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"Let me love the lonely out of you,
Let me love the pain you're going through,
I think I've saved myself by saving you."
LET ME LOVE THE LONELY – JAMES ARTHUR

MICHAEL

Un rumore. Poi un grugnito. Forse proveniente dalla mia gola.

Il corpo che tenevo tra le braccia si mosse leggermente, smuovendo il materasso sotto di noi, per cambiare posizione e girarsi dalla mia parte. Sentii distintamente un naso freddo posarsi sul mio collo per permettere alla padrona di seppellirci l'intero viso.

Un altro rumore, vagamente più definito.

"Bussano alla porta", gracchiai, senza neanche preoccuparmi di sollevare le palpebre.

Alaska mormorò qualcosa che non compresi a contatto con la mia pelle, per poi intrecciare ancora di più le sue gambe alle mie, come per farmi indirettamente capire che non aveva attenzione di alzarsi a vedere chi fosse.

"Allie?" cercai di attirare la sua attenzione, aprendo gli occhi.

"Mh?", un suono indefinito e vibrante contro la mia gola che mi fece sorridere.

"È la tua camera, ti tocca", le feci notare e lei si lamentò ancora, sfoggiando un'altra serie di versi gutturali e incomprensibili.

Improvvisamente, vinta dalla mia argomentazione, si allontanò dal mio corpo, strisciando fuori dalle coperte e cercando di recuperare un equilibrio precario una volta in piedi, arrancando verso la porta della stanza con il suo sedere perfettamente rotondo messo in risalto dai leggings neri che aveva tenuto addosso dalla sera prima.

Per un momento mi chiesi dove avessi trovato  la forza di volontà la notte prima di non strapparglieli di dosso come avrei voluto fare in quel momento.

"Luke?" sentì dire dalla voce gracchiante di Alaska al di là del muro che separava l'entrata dalla camera in sé stessa.

"Ehi, Allie. C'è Blue?" domandò lui con voce nervosa.

"Oh, ehm, sta ancora dormendo", mentì spudoratamente Alaska, dato che ero io quello infilato sotto le coperte al posto di Blue, probabilmente più per salvaguardare la privacy dell'amica, che quella notte non era tornata a dormire, che per nascondere la mia presenza nel suo letto a una persona che conosceva piuttosto bene i dettagli della nostra relazione.

"Oh... e sta bene?" chiese Luke con tono fin troppo casuale.

"Sì?" sbottò la ragazza, facendo apparire la risposta più come una domanda.

"Bene... ecco, fammi sapere quando si sveglia, ho bisogno di parlarle", si raccomandò Luke.

"Ooookay", fece Allie, allungando la 'o' per accompagnare la porta a richiudersi.

E poi eccola rispuntare di nuovo nella stanza, gli occhi arrossati e semichiusi, i capelli scompigliati, come sempre, e la canottiera rosa tutta storta addosso. Sbadigliò rumorosamente e poco aggraziatamente, cosa che mi fece sorridere, per poi scavalcare la pediera e gattonare sul materasso, lasciandosi cadere pesantemente su di me.

Io emisi un verso di rimprovero mai lei si limitò a sistemarsi meglio su di me, la faccia seppellita nel piumone che mi copriva il petto.

"È necessario il tuo peso piuma sul mio stomaco?" boccheggiai, esagerando lo sforzo nel mio tono.

Lei rispose, ma ovviamente la sua voce venne soffocata dal piumone.

"Non ho capito un cazzo", risposi, sollevando il viso ad osservarla.

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