15.2

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"I wanted to be a better brother, better son,
Wanted to be a better adversary to the evil I have done,
I have none to show to the one I love,
But deny, deny, denial."
POLARIZE - TWENTY ONE PILOTS

ALASKA

"Allie?" mi chiamò qualcuno ed io grugnii, il suono che più rispecchiava la mia anima da camionista. Gli occhi però rimasero chiusi, non potevo attivare tutti i sensi insieme di prima mattina.

"Alaska?" chiamò ancora Blue con voce assonnata, punzecchiandomi la gamba. Io mossi l'arto per scacciare le sue dita impertinenti.

"Sto dormendo", gracchiai, non riuscendo ad articolare bene le parole.

"Mi stai rispondendo", mi fece notare Blue, la voce della mia coscienza.

"Questo non prova niente", farfugliai cercando di raggomitolarmi il più possibile sul divano, affondandoci la faccia per sfuggire alla poca luce che filtrava dalla finestra del salotto di Blue.

"Signora Clifford?" provò ancora Blue ed io emisi un verso di frustrazione, alzandomi a sedere e socchiudendo gli occhi umidi per la stanchezza.

"Che cazzo vuoi?" le chiesi, guardandola aprire gli occhi a sua volta dall'altra estremità del divano, le braccia strette intorno ad un cuscino. I capelli erano una vaporosa cascata di nodi corvini.

"Hanno suonato alla porta", proruppe lei, l'espressione confusa e strapazzata.

"E quindi?"

"Bisogna andare a vedere chi è", rispose lei, semplicemente, sgranando gli occhi color miele.

"E dovrei andarci io?" domandai, confusa dalla sua logica.

"Oh, grazie di esserti offerta, davvero gentile", commentò la ragazza, chiudendo gli occhi di scatto e raggomitolandosi ancora sul divano color crema, il fare di chi non ammetta repliche.

"Ma siamo a casa tua!" esclamai, contrita.

"Ottimo spirito di osservazione", mi prese in giro lei, sempre tenendo gli occhi chiusi. "La porta", mi ricordò poi.

"...insopportabile", borbottai, lanciando di lato la coperta di pile e tirandomi in piedi, barcollante. "Prima o poi mi dovrete spiegare perché tocca sempre a me andare ad aprire...", continuai il borbottamento, ripensando alla mattina prima, quando era toccato ancora a me andare a vedere chi bussasse alla porta della camera d'hotel, malgrado anche Michael avrebbe potuto benissimo farlo, "...mi farete uscire di testa", conclusi e Blue ridacchiò, allungando le gambe per occupare tutta la lunghezza del divano, ora libero dalla mia persona.

"Io e chi?" domandò la ragazza, ora visibilmente più comoda.

Io strappai da sotto ai suoi piedi la coperta che avevo avuto addosso fino a pochi secondi prima e me la buttai sulle spalle, dato che dovevo aprire la porta. "Siete solo voi due che mi fate impazzire, prova ad andare per esclusione", le risposi, burbera.

"Aspettano alla porta", mi fece notare, beatamente, strattonando la sua coperta a coprire la zazzera nera scompigliata.

"Spero sia il primo ministro che viene a congratularsi per il nostro ritorno in patria", borbottai ancora, guardandomi intorno alla ricerca di un altro corpo addormentato e, nel mentre, spostandomi verso la porta. "Dove cazzo è, Mali?" domandai, facendo scattare la chiave nella serratura.

"Kay è venuta a prenderla... tu stavi già russando sul divano", mi comunicò la mora.

Spalancai la porta e, davanti, il nulla. "Abbiamo perso il nostro visitatore", comunicai alla padrona di casa, facendo un passo avanti per controllare la strada e urtando inavvertitamente qualcosa con il piede.

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