune per loro vedere un adolescente rapita e spaventata a morte.Probabilmente più di quello che volevo sapere.  

  Kail tornò con un piatto di uova e pancetta in una mano e un cartone di latte nell'altra. E senza dire una sola parola mise tutto davanti a me e poi mi porse una forchetta di plastica.Fissai il piatto mentre lui si sedeva di fronte me. Un nodo mi si formò in gola mentre avvicinai lentamente la mia mano, che volteggiò sopra la forchetta. Di colpo pensai a quello che George mi aveva detto riguardo alla sua permanenza qui, su come ogni cosa fosse coperta di onice. Se ciò era vero? La forchetta era evidentemente inoffensiva, e già non avevo idea di cosa credere. - Va tutto bene- disse Kail.Le mie dita si avvolsero intorno alla forchetta di plastica e quando niente fece male, tirai un sospiro di sollievo. -Grazie.-

   Mi guardò, la sua espressione mi diceva che lui non aveva la minima idea del perché lo stessi ringraziando, e io stessa me lo stavo domandando. Rimasi sorpresa della sua gentilezza o almeno io vedevo questo gesto come bontà. Avrebbe potuto essere come George e l'altro  ragazzo che non mi hanno dato nulla con cui sfamarmi.Mangiai velocemente il cibo. Tutto era molto strano a un livello doloroso.Non parlò né distolse gli occhi da me nemmeno una volta, come se fosse in allerta per qualche fregatura. Non ero sicura di ciò che si aspettasse che facessi con un forchetta e un piatto di plastica. Una volta, il suo sguardo sembrava che fosse attratto dalla mia guancia sinistra e non ero affatto sicura del perché mi stesse fissando. Non mi ero guardata allo specchio quando mi ero preparata.Nella mia bocca il cibo che assaggiai sembrava segatura, e la mandibola mi doleva per il continuo masticare, ma pulii ugualmente il piatto, pensando di aver bisogno di energie.Quando finii di mangiare, lasciammo il piatto e le posate sul tavolo.

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