★Capitolo 14 Il Litigio★

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IGOR

Sono seduto sul letto, vedo mio fratello entrare nella stanza; con lo sguardo un po' spaesato chiedo: «Max, allora, devi parlarmi? Dimmi tutto ti ascolto!» Esprimo con una luce di curiosità negli occhi battendo la mano sul letto, indicandogli di sedersi accanto a me.
Il biondo con un’espressione seria, mi lancia un'occhiataccia con le braccia incrociate al petto. «Dunque per prima cosa, smettila di chiamarmi con quel diminutivo infantile, è noioso e troppo sdolcinato. Seconda cosa....» Si sofferma un attimo, poi con la solita espressione scostante, aggiunge: «Pensavo... Che ormai sei cresciuto, sei adulto, no? Perciò trovati un lavoro!» Dichiara a braccia conserte al petto.
Sgrano gli occhi da quel discorso assurdo; quelle parole mi feriscono tremendamente, offendendomi. «D'accordo, cercherò un lavoro, promesso! Ma ti prego abbracciami, mi manca il tuo affetto!»

 Maxim mi lancia uno sguardo glaciale. «Smettila. Detesto quando mi abbracci, sei troppo assillante, sei cresciuto ormai e queste sciocchezze infantili non dovresti più farle, non credi?» Sbuffando. Io resto a guardarlo deluso, con uno sguardo triste, e con un sorriso amaro. «Va bene! Da oggi non ti chiamerò più con il diminutivo,  e cercherò un lavoro. Mi vuoi bene?» Chiedo con la voce sommossa, sono sul punto di piangere.

Maxim con indifferenza, non risponde alla mia domanda, senza motivo mi lascia da solo.

Mi lascio cadere all'indietro sul letto; osservando il soffitto con lo sguardo nel vuoto. "Perché Max è così cambiato? Non capisco, detesta la mia sensibilità. Un tempo mi abbracciava sempre, giocavamo spesso insieme. Quei ricordi mi fanno tanto male”. 

Amareggiato esco dalla stanza, in soggiorno c'è Irina che prepara la cena, mentre Maxim guarda la Tv seduto sul divano, con un vassoio di blinis farciti alla ricotta e spinaci, mentre sorseggia della vodka.

Noto dalla finestra che piove, non volendo incontrare il solito sguardo freddo di mio fratello, prendo l'ombrello, il giubbotto marrone con pellicciotto e dico: «Irina, Maxim, io esco, vado a fare una passeggiata!»

Irina, accigliata mi guarda incredula: «Ma amore, sta piovendo, fuori fa freddo. Resta qui!»  Le sorrido e la saluto con la mano, uscendo di casa.

Apro l'ombrello, accendo una sigaretta. 
Con in mano l'ombrello proseguo il cammino, mentre la pioggia scrosciante cade dal cielo, con la sigaretta tra le labbra, sorrido e penso: “Vorrei sparire nel nulla, Maxim chissà se sparissi soffriresti? Ti mancherei?”
Sono immerso in questi tristi pensieri e, percorro il tragitto sul marciapiede fumando la sigaretta, mentre mi copro dalla pioggia con l'ombrello, a un tratto un'auto; una Volga rossa fiammante si ferma a poca distanza da me, il finestrino si abbassa, e  noto Aleska al lato guida. La giovane sorride. «Ciao Igor, che ci fai qui tutto solo? Piove a dirotto, vuoi un passaggio?»
Io arrossisco, e con timidezza rispondo: «Ehm, ciao in realtà volevo fare una passeggiata, ma la pioggia mi ha preso alla sprovvista, fortuna avevo l'ombrello, va bene accetto il passaggio, grazie mille, sei molto gentile», sorridendo, chiudo l'ombrello. Aleska sorride, mentre  io salendo in auto con timidezza: «Mi accompagni a casa?» Domando.

Aleska sorride. «Hm, dai facciamo un giretto, ti andrebbe di venire a casa mia?» Mi guarda negli occhi.
«Ehm, non so, facciamo il giro, poi mi accompagni a casa?» Chiedo e Aleska annuisce: «Va bene, piccolo andiamo!» Ingrana la marcia parte e sfreccia sull'asfalto bagnato.
Io osservo dal finestrino lo scorrere della pioggia.
Sono assorto nei miei pensieri.

ALESKA

Sto guidando e con un sorriso penso: “Che strano segno del destino, Igor poco fa ti stavo pensando. E adesso ti ho incontrato... Voglio condurti a casa mia, e lì fare l'amore con te, mio dolce bocconcino!”

Igor intimorito dal fatto che ho  gli occhi rossi, tremante come un adorabile coniglietto: «Oddio! Sei un Demone? I tuoi occhi sono rossi! Stammi lontana!»

 Freno, fermando l'auto nei pressi della mia abitazione e con uno sguardo serio osservo il ragazzo: «No, non sono un Demone, ma una Vampira!» Ribatto con nonchalance.

 Il ragazzo, appena sente la parola Vampiro, impaurito con le mani mima il segno della croce. «Nel nome del Signore. Stai lontana da me!»

Sorrido in modo malizioso, mentre sfioro il viso del giovane, che trema come una foglia. «Non farmi del male, ti prego!» Dice il ragazzo impaurito.
Gli scosto una ciocca di capelli rossi dal viso, gli sussurrò: «Non voglio farti del male, piccolo. Tranquillo puoi fidarti di me!» 

Il rosso apre gli occhi, li sbarra dallo stupore. L'ho appena baciato sulle labbra.
«Perché lo hai fatto?» Chiede incredulo.
 «Mi piaci da impazzire, vieni? Vuoi restare un po' con me? Dai poi ti riaccompagno a casa promesso!» il ragazzo sorride scendendo dall'auto e seguendomi lo conduco in casa.

ᴀɴᴏᴛʜᴇʀ ʟɪғᴇ #Completa (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora