2- Shawn Mendes

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Quella sera chiudo il locale alle tre di notte senza essere minimamente stanca, continuo a rivivere ogni secondo passato con quello sconosciuto sorridendo ogni tanto e scuotendo la testa per quanto questa storia potrebbe sembrare ridicola se qualcuno l'avesse osservata da fuori eppure non ho mai provato nulla di simile. Era esattamente quello che mi ci voleva per sentirmi meglio.
Non riesco a non pensare a quanto sia stato tutto così facile con lui, di quanto abbiamo parlato, riso senza neanche conoscerci davvero.. non credevo fosse possibile trovarsi in quel modo con una persona, come se fosse parte della tua vita da tanto, la sensazione mentre guardi qualcuno che deve per forza diventare parte della tua vita, che è fatto per esserci.
Può mancarti qualcuno che hai visto solo una volta?
Probabilmente la risposta è no. Ma in lui c'era qualcosa davvero di familiare, sono sicura di averlo già visto, di aver già sentito la sua voce o forse è solo un modo del mio cervello di giustificare il fatto che ci siamo presi fin da subito.
Cammino fino alla mia auto parcheggiata davanti al locale, per le strade non c'è nessuno e fa davvero caldo per essere settembre. Quando sono entrata per il mio turno oggi pomeriggio non vedevo l'ora di uscire per mettermi a studiare invece adesso vorrei ricominciare la giornata da capo per essere sicura di rivederlo. Ha detto che sarebbe tornato e ci spero davvero perché mi si attorciglia lo stomaco all'idea di non rivederlo.
Il mio cellulare squilla. Kayla.
-'pronto kay'- dico aprendo la portiera della mia scassatissima berlina.
-'ciao, è molto tardi stai tornando?'-
Dimenticavo che Kay, la mia coinquilina di quattro anni in più di me va in crisi se faccio tardi. Dice che questa zona non va bene per me, ogni volta che non la avviso quando esco va in iperventilazione, è un po' come avere una sorella maggiore.. con i pro e i contro che comporta. Sento più lei che i miei genitori, a volte mi chiedo se lei sia in realtà una spia assoldata da loro per controllarmi.
-'sto bene tranquilla, sto salendo in auto e aspetta... no non c'è nessun serial killer sul sedile posteriore si vede che la mia macchina fa talmente schifo che li tiene lontani.'- la prendo in giro.
-'qualcuno è di buon umore.'- mi fa notare e posso immaginare il suo sorrisetto dall'altro capo della cornetta.
-'non sono sempre di buon umore?'- chiedo mettendo in moto, come al solito ci impiego tre ore per farla partire.
-'in genere fingi, stavolta sembri particolarmente euforica.. non è che ti sei fatta una canna vero?'- si agita.
Scoppio a ridere.
-'no ho provato un altro tipo di droga.. ti spiego quando torno a casa ok? Adesso guido, non vorrai distrarmi mentre sto guidando.'-
-'sarà meglio che tu mi dia qualche spiegazione quando torni'- dice fingendo un tono autoritario.
-'certo, a dopo mamma'-
Metto giù e accendo la radio. Non so perché ma è bloccata sempre sullo stesso canale di musica hard rock, è da quando l'ho presa in un negozio di auto usate che è così, forse è anche per questo che l'ho pagata poco, per questo e per il fatto che rischia di cadere a pezzi da un mometo all'altro. Tengo il volume basso per evitare di diventare sorda mentre guido per le strade deserte.
Chissà dov'è adesso... sembrava di fretta quando è andato via. Penso, ma poi mi impongo di smetterla, lui si è già dimenticato di me, dovrei fare lo stesso anch'io con lui.
Tengo la mente impegnata cercando di fare una scaletta mentale di tutto quello che dovrò studiare stanotte... domani devo andare al campus e dare un esame di psicologia, potrei fare un'unica tirata fino a domani mattina per ripassare. Che programma allettante.
Arrivata a casa parcheggio l'auto nel vialetto e scendo trascinandomi per la stanchezza fino alla porta di ingresso che Kay mi ha lasciato aperta. Le luci sono spente, deve essere andata a dormire, meglio così almeno posso risparmiarmi il racconto per domani mattina, se lo ripetessi ad alta voce ricomincerei a pensarci ed è il caso di evitare.
Prendo il libro di psicologia e mi butto sul letto, mi ci vogliono due minuti prima di crollare di faccia sul libro aperto.

Il mattino dopo mi sveglio di colpo ancora vestita come la sera prima, la mia camera di solito sempre ordinata è un disastro.
-'merda.'- dico scollandomi il libro dalla faccia. Prendo al volo il cellulare e constato con orrore che avrei dovuto essere al campus dieci minuti fa.-'merda'- di nuovo.
Mi cambio al volo e senza neanche guardarmi allo specchio corro giù dalle scale con il libro che mi ha fatto da cuscino stanotte.
-'ciao kay, scappo sono in ritardo.'- non aspetto nemmeno una sua risposta e corro in auto.
Giro la chiave ma la macchina dopo vari tentativi non parte.
-'dai dai ti prego berly.. ti prego.'-
Niente. Dannazione.
La macchina di Kay è dal meccanico quindi non posso prenderla.
Mi passo una mano sulla faccia ancora sconvolta per il risveglio traumatico ed esco dall'inutile berlina.
-'grazie per la collaborazione'-
Se mi sbrigo posso arrivare in tempo per la secnda ora e pregare Raynolds di farmi recuperare il test domani, come se quell'uomo avesse un cuore, ogni volta che mi vede sembra che stia guardando un parassita succhia tempo.
Già che sono in ritardo mi fermo a prendermi un caffè da Starbucks. Per arrivare al campus mi tocca fare molta strada meglio assicurarsi di non svenire e perdere così del tempo utile.
Prendo un caffe doppio contando le monete per essere sicura di averne abbastanza per il pranzo guadagnandomi occhiatacce dalle persone in fila. Loro ovviamente sono abituati a dare pezzi da cento per un caffe giustamente dato che siamo nella zona più ricca della città. Il campus è qui mentre casa di Kayla, che io sto occupando stando in affitto da lei, è parecchi isolati di distanza.
Cammino guardandomi intorno e sorseggiando il miol caffe facendo attenzione a non guardare il mio riflesso nelle vetrine per resistere alla tentazione di mettermi un sacchetto della spazzatura in faccia, è sempre meglio guardarsi allo specchio prima di uscire di casa anche quando si è in ritardo. Mentre attraverso la strada da un auto escono le note di shape of you e la mia mente ritorna indietro a giorno prima per l'ennesima volta. è tutta colpa di quel ragazzo, se non fosse stato così carino, divertente e... insomma perfetto non mi sarei dimenticata la sveglia e non sarei in questa situazione.
Forse oggi lo rivedrai. Dice una vocina molto stupida nella mia testa.
Passo davanti a uno degli alberghi più lussuosi della città, è stato la prima cosa che mi ha colpito di questa città appena arrivata, a Milano non avevo mai visto nulla del genere, è enorme, in vetro, con luci che escono da ovunque di colori diversi, mi chiedo quanti milioni possa costare una stanza qui dentro. Suppongo che non lo scoprirò mai. Però davanti all'ingresso c'è qualcosa di insolito: un vero e proprio esercito di ragazzine sta bloccando l'ingresso, mai visto così tante ragazze urlanti.
Davanti all'ingresso a bloccare praticamente tutta la strada c'è un pullman enorme con i vetri oscurati, le porte del pullman si sono appena chiuse e le ragazzine urlanti continuano ad gridare verso i vetri cose tipo –'i love you'-
Poi in coro invocano tutte lo stesso nome.-'shawn, shawn!'-
Per curiosità guardo verso i finestrini oscurati senza ovviamente vedere nessuno dentro, mi faccio largo tra la calca per passare lungo il marciapiede senza successo così costeggio quel robo dall'atro lato dove stranamente non c'è nessuno. Mi chiedo chi possa essere a far andare in delirio così tante persone, il pullman parte dopo un po' passandomi di fianco mentre continuo a camminare di gran passo verso il campus con il mio caffè ormai freddo.
Quando arrivo Reynolds ha appena ritirato i test.
-'buon giorno'- dico con il fiatone bloccandolo prima che esca dall'aula.-'mi dispiace tantissimo, sono rimasta a piedi.'-
-'alla buon ora Anna, è il secondo esame che salti.'-
-'lo so mi dispiace moltissimo.'-
-'la tua situazione è critica lo sai, il preside ha chiuso un occhio sui mancati pagamenti per il tuo rendimento scolastico ma se dovesse calare non sarà così transigente.'-
-'lo so è che..'-
-'sei un'allieva brillante Anna, non lo dico per rimproverarti mi dispiacerebbe se dovessi lasciare la scuola, fai in modo che non accada. Domani mattina alle otto in punto recupererai il test ed è meglio che vada bene intesi?'-
Annuisco umiliata dalle sue parole.
Odio questa situazione. Devo fare il doppio della fatica degli altri per evitare di essere buttata fuori, l'unico motivo per cui non lo hanno ancora fatto è la possibilità di una borsa di studio che non posso perdere. I miei hanno fatto talmente tanti sacrifici per mandarmi qui e pagarmi i primi mesi di affitto che non potrei mai chiedere loro altri soldi perché so che non li hanno ma che venderebbero persino la casa se sapessero che ho bisogno di soldi e non posso portargli via altro.
-'grazie.'- dico a denti stretti.
-' a domani'- saluta pratico il professore.
me ne vado a lezione di storia cercando di prendere appunti e prestare attenzione, non penso a nient'altro. Il buon umore di ieri sera sta iniziando a sfumare.
Kayla viene a prendermi dopo il lavoro con la macchina appena uscita dal meccanico.
-'brutta giornata?'- chiede quando salgo.
Faccio un'alzata di spalle.
-'wow, davvero brutta, che ne è stato del buon umore di ieri sera?'-
Non rispondo nulla ma le lancio solo un'occhiata, indossa un vestito pieno di fiori colorati, un paio di occhiali da sole enormi che nascono gli occhi verdi e porta i capelli castani legati in un enorme crocchia sulla testa.
-'ok, se ne è andato, ne parliamo un'altra volta. ti ho comprato i muffin!'- dice porgendomeli con cautela come se potessi morderla.
Una gioia finalmente.
Addento il muffin con le gocce di cioccolato di Murphy's, i miei preferiti.
-'hai migliorato la mia giornata'- sbiascico con la bocca piena.
Arrivata a casa faccio una doccia e mi preparo per andare al lavoro, oggi devo cercare di finire presto per ripassare psicologia il meglio che posso. Devo guadagnarmi quella sedia? Bene me la guadagnerò così non dovrò sentirmi un ladro ogni volta che varco quella porta.
Mi soffermo fin troppo davanti lo specchio e addirittura metto un po' di mascara che per me è un evneto perché non mi trucco mai. Mento a me stessa dicendo che è perché semplicemente mi va ma so bene che non è per me che lo sto facendo.
Con lo stomaco in subbuglio comincio il turno alle quattro.
Ogni volta che il campanello della porta suona alzo lo sguardo speranzosa ma ogni volta non entra mai la persona che sto spettando. Le altre due cameriere sono indaffarate a servire i tavoli così io comincio a preparare i cocktail al bar da servire. Le ore passano e con loro si affievolisce ogni speranza, è come se mi fossi aggrappata a quella speranza per recuperare il sorriso, frse era davvero una specie di droga per il buon umore e adesso ne avrei davvero bisogno di un'altra dose.
Continuo a guardare l'orologio, quando arrivano le otto manca solo un ora alla fine del mio turno e sento il cuore farsi pesante per la delusione. Lui non tornerà.
Volto le spalle all'orologio e mi alzo sulle punte per raggiungere una bottiglia di liquore troppo in alto, quando finamente riesco nell'impresa mi rivolto e a momenti faccio cadere la bottiglia.
Seduto al bancone c'è lui. Indossa una camicia grigia che rende piena giustizia al fisico asciutto, i capelli sono tirati su in un ciuffo perfetto e i suoi occhi sono ancora meglio di quanto ricordassi, un marrone dorato che ipnotizza. Soprattutto illuminati dal sorriso che ha stampato in faccia, un bel cambiamento da come è entrato ieri sera. Quando riesco a staccare gli occhi da lui mi accorgo che Non è da solo ma con due amici, uno dai capelli biondi e lunghi e un altro biondo con i capelli più corti e più magrolino ma con due adorabili fossette sulle guance.
Il suo sguardo si posa su di me che tengo ancora la bottiglia in bilico in una mano.
-'ciao'- dice allargando il so sorriso. Oddio la sua voce. Faccio un respiro profondo mentre ilcuore batte all'impazzata e sento le mani sudare tanto che è e meglio liberarsi subito di questa dannata bottiglia.
-'ciao'- dico in un verso strozzato ma poi me ne rendo conto e mi schiarisco la voce prima di ripeterlo.
È davvero qui, è tornato. Vorrei abbracciarlo ma ovviamente non lo faccio.
-'niente spettacolo oggi?'- chiede sporgendosi verso di me che inspiegabilmente sono finita attaccata al bancone di fronte a lui. Quando dico che c'è una forza misteriosa che mi attira a lui sono seria.
-'no... l'arte è per pochi, poi non potevo esibirmi senza la mia partner che ieri hai fatto a pezzi.'- ribatto cercando di sembrare sciolta.
Lui fa una breve risata. I due ragazzi vicino a lui si scambiano un' occhiata che non riesco a decifrare.
-'volete qualcosa da bere?'- chiedo.
La musica è abbastanza alta e devo gridare leggermente per farmi sentire da loro.
-'tre birre'- dice il ragazzo dai capelli biondi lunghi rivolgendomi uno strano sorriso.
-'ok...'- ribatto abbastanza in difficoltà, non mi è ben chiaro cosa stia succedendo, e credo neanche a occhi dorati perché lo guarda come volesse ucciderlo.
-'non ci siamo presentati.'- interviene l'altro.-'sono James'- finalmente entriamo in argomento nomi.
-'piacere, Anna'- dico stringendogli la mano. Occhi dorati guarda le nostre mani stringersi evitando accuratamente di guardarmi in faccia senza la minima intenzione d presentarsi. Non vedo quale sia il problema, ci si presenta alla gente tutti i giorni. Ha qualche problema con il suo nome? Potrebbe chiamarsi anche Marcovaldo e per me non farebbe una piega. Rivolgo un sorriso a James e mi volto a prendere le birre dal frigo.
-'dovresti..'- sento dire alle mie spalle.
-'non ancora'- ribatte la voce che so abbastanza con sicurezza a chi può appartenere.-'potrebbe cambiare qualcosa.'-
Torno da loro con le tre birre e gliele lascio appoggiate al bancone.
-'allora Anna, che musica ascolti?'- chiede il ragazzo con i capelli biondi lunghi guadagnandosi un' altra occhiataccia da occhi doro, sembra si stia divertendo un mondo.
-'ehm..'- comincio a dire ma poi Sam, appena entrato nel locale mi chiama.
-'Anna al tavolo due.'- ordina mentre ride e scherza con due uomini appena entrati.
-'un attimo finisco..'-
-'subito.'- ribatte. Adora fare il capo davanti alla gente.
Faccio un respiro profondo alzando gli occhi al cielo.
-'stronzo'- dico in italiano per non farmi capire ma occhi doro sorride, consoce l'italiano?
-'scusate torno subito'- dico scocciata.
Al tavolo due ci sono due ragazzi giovani, sono abbastanza vicini al bancone.
-'cosa vi porto?'- chiedo.
Uno dei due ragazzi mi squadra da capo a piedi e devo trattenermi dal mandarlo subito da qualche parte.
-'due birre tesoro, comunque bel culo'- risponde l'altro.
-'arrivano, comunque vaffanculo'- dico con un sorriso prima di voltarmi per andarle a prendere.
-'tutto ok?'-. chiede occhi doro quando torno dietro al bancone. Sembra davvero preoccpato e guarda in un modo molto strano quei due al tavolo. Sembrerebbe quasi infastidito... in tal caso siamo in due.
-'si ci sono abituata... qui le persone alzano sempre un po' il gomito.'-
lui annuisce poco convinto prendendo una lunga sorsata dalla sua birra mentre non perde d'occhio quei due.
-'per caso sei preoccupato?'- non resisto dal chiedergli mentre stappo le bottiglie.-'hai la stessa espressione seriosa di quando sei entrato ieri'-
I suoi occhi tornano su di me meno minacciosi.
-si per caso sei preoccupato?- gli ripete james
Lui scuote la testa e continua a bere per non rispondere.
Porto le birre ai due deficienti e poi quello che prima si era limitato a guardare fa una mossa davvero del cazzo, mentre sto passando mi palpa il culo in modo molto evidente. Mi blocco e prima che possa tirare giù la mano gliela storto dietro la schiena e lui finisce di faccia sul tavolo.
-'non osare toccarmi mai più, chiaro?'-lui non risponde così faccio ancora più pressione sul tavolo.
-'scusa..'- sbiascica.
-'chiaro?'- ripeto mentre l amico si sta divertendo troppo per intervenire.
-'chiaro.'- dice il coglione così lo libero dalla presa.
-'molto bene.'-
Come se niente fosse me ne vado.
Occhi d'oro e gli altri due mi guardando praticamente a bocca aperta.
-'che c'è? Mio padre è un agente, mi ha insegnato qualche trucco per farmi rispettare, meglio imparare se sei alta poco più di un metro e sei una ragazza'- mi giustifico.
-'beh amico... noi andiamo eh?'- dice capelli lunghi dando una pacca a occhi d'oro trattenendo a stento una risata.-'io sono Geof comunque. È stato un piacere.'-
Saluto entrambi e poi rimaniamo soli, ricominciamo a parlare e man mano le persone iniziano a sparire, ci siamo solo noi due. Parliamo di musica e scopro che abbiamo praticamente gli stessi gusti, ridiamo quando il ragazzo di prima viene a pagare tenendosi a debita sicurezza e comincio a fagli un elenco delle mie peggiori figuracce e lui delle sue così scopro che anche lui ha un equilibrio abbastanza precario.
A un certo punto della serata non ci sono quasi più clienti quindi mi siedo sullo sgabello di fronte a lui.
-'ci speravo...'- dico dopo un po' prima che il coraggio svanisca.-'che tornassi.'- dico gicoando con uno dei braccialetti che ho al polso senza guardarlo in faccia.
Lui non dice nulla così mi convinco a dargli un occhiata veloce e noto che mi sta guardando con un mezzo sorriso sulle labbra.
-'io speravo di trovarti'- risponde avvicinando il mio sgabello al suo prendendomi di sorpresa. –'è così facile parlare con te.'- aggiunge guardandomi fissoe fermando la mia mano che continua a giocare freneticamente con il mio braccialetto. La sua mano avvolge completamente la mia accarezzandola, la sua pelle calda e liscia a contatto con la mia, stavolta più a lungo di ieri. Il cuore rischia di rompermi qualche costola, alzo lo sguardo dalle nostre mani ai suoi occhi e poi automaticamente alle sue labbra così vicine.
-'è facile parlare con te.'- ribatto con un filo di voce.
-'ti ho vista oggi'- dice dopo un po'.
-'davvero?'- chiedo stupita.
Non so cosa sta succedendo, siamo vicini e anche tanto ma il suo pollice scorre leggero sul dorso della mia mano e il cuore comincia a rallentare non sono agitata sto bene, davvero bene.
-'si, eri a piedi con un bicchiere di caffè sembravi di fetta . Non avevi l'aria felice.'- dice.
Devo fare un attimo mente locale per ricrdarmi dov ero stamattina e cosa stavo facendo come se la mia mente non volesse andare indietro nel tempo prima del momento in cui lui è rientrato nel locale.
-'io non ti ho visto... '- ammetto con una punta di disoacere, vederlo mi avrebbe fatta sentire meglio.-'questa giornata non è cominciata molto bene'- dico.-'diciamo che sta finendo meglio di quanto mi aspettassi'- ammetto con un sorriso.
-'sono d'accordo. Come è possibile che parlare con te mi faccia così bene?'- chiede più a se stesso che a me incredulo.-'era da tanto... troppo tempo che qualcuno non mi guardava in questo modo.'-
-'che vuoi dire?'- chiedo arrossendo.
-'vedendo chi sono davvero, tu lo hai capito dal primo momento in cui mi hai guardato, hai visto la parte di me che gli altri non vedono mai, che neanche si accorgono che io abbia. Pensavo fosse solo perché non sapevi chi ero ma in realtà... in realtà non penso sia solo per quello'- dice particolarmente serio.
-'sono abbastanza confusa'- ammetto senza capire.
Il suo cellulare squilla e lui risponde senza distogliere gli occhi dai miei.
-'arrivo, aspettatemi fuori.'-
Si alza dallo sgabello e pur titubante lascia la mia mano.
-'aspetta'- dico quando mette giù.-'non puoi andartene senza avermi detto il tuo nome, non di nuovo.'- dico fermando la sua mano prima che lasci la mia.
Lui mi sposta una ciocca di capelli dietro a un orecchio guardandomi incerto.
-'forse se ti dicessi chi sono cambierebbe qualcosa e non voglio'- dice sincero a poca distanza dal mio viso. Le gambe potrebbero cedermi da un momento all'altro, non so più come si respira.
-'mettimi alla prova'- ribatto cercando di non fissare le sue labbra.-'abbiamo parlato per ore mi devi dire almeno come ti chiami..'- insisto.
Lui si allontana un po' di più da mesi dopo averci pensato ancora per un po' si decide a parlare con un'espressione rassegnata stampata in faccia.
-'sono Shawn Mendes'-
Lo fisso per qualche secondo poi il mio cervello, anche se in ritardo ricostruisce tutto. La sua voce e il suo volto familiare, mi ha vista stamattina, la canzone che abbiamo ballato.... Come ho fatto a non riconoscerlo? Ho anche ascoltato la sua musica, non sono mai stata davvero una sua fan sfegata, ma mi è sempre piaciuto quello che scriveva... come diavolo ho fatto?
Lui rimane in attesa di una qualche reazione che non avviene.
-'ti aspetti che io inizi a urlare e saltare sul posto?- chiedo divertita dalla sua espressione.
-'avevi un'aria familiare, adesso capisco perché... mi piace la tua musica ma mi è piaciuto molto di più parlare con te.
Sul suo viso si allarga un mezzo sorriso soddisfatto e senza preavviso si avvicina tanto da potermi baciare ma non lo fa o meglio lo fa ma sulla guancia...
-'per che cos'era questo?'- dico rimanendo immobile.
-'il mio buona fortuna per stasera. Tu verrai.'- risponde scostandosi di poco da me e guardandomi dall'alto della sua altezza.
-'cosa?'- dico stupita
-'voglio che tu venga al mio concerto.'-
-'non sai nemmeno chi sono'- ribatto ancora sotto shock. Tra poco mi sveglio ne sono certa nel mio solito sottoscala e questo sarà un sogno.
-'sono diventato piuttosto bravo a capire le persone velocemente, la mia vita si svolge in modo frenetico, il tempo mi scappa dalle mani... ma qui con te per un attimo si è fermato.
-'potresti scriverci una canzone'- ribatto ironica totalmente in difficoltà e nello stesso tempo senza parole per quello che mi sta dicendo.
Lui mi rivolge uno dei suoi sorrisi ma continua determinato.
-'voglio che tu venga al concerto e passi con me il resto della serata, non so cosa succederà, non so chi sei ma non posso immaginare di uscire da quella porta senza la sicurezza che ti rivedrò.'-

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