29- Punto.

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Continuo a guidare nonostante le lacrime agli occhi limitino la mia visuale, voglio mettere più chilometri possibili tra di noi.

Non solo ha creduto a quella storia ma ne ha approfittato per consolarsi con Savannah, quanto gli ci è voluto? Nemmeno un giorno a quanto pare. Diceva di fidarsi di me invece non ha dubitato due secondi che fossi stata io... e quello che ha detto... non potrò mai dimenticarlo. Sono talmente sconvolta che non vedo uno stop e vado dritta, un'auto esce dalla strada laterale e io inchiodo di colpo per evitare di finirle addosso.

Rimango immobile staccando le mani dal volante. Ci è mancato poco....

Chiudo gli occhi prendendomi il viso tra le mani mentre dietro di me le macchine cominciano a protestare. Devo darmi una calmata o non arriverò a casa intera, devo tornare in me.

Lui ha trovato la persona giusta per lui, qualcuno di cui non deve vergognarsi, che non deve nascondere... qualcuno alla sua altezza che non ha bisogno di firmare nessun contratto per poter stare con lui. Mi sono fidata con tutta me stessa... lui non ci è riuscito. Non so se è per quello che le persone gli hanno fatto passare ma io non lo avrei fatto. Avrei potuto farlo, potrei tutt'ora tradirlo e probabilmente non avrei più problemi economici per il resto della vita ma il solo pensiero di fargli una cosa del genere mi uccide e mi fa schifo nello stesso tempo.

Riappoggio le mani sul volante stringendolo con forza e impedendo alle altre lacrime di scendere.

È stato bello.

Mi sono illusa.

Ma non è mai stato reale.

Metto di nuovo in moto la macchina, stavolta decisa a non pensare nulla e ci riesco. Metto in muto i pensieri con fin troppa facilià come se il mio cervello fosse d'accordo perché non potrebbe sopportare il loro peso.

Continuo a guidare senza fermarmi correndo più del solito, per quanto Berly me lo permetta, Kayla mi chiama e anche mia mamma ma non rispondo.

Non ho voglia di parlare.

Il viaggio è più breve di quanto ricordassi, forse perché non ho nessuna voglia di arrivare a casa.
Quando arrivo nei paraggi però non parcheggio nel vialetto ma poco prima perché ora che sono qui, che l'adrenalina è scesa, che sono a casa ma non sa più di casa il dolore torna. Devo sfogarmi adesso una volta per tutte perchè una volta varcata la porta non potrò più farlo, rientrata dovrò smettere di stare male, dovrò essere forte.
Cosi Mi accuccio sul volante e piango, do libero sfogo a tutto quello che ho provato da ieri mattina quando sono uscite quelle foto, al dolore per quello che ha detto Shawn, al modo in cui sorrideva a lei, a come sentire il mio nome non gli facesse ne caldo ne freddo, alla sua mano che stringeva quella di Savannah, al modo in cui mi ha guardata quando sono scappata via... lascio che tutto mi travolga nello stesso tempo consapevole che dovrò andare avanti, che alla fine le mie paure erano fondate. Che lui aveva ragione: non puoi fidarti di nessuno e io ho commesso l'errore di appoggiarmi a lui convinta che non mi avrebbe lasciato cadere e invece lo ha fatto.

-'eccola eccola è li!'- sento gridare da fuori la mia auto.

Alzo la testa di scatto dal volante e solo ora mi accorgo della marea di fotografi e giornalisti davanti a casa mia.

Non è possibile penso scuptendo la testa. Non adesso.

I giornalisti si son accorti che sono in macchina così mi affretto ad asciugare le lacrime guardandomi nello specchietto retrovisore. Non devo dare loro questa soddisfazione anche se credo sia troppo tardi dato che ho già visto dei flash.

Esco dall'auto a testa alta chiudendo di scatto la portiera.

-'state perdendo tempo'- taglio corto cercando inutilmente di passare in mezzo a loro che mi hanno accerchiata.

Like This | Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora