9.

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«Ritorniamo a casa» mi chiede Jack
«No. Per adesso non voglio»
«Ma io dovrei ritornare dai ragazzi. Son venuto per accertare che stessi bene»
«Puoi andare. Tranquillo. Tornerò a casa dopo»
«Sicura che vada tutto bene?»
«Si Jack. Adesso vai» dico queste parole, e lui mi da un bacio nella guancia e poi si allontana.

Adesso non mi resta che camminare senza meta. È mio abitudine passeggiare a vuoto. Mi aiuta a rilassarmi anche quando sono nervosa o agitata.

Ricordo che quando ero una bambina, quando ancora avevo i miei veri genitori, e capitava in quelle volte di piangere anche per le minime stupidaggini, la mia mamma mi portava sempre a comprarmi un bel gelato, così come lo preferivo io. Mi tranquillizzavo sempre.

O quando il mio papà mi calmava portandomi al parco giochi e facendomi fare tutti i giochi che volevo, e mi sentivo la bambina più felice del mondo.

Di certo adesso non posso mica andare al parco giochi a calmarmi.

Entro in un bar e mi siedo in un tavolo, e ordino un gelato, nell'attesa che me lo portino una ragazza mi chiede, «Scusa non c'è posto. Posso sedermi qui oppure è occupato?» dice indicando la sedia difronte a me
«No no. Sono da sola. Puoi sederti»
«Grazie.» dice sedendosi
«Come ti chiami?» mi chiede
«Susan, tu»
«Sierra»
«Sei di qui?» le chiedo
«Si. Anche se ultimamente sono stata a Miami per una vacanza con i miei vecchi compagni di liceo. Sono appena tornata e prima di rientrare a casa ho pensato di passare da qua, per prendere qualcosa»
«Ah capisco.» Dico. È una bellissima ragazza. E il suo viso, i suoi lineamenti mi ricordano qualcuno, come se fosse familiare. Il suo volto lo è ma il suo nome no.
«Noi ci conosciamo?» le chiedo
«No. Non credo. Perché?»
«Perché a me sembra di conoscerti. Non saprei.»
«Potrei sapere il tuo cognome?» mi chiede
«Grier»
«Grier, Grier, Grier.... Si chiama così un amico di mio fratello, Nash mi pare che si chiami.»
«Si. È mio fratello»
«Sei la sorella di Nash? Ma non vi somigliate molto» dice.
«Si certo. Io non sono la sorella biologica. Io sono stata adottata da questa famiglia da piccola, e quindi ormai mi sento uno di loro.»
«Ah si. Certo. Devi sentirti una di loro. Sbaglio o hai un'altra sorella? Cris mi pare sì chiami»
«Stai parlando di Cristel?» chiedo
«Si si. Cristel. La conosco di vista»
«Capisco. Tu quanti anni hai?» chiedo
«Io diciotto. Tu?»
«Diciassette. Come conosci Nash?»
«Come ti ho detto prima, è l'amico di mio fratello»
«Chi sarebbe tuo fratello» chiedo
«Cameron»
«Come scusa?» chiedo scioccata. Adesso è spiegabile il suo viso familiare.
«Si, Cameron. Lo conosci?»
«No... Ce si, di vista» dico
«Ok. Ti va di scambiarci i numeri e sentirci di tanto in tanto? Visto che i nostri fratelli sono amici, perché non esserlo anche noi?»
«mmhh... Si certo» dico dandole il mio numero
«Io adesso vado. Torno a casa a salutare i miei. Ti chiamerò in questi giorni. Piacere di averti conosciuta»
«Piacere anche per me» dico sorridendole.
Mi saluta ed esce dal bar.
Io mi affretto a consumare la mia ordinazione, pago e vado via.

Mentre cammino per la strada mi squilla il telefono
«Pronto?»
«Pronto Susan. Sono Cristel. Dove sei?»
«In giro. E stai tranquilla sto bene.»
«Sicuro? Torna a casa»
«Tra un po' torno. A dopo» dico e riattacco.

Continuo a camminare per i fatti miei, quando un ragazzo di circa 20/25 anni, si avvicina. Un ragazzo alto, ma mai visto in vita mia.

«Se sola?» mi chiede
«Si. Per caso vedi qualcun'altro qui con me?»
«Ti conviene di non far la spiritosa»
«Vai via. Non ho voglia di parlare con gli estranei»
«Invece avresti voglia di divertirti un po'?»
A quella richiesta mi rabbrividisco. «No. Ho detto vai via» dico aumentando il passo
Mi afferra per il polso, e mi dice «E invece ti piacerà» dice stringendomi il polso ancora di più
«Ho detto lasciami. Mi stai facendo male»
Mi trascina con la forza in una strada stretta, «Adesso stai zitta» mi ordina
«No lasciami» grido
Lui invece inizia a toccarmi sotto la maglia
«Non toccarmi Bastardo» grido cercando di prenderlo a pedate.
«Brava ragazza. Sei ribelle. Adesso vedrai quello che ti farò grazie al tuo comportamento.»
«Ho detto lasciami» grido con le lacrime agli occhi
Ma lui non mi ascolta. Anzi con movimento abile apre con violenza la mia camicetta, strappandola del tutto, e inizia a baciarmi il collo e il petto. Io continuo ad urlare ma nessuno mi ascolta, nessuno mi sente.
«Ho detto non urlare buttana»
«Lasciamii bastardo» dico piangendo
«È un peccato non voler usare un corpo così bello» dice, continuando a baciarmi ovunque, e a leccarmi. Cerco di spostarmi, di evitare il suo lurido tocco, ma è troppo forte.
Inizia ad abbassare la zip dei miei pantaloni, ed io «Aiutoo» grido più che posso
«Bastardo lasciami»
Cerco di non farmi toccare ma è inutile. Sta per arrivare all'attaccatura del reggiseno, ma improvvisamente sento il rumore di un pugno e ritrovo il bastardo disteso a terra, con un ragazzo sopra che lo sta picchiando con violenza.
Sono terrorizzata. Tremo ancora dalla paura. Sento ancora le sue mani ovunque. Il bastardo ad un certo punto si arrende e scappa via. Il ragazzo che mi ha difesa si gira verso di me, e solo in quel momento capisco chi è. Cameron. Non posso crederci. Non riesco.
«Susan come stai?» mi chiede
Io ancora distesa a terra, mezza nuda, cerco di coprirmi ma non smetto di tremare e piangere

Lui si avvicina a me, e mi prende a mo' di sposa, «Stai tranquilla.» mi dice, e poi continua,
«Ci sono io»
Io riesco solamente a dire, «Por..rtami vi..ia» balbettando, appoggiando il mio braccio intorno al suo collo, e la mia testa sul suo petto.
«Stai calma. Ci sono io. Non pensarci più» mi dice
Continuano a scendermi le lacrime e a pensare le mani di quel porco su di me.

Mi porta in macchina, credo sia la sua. Per fortuna era parcheggiata nella stessa strada in cui tutto è successo, e nessuno ha visto nulla.

Io sono ancora mezza nuda, la mia camicetta è rimasta lì a terra, e pur volendola recuperare era ormai tutta strappata.

Lui mi guarda e poi vedo che si sfila la felpa, restando con una canotta di sotto, e me la porge, «Tieni, indossa questa per il momento, copriti»
Io la indosso, e riesco a sussurrare solo, «Grazie»... poi il buio. Chiudo gli occhi e mi addormento.

Ricomincio con te ||Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora