29-스물 아홉

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Jungkook portò suo zio nella stanza dove suo padre passava la maggior parte del tempo. Entrambi entrarono e, sebbene suo zio non la finiva piu di parlare, Jungkook non si trovò comunque a suo agio. La sua mente era divisa in diversi settori.
Da una parte, il problema della spia, la cui identitá gli era ancora sconosciuta e da un'altra parte, il far soffrire Tae, proprio ora che ogni volta che lo vedeva gli veniva voglia di sbatterlo contro il muro e ficcargli la lingua in bocca.

Tirando le somme, poteva comunque farlo. Si, cioè, quando nessuno li vedeva.

Mentre pensava a questo, suo padre richiamò la sua attenzione.

"Park Jungkook, cos'è cosi importante da deconcentrarti dal discorso mio e di tuo zio?" chiede l'imperatore, glaciale e senza nessuna emozione.

-Un ragazzo che mi va di trombare-

Avrebbe voluto dire, ma, ovviamente, non lo fece. In quel piccolo lasso di tempo, decise anche di non dire nulla della spia catturata. La sua identitá aveva turbato Namjoon e questo stava a significare che lui doveva riflettere bene prima di fare qualunque mossa.

"Mi dispiace Padre." si inchinò "Sono solo preoccupato e all'ertá. Voglio trovare la spia a tutti i costi."

Suo padre annuí e guardò suo zio con aria di superioritá.

"Bene. Ti congendo. Io e lo zio non vogliamo rubarti del tempo per la tua ricerca. Non deludermi."

Jungkook fece un cenno con il capo, si inchinò e poi uscí dalla stanza.
Quando uscí, gli sembrò di tornare a respirare. Dentro quella stanza si sentiva soffocare.

Il suo primo pensiero fu verso Tae.
Sapeva che era sbagliato pensare prima alla sua cotta che alla spia che aveva tentato di sterminare la sua famiglia, ma era piu forte di lui.

Iniziò a cercarlo. Provò in ogni stanza, ogni giardino, ogni piano, ogni sala ricreativa ma non trovò neppure l'ombra del ragazzo.
L'unico posto che gli era rimasto, era l'ultimo giardino del palazzo. Il giardino dove si erano baciati volutamente per la prima volta.
Jungkook corse come uno scemo e, appena arrivò, guardò verso la panchina.

E fu li, che vide Tae.

Era chino sulle ginocchia e si copriva il volto con le mani.
Il principe fece una smorfia, e sentí una fitta al cuore. Stava piangendo? Si. E lo faceva per colpa sua.

Lentamente si avvicinò.
Pensava a cosa dire mentre camminava e, quando si trovò davanti a Tae, si rese conto che la sua mente era deserta.
Questo era l'effetto che Taehyung gli faceva, lo lasciava sempre senza niente da dire, propio a lui, lui che riteneva la parola, il suo piu grande talento.

Tae sentí qualcuno avvicinarsi e dedusse che era lui. Era Jungkook.
Si vergognava tantissimo a farsi vedere in quello stato, ma non poteva piu farci niente.

"Vattene." gli disse senza guardarlo.

"Tae-ssi..."

Nel sentire il suo nome uscire dalle labbra di Jungkook come un lamento di dolore, si sentí offeso. Alzò lo sguardo, pieno di lacrime e rabbia.

"No. Non te lo permetto!" disse corrugando la fronte.
"Non ti permetto di fare la vittima!"

Jungkook restò stupito, non si aspettava questa reazione da parte di Tae.

"Pensi di potermi abbindolare? Pensi di poterti approfittare di me e poi una volta finito guardarmi come spazzatura!?" quasi urlò Taehyung e si rizzò in piedi.

Jungkook provò a parlare ma Tae lo zittí.

"Pensi che sia stato facile per me!? Fidarmi di te...accettare quello che sono...forse tu non lo capisci, tu che hai sempre avuto tutto, tu che non hai paura di essere te stesso!" le lacrime iniziarono a scendere di nuovo dagli occhi di Taehyung.

"Tu non puoi capire quello che ho passato nella mia vita e adesso non mi serviva innamorarmi di qualcuno che voleva solo il mio corpo, qualcuno che voleva solo divertirsi con me!" le lacrime che sgorgavano dagli occhi di Tae gli affuscavano la vista e, tremante, cercò di asciugarle il piu velocemente possibile.

"Perche mi hai fatto questo? Perche?"

A Jungkook si spezzò il cuore. Voleva parlare, ma non riusciva a fare altro che guardare Taehyung e sentirsi un mostro. Sapeva di non aver fatto niente di male, l'aveva solo guardato freddamentebin presenza di suo zio, ma l'aveva fatto per entrambi.
Voleva spiegargli tutto, voleva dirgli che anche lui stava iniziando a provare qualcosa nei suoi confronti...

Cercò di parlare ma non uscí niente.

"Basta. Lascia stare. Non voglio piu vederti." Tae superò Jungkook e corse praticamente dentro il palazzo.

Il principe si trovò da solo. Davanti quella panchina. Ci si mise seduto e fissò l'erba del prato. Si poggiò alle ginocchia e infilò le mani tra i suoi capelli.
Non capiva perche non era riuscito a dire nulla. Lo sgomento e la tristezza lo avevano paralizzato.

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