"I don't believe, I don't believe it
You left in peace, left me in pieces
Too hard to breathe
I'm on my knees right now."
SAME OLD LOVE – SELENA GOMEZMALI
Partenza ritardata, grandioso. D'altronde non mi era mai capitato di essere fortunata con gli aerei. Di solito il mio volo era sempre quello che veniva cancellato.
Oltre al danno, mi era toccata anche la beffa, ossia il dover restare intrappolata nella sala d'aspetto con centinaia di persone stipate in ogni angolo, senza potermi allontanare per non perdere l'aereo e costretta a restare in piedi vicino al mio trolley, l'unico passatempo quello di scorrere la bacheca di Instagram e osservare gli individui che mi circondavano.
Era come se la vita notturna della sera prima si fosse spostata tutta in quella sala, pronta a tornare alla propria vita lontana dalla lussuria e dal peccato di Las Vegas. C'erano uomini e donne d'affari tutti impettiti che sbraitavano al telefono o che digitavano intensamente sul proprio portatile; c'erano comitive di amici dall'aspetto stravolto dai bagordi, che sonnecchiavano tutti ammassati per terra; c'erano coppiette così zuccherose da dare il voltastomaco e altre che nemmeno si guardavano in faccia, impegnate probabilmente ad aggiornare lo stato della loro relazione su Facebook da 'felicemente fidanzato' a 'relazione complicata'.
"Perché hai il rossetto?" sentii una vocina domandare poco lontano da me, parole che attirarono la mia attenzione. Una bambina di circa sei anni era in piedi di fronte ad un uomo dal capo rasato appollaiato a terra, un piccolo borsone al suo fianco, la camicia viola leggermente aperta sul petto glabro e pallido; la cosa più curiosa di lui non era però l'inusuale abbigliamento colorato, ma il rossetto rosso che gli tingeva le labbra e i glitter sulle palpebre appesantite da elyner e ciglia finte. "Il rossetto non è da ragazze?" rettificò ingenuamente la bambina.
L'uomo sorrise. "Come ti chiami, gioia?"
"Hanna", disse lei, le braccia paffute strette intorno alla sua tigre di peluche.
"Beh, Hanna, ti ringrazio per essere venuta a chiedermelo invece di restare a guardarmi come se fossi un alieno come hanno fatto tutti gli altri", le disse semplicemente, il tono di voce volutamente alto e penetrante. "Sai, anche se non sono una ragazza, mi piace mettermi il rossetto, quindi lo faccio. Mi piace vedere il mio viso colorato e luminoso, mi fa sentire bene", le spiegò con dolcezza e semplicità, facendo sorgere un sorriso spontaneo anche sulle mie labbra.
"Tu come ti chiami?" domandò Hanna con espressione davvero seria.
"David... ma chi mi vuole bene mi chiama Darla, perché sanno che lo preferisco", rispose quella creatura in bilico tra essenza e apparenza.
"Ti sta molto bene quel rossetto, Darla", se ne uscì Hanna con un sorriso timido e il viso del suo interlocutore, o meglio, della sua interlocutrice, si illuminò.
"Grazie, Hanna", riuscì solo a dire, per poi sobbalzare leggermente come se si fosse appena ricordata di qualcosa di importante. "Posso farti un regalo, gioia?"
"Mi regali il tuo rossetto?"
A quelle parole Darla scoppiò a ridere, scuotendo leggermente la testa. "Sei ancora un po' troppo giovane per quello, piccola", commentò, esplorando il suo borsone con le mani ed estraendone una piccola tiara luccicante a pettinino, oggetto che attirò subito l'attenzione della bimba, i cui occhi si illuminarono come se fosse la mattina di natale. "Ti piace?"
"La posso avere?" domandò Hanna, mostrando tutta la bramosia tipica dei bambini.
"Se la vuoi, è tutta tua", sorrise Darla e la bambina si avvicinò immediatamente per farsi posare la coroncina tra i sottili capelli color grano.
STAI LEGGENDO
give me love
Fanfic[SEQUEL di photograph] "Amare è essere egoisti", aggiunse dopo una breve pausa, cercando le parole giuste, "perché per quanto tu possa volere che l'altra persona sia felice, la sola idea che possa esserlo con qualcuno che non sei tu, ti disgusta."