Hope pov
I due uomini salirono a cavallo e dovetti correre per stare al passo dei cavalli in certi punti.
Perfortuna in poco tempo arrivammo a palazzo.
La gente di Oasis mentre attraversammo la città mi aveva insultato e lanciato cibi andati a male addosso.
Gli ero proprio simpatica...
Arrivati a palazzo i due principi lasciarono i cavalli a due servi e Sebastian mi trascinò dentro senza nemmeno guardarmi in faccia, egli continuava a conversare con il proprio fratello di tanto in tanto, come se non ci fosse.
Sebastian disse che aveva ucciso più gente di Ígnis e quindi aveva vinto la sfida fra i due, il secondo gli aveva risposto che io non contavo e quindi era una parità.
Stronzi insensibili.
Di scatto Sebastian si fermò e mi fermai appena in tempo altrimenti gli sarei andato addosso.
"Vado a divertirmi un po con la rossa, avvisa Ivy che siamo tornati, sarà arrabbiata con noi visto che l'abbiamo lasciata quí senza farla combattere.
L'abbiamo addestrata per niente" esclamò il biondo cenere sorridendo.
William annuí.
"Buon divertimento fratello".
Dopo queste parole il moro svoltò un angolo e scomparve.
Lo stile che usavano la gente di Oasis era molto classico.
Avevo ricopiato l'arte greca e l'avevano trasformata in qualcosa di marino e affascinante.
Lo vidi dalle colonne e dai vari disegni nelle sculture e parti della casa.
Sebastian si fermò di scatto ed entrò in una stanza trascinandomi dietro a lui.
Era una sala delle torture.
Mi guardai intorno e iniziarono a venirmi i brividi per la paura.
La stanza era ricoperta di armi, ne riconobbi una buona parte e sperai con tutta me stessa di non avere uno sguardo spaventato.
In mezzo alla stanza c'erano delle catene attaccate al pavimento.
Sebastian mi incatenò lí e andò a cercare qualcosa che lo attraesse per farmi del male.
Prese un collare, un coltello molto affilato, dei guanti di ferro che congelò e infine non poteva mancare una frusta.
Non smisi di osservare i suoi movimenti finchè non tornò da me.
Mise gli oggetti su un tavolo vicino e mi sorrise in modo diabolico.
"Il tuo nome dovrebbe indicare speranza e sono sicuro che tu sei la speranza della tua gente ma ti assicuro che quando avremo finito quí avrai solo il tuo nome e nessuna speranza" disse sogghignando.
"Sono quí per te fammi ciò che vuoi non perderò mai la speranza" dissi in tono gelido.
L'uomo dagli occhi azzurri ridacchiò.
"Regola numero uno: essendo il tuo padrone non puoi parlarmi se non ti do il permesso.
Ogni volta che non rispetterai una delle mie regole una persona della tua gente verrà uccisa" disse sogghignando.
Strinsi i denti e lo guardai con odio.
"Devo proprio spiegarti tutto? Nella tua piccola cittadina insignificante non avete gli schiavi o servi?".
Annuí.
"E allora abbassa lo sguardo nullità, sono il tuo padrone potrai ammirare la mia magnificenza solo quando te lo dirò io" esclamò in tono gelido.
Strinsi i pugni e abbassai lo sguardo in gesto di sottomissione.
Che razza di egocentrico.
Sebastian ridacchiò.
"Bene rossa ora guardami".
Ubbidii incontrando il suo sguardo soddisfatto.
Che stronzo.
Egli mi indicò il tavolo con gli occhi che brillavano di malvagità.
Ordinò gli oggetti e sorrise.
"Purtroppo non potrò usarli tutti insieme, non voglio farti dissanguare, dove starebbe il divertimento?".
Non mi sentivo affatto sollevata.
Quindi prima avrebbe usata la frusta, i guanti, il coltello e infine il collare.
A cosa serviva quel collare? Sembrava innoquo.
"Potrei farti andare in giro nuda come un verme ma sarebbe un gesto irrispettoso verso chi incontrebbe lo sguardo sul tuo corpo, sei orribile ti sei mai guardata allo specchio? Nessuno ti vorrebbe neanche scopare.
Fai ribrezzo, capisco perchè sei diventata una guerriera.
Non potevi essere una normale principessa perchè nessuno ti voleva" disse con tono schifato.
Il suo gioco psicologico era cominciato.
Prima di tutto voleva che mi sentissi una nullità.
Nonostante avessi capito il suo giochetto sentii una fitta di tristezza.
Non ero cosí male...
Avevo cominciato a combattere per dare il mio contributo al mio popolo, avevo avuto molti pretendenti ma avevo risposto a tutti che non volevo sposarmi.
Ero sollevata da una parte perchè non sarei stata la sua concubina ma dall'altra mi sentivo arrabbiata a non essere alla sua altezza.
Ecco ci stavo cascando in pieno, non dovevo dare retta alle sue parole.
Drizzai la schiena e tornai a guardarlo negli occhi con sguardo inflessibile.
Sebastian ridacchiò e prese la fruste che c'era sul tavolo.
La srotolò facendo cadere la fine per terra per farmi vedere quanto era pesante, spessa e quanto avrebbe fatto male.
Con la mano libera mi prese il viso e lo sollevò ghignando.
"È cosí facile intimidirti.
Ti farò perdere il controllo delle tue emozioni.
Questo sguardo impassibile che hai ora te lo leverò e al suo posto avrai il terrore di me".
Strinsi i denti e continuai a guardarlo negli occhi.
Non avrei ceduto tanto facilmente.
In un gesto intimidatorio fece schioccare la frusta per terra ma rimasi impassibile.
Egli si mise dietro di me e mi tolse l'armatura lasciandomi con i vestiti leggeri che avevo sotto.
Fece schioccare di nuovo la frusta per terra e poi la sentii prendere contatto con la mia pelle.
Emisi un gemito strozzato e strinsi i pugni decidendo di resistere e darli meno soddisfazione possibile.
L'uomo dai capelli biondo cenere ci mise ancora più forza ma non urlai.
Avevo subito un duro allenamento nella mia patria, più duro di tutti i miei uomini.
Era stato mio fratello a prepararmi e ora lo stavo ringraziando perchè riuscivo a resistere a questa tortura.
Resta sempre calma, non dare mai la soddisfazione al tuo nemico di vederti indebolita o addirittura crollata, anche se sei allo stremo delle forze rimani impassibile.
Questo mi ripeteva di continuo durante l'addestramento.
Questi pensieri mi aiutarono molto perchè riuscii ad isolarmi quasi del tutto e a non sentire dolore.
Ero calma, impassibile.
Sebastian non mi avrebbe avuto tanto facilmente.
All'improvviso sentii qualcosa rompersi.
Tornai al mondo reale e vidi Sebastian che aveva indossato i guanti fatti di ghiaccio.
Quello destro era sporco di sangue.
Sentivo il sangue scendere dal mio naso,faceva un gran male, me lo aveva rotto.
Il suo sguardo era furioso, si aspettava che cedessi subito.
Mi colpii di nuovo sulla guancia, sulle costole e sulla gola mozzandomi cosí il fiato.
Tossii disperatamente e ripresi piano fiato anche se le costole facevano un gran male.
Egli non si fermò.
Mi colpii le ginocchia rompendomi le ossa e mi ruppe le ossa delle braccia.
Durante tutto questo non potei fare a meno di gemere da dolore.
Ero sdraiata su un fianco e non riuscivo a smettere di tremare.
Cercai di muovermi ma non ci riuscii.
I capelli che ora mi arrivavano al collo erano sporchi di sangue e si erano appiccicati alla faccia.
Gemetti di nuovo quando mi colpii la spina dorsale.
Sembrava una furia, continuava ad attaccare senza mai fermarsi.
Avevo perso la sensibilità a tutto il corpo e sentivo che presto sarei svenuta o peggio sarei morta.
"E no non funziona cosí, rimani sveglia!" Sentii un suono flebile dalla bocca di Sebastian anche se pensai lo avesse urlato.
Mi buttò dell'acqua gelida addosso facendomi svegliare completamente.
Il principe di Oasis mi prese per la gola e mi attaccò al muro con grande violenza.
"Apri gli occhi è un ordine!" Sbottò tirandomi uno schiaffo in pieno viso.
Gemetti e feci un grande sforzo ad aprirli.
"Sei una delle prede più forti che mi siano capitate sotto mano, ed è per questo che sarà ancora più bello quando ti vedrò crollare grazie al tuo stesso potere" sussurrò sogghignando.
Lasciò la presa e caddi con un tonfo sul pavimento di marmo, ripresi a respirare e vidi Sebastian uscire chiudendo la porta a chiave.
Tentai di spezzare le catene che avevo ai polsi ma non ci riuscii.
Ero troppo debole.
Mi sistemai per terra e mi addormentai consapevole di aver firmato la mia condanna a morte.
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Hope
FantasyPREQUEL PHOENIX 460 a.c. Si dice che gli Arcadiani arrivarono intorno al 1300 d.c. sulla terra. Questa è una menzogna. Arrivarono molto prima verso il 300 a.c. Allora non esisteva una capitale, ma le cinque città battezzate dagli Arcadiani. Oasis la...