CAPITOLO 10

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Tornare a lavoro non è stato semplice. Non riuscivo a guardare o a parlare senza balbettare leggermente con Jack. Ogni volta mi ritornavano in mente le scene del pranzo. Io che eseguo i suoi ordini, senza esitazione. Naturalmente, Jack non ha avuto grandi problemi. Il giorno dopo è tornato a trattarmi come sempre, solite frecciatine e soliti comandi. Dai più stupidi ai più impegnativi. È passato dal caffè al panino, dal cinese al giapponese, passando per il thailandese, vietnamita, messicano e portoricano. Ovviamente io, o lo assecondavo, o rischiavo di ucciderlo, e, ogni volta, sceglievo la prima opzione. Lo faccio per il signor Orlandi, mi ripetevo. Lo faccio solo per il signor Orlandi.

Anche con Nicholas la situazione era abbastanza tesa. Dal famoso pranzo aveva iniziato a guardarmi con... rammarico. Sembrava davvero dispiaciuto e, quasi, in colpa. Come se capisse perfettamente cosa avessi provato in quel momento.

Fortunatamente ho passato la maggior parte del mio tempo con Margherita, che da vera amica non ha fatto mai nessun tipo di domanda, ma mi ha supportato in tutto e per tutto. Abbiamo passato gran parte delle nostre giornate lavorative nella nuova sede a seguire i lavori di restauro, o in giro per negozi a cercare scrivanie, tavoli, sedie e tanti vari accessori particolari per gli uffici.

Sono passate tre settimane da quel giorno infernale e oggi ho trascorso tutto il pomeriggio a studiare fogli, tabelle e grafici, per l'eventuale primo investimento della Orlandi & Spencer.

"Jenny?" mi volto di scatto sentendo la voce di Nicholas, e lo vedo entrare in quello che sarà il mio futuro ufficio.

"Mi hai spaventata!" cavolo, il cuore non smette di battere. Per lo spavento o per Nicholas? Fottiti vocina di merda!

"Scusami, credevo fossi con Margherita."

"Ehm, no. Veramente... stavo studiando questi prospetti. Mi avevi detto che erano urgenti, quindi..."

"E perché sei qui?"

"Be', per il silenzio, visto che non c'è nessuno."

"Non c'è Jack."

"Anche." rispondo abbassando lo sguardo, e sembrano passare secondi interminabili in cui nessuno dei due ha il coraggio di dire qualcosa.

"Jenny?" mi chiama Nicholas, avvicinandosi e sedendosi a terra di fianco a me "Ti va di parlarmi di quello che è successo con Jack?"

Cosa? Non può avermi chiesto una cosa del genere. Che devo dirgli? Che sono andata al letto con il mio capo? Così magari crede che sono una scopa-capi e ci prova anche lui. Magari ci sta già provando! Ma che dici vocina? Zittisciti per favore, ed evita di sparare cazzate, grazie.

"Non... non credo sia una buona idea." rispondo semplicemente. E lui muove impercettibilmente le labbra, aggrottando la fronte. Sembra stia pensando.

"L'ho capito, eh..."

"Cosa?" lo interrompo.

"Che l'avete fatto. Non sono mica così stupido."

"Ah." Ah? È l'unica cosa cosa ti passa in testa? Di qualcosa di più intelligente, diamine.

"Posso farti una domanda personale?" mi chiede un po' titubante.

"Più personale di questa?"

"Sì, ancora di più. Non sei obbligata a rispondere." ok, è già qualcosa. Muovo la testa in senso affermativo, dandogli così il consenso di proseguire. "Ti... ti è piaciuto?"

Che cosa? E io dovrei rispondergli? Oh Signore, ti prego, fa che le terra si apra sotto il mio sedere, in questo preciso istante, e che io sprofondi giù. Oppure fai arrivare una tromba d'aria, e fa che io venga risucchiata. Non posso rispondergli, non posso proprio.

La mia nuova vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora