67. ORMAI É ACQUA PASSATA -1

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La violenza è una dimostrazione di debolezza.

Alexandre Dumas

«Ed, non vorresti vendicarti degli insulti di Lyra?» gli chiese The West Wind un giorno, mentre mangiavano una pizza all'Angolo del Tempo. Tutti smisero di parlare o mangiare, e si voltarono verso di lui, tendendo le orecchie. Era chiaro che era da un po' che volevano chiederglielo.
Edmund fece di no con la testa.
«Perché no? Quella ragazza ha insultato ognuno di noi. E te più di tutti» disse Enry.
«Non posso».
Gli altri lo guardarono con disapprovazione, scuotendo la testa. «Ormai è acqua passata» aggiunse, consapevole di non averli affatto convinti.
«Ma perché?» esclamò sconcertato Quo: «Non so te, ma io non permetto a nessuno di insultarmi così».
Enry aggiunse: «E poi, sei tu, quello che dovrebbe essere più arrabbiato di tutti. Lyra ha insultato il tuo vero io, non solo l'identità virtuale come ha fatto con noi. Si è inventata un sacco di storie: che era tua amica, che conosceva i tuoi segreti, che ti eri fatto accalappiare da quella ragazza della D... Io, se fossi in te, le darei una lezione».
«Non ha insultato il mio vero io... solo, ne parlava un po' troppo» disse Edmund, poco convinto delle proprie parole.
Enry gli rispose con un'alzata di spalle: «Se lo dici tu...».
Quo si intromise: «Io davvero non capisco come puoi sopportarlo». The West Wind si aggiunse agli altri: «Sai, io credo che Lyra se la meriti proprio, una bella lezione. Se ci fosse qui Lo Spettatore, sarebbe contenta di sapere che Il Corrotto ha vendicato la memoria della sua amica».
The Dreamer annuì: «É vero! Ci pensi, Edmund? Quando Lo Spettatore saprà che, anche se lei non c'era più, tu hai dato una bella lezione a Lyra, per quello che aveva detto della sua amica...».
Edmund annuì: «Sì, forse Lo Spettatore sarebbe contenta, che qualcuno difenda la sua amica. Ma io non posso fare questo a Lyra. Le ho già fatto a sufficienza».
The Dreamer: «Che intendi dire? Che le hai fatto?».
Edmund non rispose. Scosse la testa, fissando i buchi delle tarme nel tavolo di legno.
Lyra era Alessia.
In nome della loro vecchia, seppur apparente, amicizia, Edmund non poteva e non voleva in alcun modo farla soffrire ancora.
Alessia aveva scoperto Dragonfly quando, agli inizi del liceo, Edmund si era lasciato sfuggire qualcosa sull'esistenza del giornale. Lui aveva dato poco peso alla propria negligenza: era convinto che Alessia non si sarebbe mai interessata ad un blog che parlava di scuola. Invece, lei lo aveva scambiato per un blog di gossip e ci era entrata. Per fortuna, non aveva mai capito che Edmund era Il Corrotto. E, pur avendo avuto qualche dubbio in passato, Edmund aveva avuto la certezza che Lyra fosse Alessia solo negli ultimi tempi, quando lei aveva iniziato a vantarsi di essere la migliore amica di Edmund Lloyd.
The West Wind aggiunse: «Ha più importanza quello che pensa Lyra, o quello che pensa Lo Spettatore?».
«Voi non potete capire... Fino a qualche mese fa, Lyra era una mia amica. O, almeno, credeva di esserlo. Non posso farle questo. E poi, non mi importa più di quello che pensa Lo Spettatore, e vi chiederei di non parlarne come se vi aspettaste che compaia da quella porta da un momento all'altro».
Tutti rimasero in silenzio. Era vero, non avevano smesso di sperare, e avevano dato per scontato che non era tutto finito, ma, in questo modo, facevano soffrire ancora di più Edmund, che stava invece cercando di dimenticare Lo Spettatore.
«Non potete capire, ma potete rispettare la mia scelta».
Gli altri si guardarono fra loro, scambiandosi occhiate imbarazzate. «Ci dispiace che la tu pensi così, Edmund, ma...».
«Se solo lo avessimo saputo prima...».
«Ormai le abbiamo fatto arrivare il biglietto».
«Alessia Rovere ha accettato di venire stasera ad incontrarci».
«No!».
Edmund scattò in piedi.
Non dovevano farlo. Non ne avevano il diritto...
Per interrompere il silenzio imbarazzato e colpevole che si era venuto a creare dopo la sua reazione arrabbiata, Tommaso disse: «Ed, non dovresti prendertela così tanto! Alessia non è più una tua amica, adesso, no?».
«Ma lo era!». Edmund non riusciva a controllare la rabbia.
Gli altri non risposero: evitavano il suo sguardo. Forse si sentivano in colpa per non aver capito che lui l'aveva presa così a cuore.
«Non ne avete il diritto... Non dovevate farlo!».
Enry cercò di ribattere: «Beh, insomma, per certi versi era anche nostra amica... E poi, non è che dobbiamo chiedere sempre il permesso a te, per tutto quanto!».
Edmund: «Ma voi...!».
Era in piedi, con le mani appoggiate sul tavolo e gridava contro i suoi più cari amici per difendere una persona che non gli era mai stata veramente amica. Che cosa gli era preso?
Abbassò la testa e stette un secondo in silenzio. Poi riprese, con tono più controllato: «Voi non l'avete trattata come l'ho trattata io... voi non avete sensi di colpa nei suoi confronti, come ce li ho io».
«E che le avrai mai fatto!» esclamò Tommaso.
«Io l'ho illusa... Per quattro anni interi ha creduto di essere la mia migliore amica!».
«E io per quattro anni ho creduto di esser il tuo peggior nemico, per lo stesso identico motivo! Allora, che cosa rispondi adesso?!».
«Tommy!» mormorò Edmund, ferito.
«Te la prendi tanto per difendere lei, quando con me non ti sei fatto alcuno scrupolo prima di rompere del tutto!».
«Non ti ricorderò il motivo per cui la nostra amicizia è andata distrutta la prima volta! Per me, o meglio, per un'altra persona a cui tengo molto, è una ferita ancora aperta che non si rimarginerà più!». Tommaso stette zitto, roso dal rimorso e dalla rabbia verso Edmund per aver tirato fuori quell'argomento.
Edmund tacque, roso dal rimorso per aver tirato fuori quell'argomento e dalla rabbia nei confronti di Tommaso per averlo portato a quel punto di esasperazione.
Enry ruppe il silenzio: «Ragazzi, ormai siete tornati amici... Non c'è bisogno di rivangare nel passato!».
The Dreamer ritornò all'argomento Alessia: «Edmund, non ti devi affatto sentire in colpa, per averle fatto credere di essere suo amico. Anche tu ne eri convinto, no? Quando eri con lei, non la consideravi forse tua amica, anche se non ti piaceva quel che faceva e non potevi ricambiarla? Tu non hai nulla di cui rimproverarti».
Edmund si sentì un po' sollevato da quelle parole. Il rimorso nei confronti di Alessia lo faceva sentire una specie di mostro. Quelle parole gli fecero l'effetto di un balsamo su una ferita.
«Grazie, Dreamy».
Il Pessimista: «Qualsiasi cosa voi possiate dire o fare, mi dispiace avvisarvi che è del tutto inutile. Ormai Lyra sta arrivando qui. E io, Edmund, non credo di volerla ancora nel gruppo».
Enry: «Il Pessimista ha ragione: non possiamo tirarci indietro adesso... Ormai è troppo tardi. L'abbiamo fatta venire qui per vendicarci di lei, ma, se siamo troppo gentili, è probabile che Alessia voglia tornare a far parte del gruppo. E nessuno di noi vuole che questo succeda».
Quo: «Neanche tu, no? Neanche tu vuoi che Alessia faccia parte di Dragonfly, giusto, Ed?».
«...Già».
«E allora la soluzione rimane una sola» concluse Quo.
Windy propose: «Edmund, c'è, in realtà, un'altra soluzione».
Edmund alzò lo sguardo su di lei, sperando che gli desse una buona alternativa: «Quale?!».
«Devi andartene, prima che lei arrivi. Nessuno di noi le dirà chi è Il Corrotto».
Edmund considerò quell'opzione. Era una buona alternativa. Quasi perfetta...
Tranne per il fatto che era ormai al corrente di quello che gli altri le avrebbero detto e ormai il senso di colpa se lo doveva tenere per forza. Che lui ci fosse o non ci fosse, ormai non faceva più differenza. Andarsene era da vigliacchi.
Se davvero doveva succedere, allora Edmund voleva essere presente, voleva essere il primo a dirle come stavano le cose.
Aveva l'occasione di dirle tutta la verità. Forse ci sarebbe rimasta male, sì. Ma, c'era anche la possibilità che scoprire che Edmund non era chi lei credeva che fosse, avrebbe permesso ad Alessia di superare del tutto la propria cotta per lui.
«Non voglio più ingannarla. Ora voglio dirle la verità» disse.
Si risedette, ed attese che Alessia comparisse sulla soglia dell'Angolo del Tempo.

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