Sono ancora avvolta dalle muscolose braccia di Nicholas.
Mi stringe così forte che quasi non riesco a respirare. Eppure mi va bene, sento di aver bisogno di questo contatto. Così tanto, che anche io non posso far altro che stringerlo a mia volta.
Odoro il suo profumo.
È strano, il mio corpo reclama, brama questo odore, come se senza di esso non riuscisse a respirare, a vivere.
Ha sempre lo stesso profumo. Questa volta, però, la fragranza di spezie si mischia ad un altro odore, quello pungente del sudore. Deve essersi agitato. Forse ha corso. Ha corso per cercare me.
Quanto sono stata stupida ad andarmene così, senza una parola, senza un gesto. Deve essersi preoccupato, così come mi ha detto qualche minuto fa Carlo Alberto.
Sento le sue dita accarezzarmi la schiena, fino a quando la sua mano sale, sfiorando la nuca e i capelli, per poi scendere sulla sua guancia.
"Ehi" mi prende il mento tra l'indice e il pollice, alzandomi la testa verso la sua.
I nostri occhi si incontrano e brillano, come se si rivedessero dopo molto tempo.
Le sue labbra si incurvano leggermente all'insù, donandomi un lieve sorriso, per poi appoggiarsi alla mia fronte, baciandomi delicatamente.
"Come stai?" domanda, ancora con le labbra a contatto con la mia pelle.
"Bene." ed è vero, adesso sto bene. Ora, tra le sue braccia, sto veramente bene.
"Non farlo mai più." afferma, mentre mi allontana leggermente da lui, così da potermi guardare negli occhi. Solo ora noto che non si è cambiato, ne tantomeno disinfettato. Ha ancora la camicia bianca stropicciata, con qualche macchia rossa, il viso sporco, dal sopracciglio e dal labbro tagliati si intravede il sangue oramai secco, segni indelebili della sua lite con Jack.
"Scusa." e non so se mi sto scusando per essermene andata via o per il litigio con il suo migliore amico, avvenuto per causa mia.
"Non farlo mai più, promettimelo."
"Te lo prometto." giuro, mentre prendo la sua mano, ho bisogno di un suo contatto.
Come la stringo leggermente intorno alle mie dita, lui socchiude gli occhi, mentre nel suo viso compare una debole smorfia di dolore.
Porto la sua mano all'altezza del mio viso e noto le nocche spaccate.
"Che hai fatto?" quello che mi lascia perplessa è il sangue ancora fresco. Non possono essere ferite dovute allo scontro con Jack.
"Niente."
"Come niente? Nick, che hai fatto?" domando di nuovo, stringendogli appositamente la mano, con l'intenzione di fargli male. E ci riesco. Lo sento emettere un debole "Ah" per poi mordersi il labbro inferiore.
Lo guardo negli occhi, pregandolo di dirmi la verità. Sfidandolo, quasi.
"Sono tornato dalla cucina e tu non c'eri. Ti ho chiamata, cercata e quando mi sono accorto della porta aperta, jo capito che te ne eri andata e... ero incazzato! Eri qui fuori, di notte, non conoscevi il posto. E per di più eri da sola!"
"Ero con Carlo Alberto." lo interrompo.
"Ma io non lo sapevo! Poteva esserti successo qualsiasi cosa. Non riuscivo a calmarmi e..." prosegue, omettendo però quello che è successo alla sua povera mano, così lo incito, con un'altra stretta, a proseguire. "Ho dato un pugno alla porta."
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La mia nuova vita
ChickLit"Ho sempre pensato che ad un certo punto della vita tutti i sogni, le speranze e le aspettative che una persona avesse immaginato per sé stessa, si sarebbero realizzati. Ho sempre pensato che la speranza fosse davvero l'ultima cosa a morire. Finché...