Hope Pov
"Era quello che volevo".
Mi tirò la tunica facendomi inginocchiare davanti a lui.
Mi mise una mano fra i capelli e me li accarezzò mentre io lo fissavo con sguardo assente.
"Vieni con me, ho un regalo per te".
Mi prese il polso e mi portó via.
Attraversammo parecchi corridoi e scale, appena varcammo la soglia della stanza capì i suoi intenti.
Eravamo nel suo laboratorio.
Intorno a me era pieno di provette che bollivano o congelavano, piccoli animaletti in gabbia e infine su un tavolo aveva le sue invenzioni.
Da quel tavolo prese un collare, lo stesso collare che avevo visto il primo giorno che ero arrivata.
"Si tratta di un semplicissimo segno di appartenenza se non si attiva.
Se si attiva questo collare abbasserà la temperatura del tuo corpo fino a farti svenire o peggio morire.
All'inizio progettavo di toglierti i poteri con questo ma non era abbastanza divertente".
Non ero affatto sorpresa delle sue parole.
Mi feci mettere il collare e rabbrividii quando sentii che si era attivato.
"È tutto apposto, era solo una prova, si attiverà solo quando lo vorrò io" disse compiaciuto.
Annuì.
Mostró con le mani il suo laboratorio con soddisfazione.
"Ci lavoro da anni, che ne pensi?".
Mi guardai intorno e un pensiero terrificante balenó immediatamente nella mia mente.
"Voi... voi volete fare degli esperimenti su di me?" Chiesi cercando di trattenere il panico.
Egli ridacchió.
"Solo se mi farai arrabbiare sul serio.
Ho un paio di cose che vorrei testare su di te, ma non mi sembra il momento adesso".
In ogni caso non avrei potuto oppormi.
"Credo che sia venuto il momento di giocare, andiamo" disse convinto.
Annuí e lo seguì nelle sue stanze.
Quasi non scoppiai a piangere quando vidi le mie spade e la mia armatura appese alla parete.
Vedevo la soddisfazione nel suo sguardo.
"Bello non è vero? Cosí ti ricorderai per sempre chi sei.
Ora spogliati è da troppo tempo che il tuo padrone vuole essere soddisfatto" esclamò sogghignando.
Mi tolsi gli abiti e aspettai di ricevere un nuovo ordine.
"Pancia in su, veloce".
Per un secondo non capii, ma poi mi stesi a pancia in su e lui si svestí velocemente salendo sul letto.
Facciamola finita...
Aveva il pene eretto e duro, deglutii e chiusi gli occhi.
Non volevo guardare...
Sebastian mi pizzicò un braccio e fui costretta a guardarlo.
Appena lo mise dentro richiusi gli occhi, faceva male.
Strinsi i denti e sentii di voler scoppiare a piangere quando affondó completamente dentro di me.
Mi aveva strappato via la mia verginità, l'ultima cosa che mi era rimasta.
Era inutile resistere, mi lasciai andare.
Lasciai che le lacrime scendessero sul mio viso e che i gemiti di dolore diventassero sempre più forti.
"Si... continua cosí..." gemette il biondo cenere andando sempre più a fondo con violenza.
Prima di venire, uscí da me e mi spruzzò il suo liquido addosso per marcarmi di nuovo immaginai.
Sebastian fece un verso di soddisfazione e poi mi guardò tornando a toccare il mio corpo.
"Ora sei diventata tutto e per tutto la mia schiava, dimenticati della vita qua fuori, ormai se una semplice umana" disse toccandomi i seni.
Rabbrividii e annuí.
Una delle sue mani si posò sul mio ciuffo di peli rossastri, scese fino a mettere un dito dentro di me.
Mi morsi il labbro inferiore.
"Voglio continuare a fotterti, vedere la tua espressione di puro dolore non ha prezzo".
Mise un secondo dito dentro facendomi mordere di nuovo il labbro.
"Chi sono io per te?" Chiese diventando serio.
Infilò un terzo dito.
Dal mio labbro scese del sangue.
Ero completamente sua, un oggetto, un gioco.
"Siete il mio padrone..." sussurrai.
Il biondo cenere sorrise.
Il suo liquido che avevo sul corpo ormai si era seccato, ma lo sentivo ancora sulla pelle, sopratutto fra i capelli.
Mi prese una mano e me la mise sul suo cazzo.
"Lo senti quanto è duro?" Mi chiese sogghignando.
Annuí.
"Cosa dovrei fare ora secondo te?".
Posai lo sguardo sulla mia mano e feci fatica a non sospirare.
"Fate ciò che volete sono la vostra schiava..." mormorai affranta.
Il dominatore dell'acqua non se lo fece ripetere due volte, tolse le dita che fino a pochi secondi fa stavano dentro di me e ci infilò il suo pene andando immediatamente a fondo.
Il dolore fisico sarebbe passato ma quello della mia anima sarebbe rimasto per sempre.***
Dormì per terra nuda come un verme mentre Sebastian dormì comodamente nel suo letto.
Solo quando mi dette l'ordine di andarmene io lo feci.
Andai in cucina, quella mattina era il mio turno di lavorare lì.
"Quindi ora è una di noi?" Sentì dire da una serva.
"Oh si le voci girano, il padrone l'ha scopata ben due volte ieri".
Sentì ridere le due serve e le ignorai continuando a fare quello che stavo facendo.
Era possibile che neanche quì le persone si facessero i fatti propri?***
Nel pomeriggio andai a pulire le stalle.
Fu abbastanza nauseante come cosa, non le pulivano da molto e c'era un sacco di merda.
Ma lo feci lo stesso.
Dopo aver pulito le stalle, spazzolai i cavalli.
Mi erano sempre piaciuti i cavalli, avevo un cavallo di nome Storm, mi chiedevo se era ancora in vita.
Mi accorsi che il sole stava tramontando, dovevo sbrigarmi a tornare.
Mentre stavo tornando dentro il castello vidi William spostare un po di pietre e prendere un quaderno, il moro si sedette e cominció a scrivere.
Chissà cosa stava scrivendo.
E perchè si nascondeva?
Scossi la testa e tornai dentro.
Non erano affari miei.
Entrata dentro decisi di andare direttamente in camera, non avevo molta fame.
Oltrepassando un corridoio vidi Nora ma continuai per la mia strada.
Forse anche lei stava ridendo del mio dolore e della mia disfatta, come tutti del resto.
Aveva avuto ragione Tara a ripudiarmi, avevo fatto diventare il popolo del fuoco lo zimbello delle cinque città.
Ero stata una sciocca ad accettare l'offerta di Sebastian.
Avrei dovuto pensare solo a me stessa.
Volevo essere un eroina ma ero soltanto un ingenua e come tale ora ne avrei pagato le conseguenze.
"Se vuoi posso darti un unguento per il dolore..."
Era stata Nora a parlare? Si era stata proprio lei.
Mi guardava timidamente come se volesse essere ancora mia amica.
"Senti... io non so cosa ti passi per la testa ma non ho bisogno di essere curata come un cucciolo ferito.
È finita, ho pensato agli altri prima di me stessa.
Sono stata troppo altruista.
Dovevo pensare solo a me, avrei evitato tutto questo...
Godi anche tu di quello che sono diventata:
"Hope l'umana".
Ridi anche tu di me.
Ti ho fatto del male, ti ho messa in pericolo, sii felice perchè ormai è finita per me" mormorai affranta.
Un forte schiaffo mi arrivó sulla guancia.
Ero così patetica che persino lei voleva picchiarmi?
La guardai sbalordita mentre lei mi guardava con rabbia.
"Hai fatto quello che pensavi fosse giusto fare.
Hai scambiato la tua vita per quella del tuo popolo, hai rinunciato ai tuoi poteri per salvarmi la vita.
Essere altruisti non è un male, non tutti rideranno di te, molte persone ti ammireranno per il tuo coraggio!
Abbi il coraggio di affrontare le tue scelte e vivere questa vita perchè è meglio vivere che essere morti" sbottó la bionda.
Non riuscivo a capire se mi stava consolando o rimproverando.
"Io non mi sto lamentando, mi sono solo arresa.
Nessuno potrebbe ammirarmi, sono uno scarto ormai.
Perchè mi stai parlando?".
Ella tornó a guardarmi con un sorriso timido.
"Volevo sapere come stavi...
E tu non sei uno scarto...
Ti stanno accadendo cose orribili, non voglio lasciarti sola..."sussurró.
Scossi la testa.
"No Nora, sappiamo entrambe che ti succederà qualcosa di brutto se proverai a essere mia amica.
Voglio stare da sola, pensare solo a me stessa.
È così che deve andare.
Non voglio fare la vittima, voglio essere solo realista, non voglio più intromettere nessuno in questo casino" mormorai.
"Hope...
Il principe ti distruggerà, hai bisogno di un supporto, una spalla su cui piangere.
Io voglio solo essere quella spalla perchè tu mi hai salvato, sei una persona buona Hope".
La guardai con gli occhi lucidi.
Non potevo lasciarglielo fare.
Sospirai.
"Ti ringrazio per la tua offerta ma appunto perchè lui mi porterà a distruggermi ancora di più, voglio soffrire solo io.
Dimentichi che sono stata io a metterti in pericolo.
Non sono un eroina, perfavore pensa alla tua vita e io penseró alla mia vita.
Sei stato molto gentile ma non posso permettermelo" sussurrai.
La sorpassai e continuai il mio cammino senza guardarmi indietro.
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Hope
FantasyPREQUEL PHOENIX 460 a.c. Si dice che gli Arcadiani arrivarono intorno al 1300 d.c. sulla terra. Questa è una menzogna. Arrivarono molto prima verso il 300 a.c. Allora non esisteva una capitale, ma le cinque città battezzate dagli Arcadiani. Oasis la...