Cameron mi ha portata fuori, a passeggiare un po' insieme a lui, per calmarmi e farmi schiarire un po' le idee.
«Io penso che la cosa migliore per il momento sia andare a parlare con tua madre e chiedere spiegazioni»
«Non è mia madre»
«Si che lo è. Nonostante tutto ciò che nasconde, ti ha cresciuta»
«Mi ha cresciuta per la sua convenienza, non ha mai pensato che io fossi una bambina che aveva solo bisogno di qualcuno»
«I tuoi sono delle brave persone sicuramente a tutto ci sarà una giustificazione credimi»
«Nessuna giustificazione tollera il fatto di dover barattare una bambina in cambio di soldi. È una cosa orribile»
«Lo so, sono d'accordo con te, ciò che hanno fatto in sé è intollerabile ma tu non conosci le motivazioni. Prima di giudicarli devi ascoltare entrambi le versioni»
«Io non voglio ascoltare nessuno»
«Invece adesso andremo insieme a casa tua, e faremo ciò che è giusto»
«Tu vorresti venire con me?» chiedo
«Certo. Se poi non vuoi ti aspetterò fino a quando avrai risolto..»
«Ovvio che voglio che tu stia con me, che domande sono?!» dico fermandomi e abbracciandolo forte, proprio perché ne ho davvero bisogno.
«Senti andiamo adesso dai tuoi genitori. Prima chiariamo e meglio sarà per te»
«Per favore momentaneamente non chiamarli genitori»
«Non smetterò di chiamarli in questo modo perché per quanto ti possa dar fastidio ti hanno cresciuta con tutto l'amore che avevano»
«Lo sai che le cose non sono andate cosi»
«Io so solo che quelle persone che tu non ritieni in questo momento i tuoi genitori ti guardano come se fossi figlia loro»
«Ti prego non litighiamo per questo, perché non sarei in grado di sopportarlo»
«Non voglio discutere con te, voglio farti ragionare»
«Lo sai che sono testarda e che non ci riuscirai mai»
«Andiamo dai» dice guardandomi e sorridendoIn pochi minuti arriviamo davanti la porta di casa mia anche perché ci trovavamo nei dintorni.
«Suona al campanello» dico
«Perché non apri tu se hai le chiavi?»
«Avrei aperto solo se questa fosse casa mia» dico abbassando lo sguardo.
Lui non risponde, ma annuisce semplicemente, e poi suona e passano pochissimi secondi e mia madre viene ad aprirmi. In realtà mi sento terribilmente confusa perché non riesco a decidere come chiamarla.
«Tesoro, perché non hai aperto tu, hai la chiave o mi sbaglio?» dice aprendo la porta con un sorriso che quasi quasi mi fa dimenticare tutto quanto.
«Evita di chiamarmi così, perché non sono più il tuo tesoro, e probabilmente non lo sono mai stata» dico entrando seguita ovviamente da Cameron
«Susan che stai dicendo? Perché parli cosi?»
«Ma davvero non te ne rendi conto? Non hai un minimo di immaginazione? Anzi no, di consapevolezza...» dico guardandola dritta negli occhi
«Adesso spiegami cosa ti prende. Perché mi stai trattando in questo modo? Sono tua madre e non merito un simile trattamento»
«Bellissima affermazione, sei mia madre. Ad oggi dovrei chiamarti mamma o zia?» chiedo senza esitare nemmeno per un secondo. Il suo sguardo cambia immediatamente, diventa cupo, spaventato e terribilmente sorpreso.
«Tu? Come fai a dire queste cose?» chiede con le lacrime agli occhi.
«Come faccio? Forse dovresti chiedermi come sappia certe cose? Non ha importanza come» chiedo cercando di mantenere lacrime e controllo.
«Ti prego fammi spiegare...»
«No no, dopo undici anni che sto in questa casa adesso parlo io . Vorrei chiederti un sacco di cose che probabilmente tu nemmeno immagini. Perché intanto non mi hai detto che mia madre, quella che mi ha partorito, la donna che mi amava più della sua stessa vita era tua sorella? Perché non mi hai accettata subito? E soprattutto perché mi avete venduta in quel modo? Mi hai presa e accudita solo per soldi. Non voglio adesso che tu mi spieghi il perché di tutte queste azioni, se così possono essere definite, ma pretendo che tu me le confermi senza mentire, perché c'è un alta probabilità di perdermi per sempre»
«No, io confermo parola per parola, ma mi sento in dovere di giustificarmi su tutto» dice ormai piangendo.
«Sbrigati, non ho intenzione di passare il tempo non necessario in una casa con delle persone che non mi appartengono» dico autospezzandomi il cuore.
«Questa è e sarà per sempre la tua casa e la tua famiglia»
«Per favore, parla» ripeto mentre Cameron si avvicina cercando di trasmettermi pazienza, controllo e soprattutto sostegno
«Io ero solo una ragazza, circa la tua età quando ho conosciuto tuo padre, ma mia madre non ha mai accettato il fatto che io mi fossi innamorata di un uomo diverso dalle sue aspettative. Tua madre, cioè mia sorella si comportava esattamente allo stesso modo e in questa mia decisione non mi ha mai appoggiata, quando io avevo solo bisogno di conforto. Ho capito che dalla mia famiglia non ricevevo altro che dolore e disprezzo e per questo sono scappata qui a Los Angeles insieme a tuo padre, ci siamo sposati e abbiamo avuto Nash, la mia famiglia l'ha saputo solo dopo qualche mese. Non ho mai voluto rimediare ai miei errori, e riparare il nostro rapporto perché non mi sentivo pronta. Quando dopo qualche anno ho saputo che mia sorella era morta insieme al marito in un incidente stradale io ho sofferto forse come non mai in vita mia, perché in fondo anche se non abbiamo mai avuto un rapporto perfetto mi sono automaticamente sentita in colpa, perché ero consapevole che non avrei più riavuto una seconda possibilità con mia sorella. Ho sofferto ancora di più quando ho saputo che aveva lasciato una bambina di soli cinque anni. In quel periodo noi non stavamo passando un bel momento, perché economicamente non eravamo affatto stabili, e dopo qualche mese la morte di tua madre, quando tua nonna mi ha cercata chiedendomi, anzi pregandomi di prendermi cura di te, perché lei non ne era più in grado, e lì non è che non ti ho accettata, è che non potevo perché sapevo che nella nostra condizione non avevamo le possibilità per crescere una bambina, ma d'altro canto se fosse stato diverso, io sarei stata orgogliosissima di averti con me fin dal primo istante, perché per mezzo di te mi sono sempre sentita vicina a mia sorella.
La nonna capendo la nostra situazione molto difficile ha voluto in un certo senso che io mi prendessi cura di te ma a sue spese. Quando sei arrivata qui, sicuramente sono stata la donna più felice al mondo» dice piangendo e singhiozzando
«Mi dispiace ma io non riesco a crederti, io non riesco a fidarmi di te. Mi hai mentito per tutti questi anni, potevi benissimo raccontarmi tutto questo prima che lo facessero altre persone. Mi hai ferita, sono del tutto destabilizzata, sento la terra aprirsi sotto i piedi, sento di aver vissuto tutti questi anni nella bugia» dico mentre sento le lacrime scendere una per una.
«Credimi quando ti dico che crescerti per me è stata una delle cose più belle che abbia fatto in tutta la mia vita»
«Ma ti rendi conto cosa io possa provare in questo momento? A me non importa se è stato un orgoglio o semplicemente un'approfittazione, io so solo che non so più chi sono»
«Tu sei e resterai sempre nel mio cuore la mia bambina»
«La tua bambina? Tu hai mentito a questa bambina» dico urlando
«Io ho amato quella bambina più di qualsiasi cosa» risponde urlando anche lei
«Perché allora mi hai tenuto tutto nascosto? Perché? Credevi non fossi abbastanza intelligente da non capire?»
«Perché avevo paura di perderti, io ho preferito crescerti con tutto l'amore che potevo offrirti»
«Tutto l'amore che tu presupponi mi abbia dato, è svanito del tutto» dico ormai piangendo anch'io.
«Non dire così» dice completamente afflitta e con gli occhi gonfi a causa del pianto.
«Non intendo passare un attimo in più in questa casa, perché tutto quello che c'è qui non lo sento più mio. Non cercarmi più, dimenticati di me, di quello che hai fatto» dico per ultimo, senza nemmeno guardarla negli occhi, lasciandola tra le lacrime e uscendo da lì.
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Ricomincio con te ||Cameron Dallas
FanficSusan è una ragazza con un passato molto difficile. A causa di un incidente stradale a soli quattro anni perse la madre e il padre. Fu adottata tempo dopo da una famiglia di Los Angeles, cui ne fanno parte già due bambini, Cristel e Nash, figli biol...