21. Forgive me for being a fucking asshole

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Mi bruciano gli occhi e la testa mi scoppia dal dolore. Ieri sera devo essermi addormentata ancora piangendo per essere in queste condizioni.

Mi ripeto che ho fatto bene a sfogarmi.

Dovrebbe far sentire più leggeri.

In realtà è uno schifo.

Axel ha davvero esagerato, stavolta. Ma ha detto solo la verità. Cosa c'era di sbagliato in ciò che mi ha urlato?

Niente. La verità è questa.

Le sapevo già quelle cose ma sentirmele dire da lui è stato davvero troppo.

Non sono arrabbiata con Axel.

Voglio parlarci e dirgli che ha ragione ma non deve più reagire in quel modo ogni volta che fuma. Si trasforma in una persona completamente diversa, irriconoscibile.

Mi stiro la schiena e sbadiglio ancora assonnata. Porto le mie gambe fino al bagno e mi dò una rinfrescata. Congiungo le mani per prendere l'acqua ma tremano troppo e decido di schizzarmela direttamente in viso.

Sono messa proprio male.

Dovrei riprendere la terapia con i farmaci e continuare le visite all'ospedale ma ho letto su internet che ad alcune persone è andata meglio quando hanno smesso di prendere le pasticche.

Infondo non si muore di questa malattia.

Un giorno finisci solo su una sedia a rotelle e non saprai mai quando fino al quel momento...

Deciderò più avanti come è meglio comportarmi, adesso non ne ho le forze.

Sono più stanca del solito e sento i muscoli intorpiditi ad ogni passo che compio. Raggiungo la mia camera e spalanco le finestre per far cambiare aria.

Fuori c'è un sole che spacca le pietre. Sembra stia prendendo il mio umore. Al contrario suo io sono uno zombie con le occhiaie che arrivano fino ai piedi.

Mi cambio e indosso dei vestiti più leggeri. Scelgo una camicetta color militare e dei jeans a zampa di elefante.
Mi pettino i capelli trasformandoli in paglia. Sbuffo e li stropiccio tutti .

Un taglio a zero non sarebbe male.

Torno in cucina e bevo un caffè nel silenzio più totale. Si percepisce solo il suono del mare che batte sulla riva.

Vedo delle briciole sul tavolo ma Sissy non è in casa. Deve essere uscita prima che mi svegliassi.

Mi costringo a pensare positivo. Sarà sicuramente a fare una passeggiata con una giornata bella come questa.

Indosso la giacca ed esco di casa. Aumento i passi e mi affretto a raggiungere la fermata dell'autobus.

Ho detto a Lena che non serviva portarmi a scuola.
Avevo bisogno di stare da sola stamattina e di pensare, ma soprattutto di non parlare né di Axel né di Jack.

"Buongiorno Freddie", saluto l'autista.

L'anziano signore mi sorride mostrando la bocca sdendata. Freddie è ciò che di più simile ho ad un nonno. Lo conosco da tre anni, da quando è iniziato il liceo. Una volta mi ha anche fatto conoscere sua moglie Karen. Sono due persone favolose.

"Angel, cara, da quanto tempo non ti facevi vedere" Clicca un pulsante chiudendo entrambe le porte.

Inizio a chiaccherare un po' con lui per passare il tempo. Almeno evito di addormentarmi fissando il vuoto.

Mi parla dei suoi nipotini e della cena con tutti i figli e i parenti che faranno stasera. Da come la descrive, la sua deve essere proprio una famiglia numerosa.

ANGEL- STAY WITH MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora