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"Just a touch of your love is enough
To knock me off of my feet all week
Just a touch of your love, oh
Just a touch of your love, oh
Just a touch of your love is enough
To take control of my whole body."
TOUCH - LITTLE MIX

HARRY

Non si è mai veramente pronti per certe situazioni.

Non importa se ti prepari, non importa se sai che arriveranno, non importa se tenti con tutto te stesso di proteggerti in anticipo dal dolore; quando arriva, lo senti. Lo senti profondamente, lo senti dentro, lo respiri e ti circola nelle vene.

E cosa puoi farci? Nulla se non provarlo.

Ed era esattamente ciò che stava facendo Blue.                                                                                        
Stava provando dolore, lo stava vivendo e non potevo fare nulla per fermarlo, così come non poteva fare nulla lei. Andava provato ed era giusto così.

L'unica cosa che potevo fare per lei in quel momento era esserci e io c'ero con tutto me stesso.

C'ero, ero lì, con lei tra le braccia ed avrei fatto di tutto. Non fermare il dolore, perché sarebbe stato impossibile, ma provare ad alleviarlo, pian piano. Provare a renderlo meno soffocante e starle accanto finchè esso, pian piano non se ne fosse andato, lasciandole il tempo di riprendersi completamente in mano la sua vita.

"Shhh", mormorai dolcemente al suo orecchio, mentre facevo passare la carta magnetica di fronte alla serratura della mia stanza, attento a non far cadere la ragazza tra le mie braccia.

In tutta risposta lei emise un singhiozzo sommesso, ma riuscii a percepire lacrime silenziose continuare a bagnarle gli occhi, per poi scenderle sulle guance e finire sul mio petto, lasciato leggermente scoperto dalla camicia che stavo indossando.

"Va tutto bene", mormorai ancora, entrando nella stanza per poi allungare un piede e richiudere la porta dietro di noi.

Feci qualche passo avanti, poi mi fermai nel piccolo corridoio che ci avrebbe portati alla camera da letto ed abbassai lo sguardo sul suo volto, leggermente coperto dai capelli scuri e poggiato delicatamente sul mio petto.

Sembrava sfinita, era sfinita.

Osservai i suoi occhi, che nonostante fossero chiusi, trasmettevano una tristezza infinita, incapaci di trattenere le troppe lacrime che stava involontariamente versando, nel tentativo di far scorrere il dolore fuori dal suo corpo.

"È colpa mia..." sussurrò con voce spezzata, aprendo con fatica gli occhi per incontrare i miei.

Non appena il suo castano chiaro, incontrò il mio verde, fu come se un coltello mi si fosse piantato nel cuore. Tutto d'un tratto. Dolore puro.

Scossi la testa ripetutamente, incapace di trovare le parole adatte per spiegarle che niente era colpa sua. Era solo la vita ad essere incredibilmente bastarda a volte.

"Dovevo capirlo, dovevo..." provò ancora a parlare, ma neanche lei, come me, sapeva cosa dire.

Scossi la testa un'ultima volta, per poi abbassarmi nuovamente su di lei e lasciarle un bacio sulla fronte.

Chiuse gli occhi e tentò di assorbire quel po' di calore che quel mio gesto le aveva dato, ma era troppo poco. Aveva bisogno di più, lo sentivo, e avevo intenzione di darglielo.

Senza riflettere più di tanto, mi voltai verso destra, aprendo la porta del bagno per poi entrarci, con lei ancora tra le braccia.

Avanzai fino a raggiungere il lavandino di fronte a noi e lentamente, con molta delicatezza, la feci scendere dalle mie braccia, aiutandola a sedersi di fronte a me, sul cassettone sotto di lei. Posai gentilmente le mani sulle sue cosce e le divaricai quel tanto che bastava per posizionarmi tra di esse e riuscire a guardarla direttamente in volto.

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