"You walked into the room
And now my heart's been stolen,
You took me back in time
To when I was unbroken,
Now you're all I want
And I knew it from the very first moment."
CAN I BE HIM – JAMES ARTHURASHTON
"Tu attenti alla mia vita", mi lamentai con il fiato corto, quando Gemma uscì dal bagno con indosso solo reggiseno e mutandine di pizzo color carne.
Al mio commentò lei si fermò di colpo sulla porta, non capendo esattamente a cosa mi riferissi.
Io mi alzai a sedere sul letto su cui ci eravamo spalmati appena tornati dalla gita allo zoo, bisognosi l'uno del corpo dell'altra, completamente sopraffatti dalla necessità di perderci nei meandri dei nostri corpi, di amarci con tutta la forza possibile e immaginabile, visitando mondi preclusi a coloro che avevano bandito l'amore dal loro cuore.
Sorrisi come un deficiente passando gli occhi sul suo corpo, che si tese come una corda di violino alla carezza delle mie iridi. Anche da quella distanza, potevo compiacermi dell'effetto che avevo su di lei, sublimato nella pelle d'oca che le aveva ricoperto gambe e braccia.
"Wow", esalai, piantando infine gli occhi nei suoi, liquidi di desiderio e stupore.
"Piantala", mi intimò, mordendosi le labbra per negarmi il sorriso, ma riuscendo solo a metterlo più in mostra. Gattonai sul letto verso la pediera, cercando di imitare l'eleganza di uno di quei leoni dello zoo a caccia di carne fresca.
"Ashton, piantala", mi intimò di nuovo, spostando lo sguardo dal mio e puntandolo sul suo borsone aperto poco lontano.
Prima che potesse dirigersi verso questo, le mie braccia scattarono e le mani le afferrarono la vita come possenti zampe di felino affamato, trascinandola verso di me. Lei rise, cercando di fare un po' di resistenza, ma lasciandosi comunque acciuffare. Emisi una sorta di ruggito e le morsi con delicatezza un fianco nudo, facendola sobbalzare e portandola ad afferrarmi i capelli per farmi allontanare da lei e permetterle di vestirsi.
Il morso si tramutò ben presto in una carezza di lingua docile e gentile, un assaporare adornato di fusa della sua pelle di pesca, così morbida dopo essere stata massaggiata a lungo dal bagnoschiuma. "Ash, faremo tardi..." cercò di dire, ma io scelsi proprio quel momento per alzare la posta in gioco e sfiorarle con la punta della lingua il capezzolo nascosto dietro l'abbraccio fin troppo proibitivo del bel reggiseno dall'ottima fattura.
Allungai le mani sulle sue cosce e l'aiutai a scavalcare la pediera in legno e a raggiungermi sulle coperte verde smeraldo, quelle su cui appena un giorno prima l'avevo ritrovata e avevo potuto toccarla di nuovo, dopo giorni in cui la paura che mai più mi sarebbe stato concesso un tale onore aveva regnato sovrana.
Improvvisamente mi tirò leggermente i capelli con le mani, per farmi scostare la bocca dal suo seno e portarla sul suo viso, le cui labbra mi resero immediatamente loro prigioniero.
Il trillo che indicava l'avviso di un messaggio si propagò nella stanza, superando senza sforzo il volume molto basso della televisione, che avevo guardato un po' mentre Gemme era nella doccia.
"Devo rispondere", borbottò lei, posando però nuovamente le labbra sulle mie dopo aver parlato, come se a quel dovere non credesse nemmeno lei. Non quando c'ero io intorno, almeno. Riscuotendosi per un attimo dalla lussuria, riuscì ad allontanare il viso dal mio, il quale, orfano di baci bollenti, si fiondò ad assorbire quel poetico calore direttamente dalla pelle del collo della ragazza, che si era allungata verso il comodino per afferrare il telefono. "Oh mio Dio!" sbottò, spingendomi via, questa volta definitivamente, per poi saltare come un fulmine giù dal letto. "Harry è già qui!" spiegò, affrettandosi verso il suo borsone.
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give me love
Fanfiction[SEQUEL di photograph] "Amare è essere egoisti", aggiunse dopo una breve pausa, cercando le parole giuste, "perché per quanto tu possa volere che l'altra persona sia felice, la sola idea che possa esserlo con qualcuno che non sei tu, ti disgusta."