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"My heart stops when you look at me
Just one touch, now baby I believe
This is real, so take a chance
And don't ever look back, don't ever look back."
TEENAGE DREAM – KATY PERRY

ASHTON
"Cazzo, quanta gente", sbottò Alaska, sbirciando da dietro una cassa, con Blue alle sue spalle, a sua volta intenta ad osservare la piccola folla radunata sotto il palco. Era la prima volta che venivano nel backstage e potevo capire la loro eccitazione.

"Non è che una piccola parte della gente che ci sarà al concerto", dissi, raggiungendole, le bacchette della batteria già in mano, pronte per ritmare i cuori di migliaia di persone a tempo di musica.

"Merda!" imprecò Allie con la sua solita finezza, facendo ridacchiare alcuni membri della crew ancora impegnati a sistemare le ultime cose prima del soundcheck. "Fossi in voi mi starei cagando sotto in questo momento", ancora risate. Era così da quando quei due tornado avevano messo piede nell'arena: battutacce, prese per il culo a destra e a manca e risate, tante risate.

"Dieci sterline che almeno uno di loro dovrà cambiare mutande prima dell'inizio del concerto", scommise Blue, allontanandosi dalla cassa, seguita da un'Alaska estremamente divertita. "E dieci sterline che sarà Michael."

"Grazie per la fiducia, stronza", commentò il diretto interessato, che stava accordando le sue chitarre seduto su uno sgabello.

"Io scommetto che sarà Calum", resse il gioco Alaska dando una pacca sul culo al bassista, impegnato ad allacciarsi una scarpa e quindi nella posizione giusta per una sonora pacca sul sedere.

"Hai già perso, bambolina", rise Calum afferrando i fianchi di Alaska e chiamandola con uno dei nomignoli che lei tanto odiava, il tutto per infastidirla.

"E perché mai?" chiese Blue, godendosi un'Alaska infastidita che cercava di allontanare il neozelandese a schiaffi, che il ragazzo stava tentando con tutto sé stesso di evitare.

Calum lanciò un'occhiata divertita a Blue, afferrò le braccia di Alaska e si chinò sul suo orecchio. "Perché non porto le mutande", rivelò, a voce abbastanza alta perché tutti sentissimo la sua confessione da vecchio marpione depravato, facendoci scoppiare a ridere e facendo urlare Alaska, che si allontanò il più possibile da lui.

"Fai schifo", commentò Mali, che era seduta a terra a sfogliare una rivista di acconciature della nostra hair stylist.

"Ma prima le avevi, Cal", sbottò Nia, genuinamente confusa, scatenato un'ondata di ululati e fischi, che la fecero, suo malgrado arrossire e che, con mia sorpresa, fecero arrossire anche Calum.

"Grande, Cal!" esclamò Dom, uno della crew, spingendo il carrello con le innumerevoli chitarre di Michael verso il palco.

Non c'era davvero mai stata un'atmosfera così leggera e frizzante in un backstage. Tutti erano stati influenzati dalla presenza delle nostre ospiti, persino io, che dovevo continuamente lottare contro il cattivo umore, grazie a loro ero riuscito ad allontanare di un soffio la tristezza, ritrovando un sorriso sincero. Ovviamente solo Gemma avrebbe potuto riportarmi sula cresta dell'onda, senza la sua mano nella mia ero inchiodato ad un scoglio nel più profondo degli oceani.

Una piccola pacca sulla spalla mi riportò alla realtà e io voltai il viso verso Luke, che mi sorrise incoraggiante, uno degli auricolari già nelle orecchie, l'altro che gli pendeva da una delle spalle ampie ricoperte dalla t-shirt a righe. "Carico, fratello?" mi chiese.

"Come sempre", risposi io, osservandolo spostare lo sguardo su un soggetto preciso, una Blue dai capelli folti legati in una treccia lunga e fibrosa che confabulava animatamente con una Nia e una Rena con lo stesso sorriso furbo sulle labbra della mora. Ma lo sguardo di Luke non era nemmeno lontanamente per le sorelle Lovelis, no, era tutto per Blue, e la guardava come se volesse contare ogni singolo capello che le ricopriva la nuca, come se volesse catalogare ogni fibra del vestito nero che questa indossava.

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