3. I look for redemption

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"Freddie, grazie a Dio, non credevo di farcela", salgo con il fiato corto sul pullman proprio in tempo per la chiusura delle porte.

"Lo so, figliola, ti conosco ormai", mi strizza l'occhio e da gas.

Mi guardo intorno alla ricerca di un posto libero, ma ovviamente sono tutti occupati fino in fondo, così sono costretta a rimanere in piedi e, detto fra noi, di mattina è la cosa più odiosa su tutto il pianeta.

Dopo lo spiacevole episodio di ieri pomeriggio credevo di alzarmi di malumore, ma mi sbagliavo. L'idea che una ragazza così solare e bella come Lena voglia instaurare un rapporto di amicizia con me mi rende assai felice.
Sono convinta che abbia buone intenzioni e che desideri davvero una possibilità per avvicinarsi a me. Dal canto mio, ammetto che non vedevo l'ora di trovare un'amica. Ho sempre provato dell'invidia ogni volta che vedevo i ragazzi della mia età che ridevano e scherzavano per battute fatte tra di loro, perché io non lo potevo fare essendo sola, almeno fino a questo momento.

Vacci piano tesoro.

La mia coscienza ha ragione, non devo farmi troppi film mentali, devo cambiare marcia e non partire come sempre in quarta.
La verità è che sono una persona facilmente malleabile... influenzabile credo che sia il termine più adatto.

"Angel, non scendi?", mi chiede Freddie.

Mi giro e il pullman è vuoto, fermo davanti a scuola.

"Come? S-si, c-certo, grazie del passaggio", rispondo confusa e palesemente stordita.

Il ritorno alla realtà è traumatico per una mente che riflette tanto come la mia.

"È il mio lavoro, cara", ridacchia.

Annuisco impercettibilmente e dopo averlo salutato con un cenno della mano, scendo e mi incammino verso l'entrata di scuola.

"Ei milkshake, attenta a dove vai", sento urlare dietro di me, ma non gli do corda, proseguo a dritto.

"Sto parlando con te", continua il giochetto.

Aumento il passo e filo dentro senza passare nemmeno dagli armadietti, per paura di imbattermi in qualcuno di nocivo per la mia salute sia fisica che mentale.

"Ei, Angel", mi volto e vedo Lena alle macchinette intenta a prendere un caffè.

"Ciao", la saluto sorridente.

"Come stai?"

"Oh, tutto bene grazie, tu?"

Ci avviamo in classe e, grazie a Dio, ancora non è arrivato il professore, altrimenti sarei stata sgridata per il ritardo.

"Normale, quegli imbecilli mi hanno urlato non appena mi hanno visto", sospiro, con l'aria scocciata dal loro infantile comportamento.

"Anche a me", borbotto.

"Non gli dare retta, non sanno che fare della loro triste esistenza", ridacchia e anche io mi sento leggermente sollevata.

In effetti il menefreghismo è la migliore soluzione di fronte sfortunati eventi come quello.

"Buongiorno ragazzi, vi va di andare nel laboratorio?", ci chiede il professore di chimica e biologia appena entra.

La classe esplode in un enorme SI, così raduniamo quaderno e astuccio e ci dirigiamo nel laboratorio di scienze della scuola.

Fortunatamente oltre a questo, l'istituzione scolastica mette a disposizione anche quello per gli esperimenti di fisica e anatomia, nella quale è presente l' apposito scheletro umano su cui studiamo le composizioni dei tessuti e ci esercitiamo per imparare tutte le varie tipologie di ossa.

ANGEL- STAY WITH MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora