27. PRINCIPI AZZURRI AL PRIMO LAVAGGIO

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La pazzia, signore, se ne va a spasso per il mondo come il sole,
e non c'è luogo in cui non risplenda.
Shakespeare

Sono ben cinque anni di liceo, che non faccio che considerare tutti i ragazzi troppo insulsi per me. Le mie amiche hanno provato a presentarmi parecchi potenziali principi azzurri. Ma, al primo lavaggio, si sono rivelati di un color grigiastro sporco.

Ho sempre pensato di essere io, il problema, perché sono un po' snob, troppo schizzinosa, ho pretese forse più alte di quello che posso permettermi e allontano malamente tutti i ragazzi che non passano la selezione iniziale, così poi non si fanno più vivi. Sono capace di mortificarli con qualche insulto - che io non distinguo da una battuta di spirito -, non appena tentano un primo approccio con me, e così loro interpongono tra di noi una buona distanza di sicurezza. Non ne ho mai conosciuto uno - uno soltanto! - che abbia riprovato ad avvicinarsi dopo aver sperimentato sulla propria pelle il mio brutto carattere.

Spesso ho pensato che avrei dovuto nascere all'epoca di Jane Austen, in cui un serio schema regolava i rapporti sociali: questo bisogna salutarlo perché, quell'altro non bisogna salutarlo perché, quello lì bisogna conoscerlo perché...

Se fossi nata nell'epoca di Jane Austen, avrei salutato con cortesia tutti quanti, perché così bisognava fare. Avrei anche fatto in modo che mio padre si facesse presentare tutti i ragazzi del vicinato, perché così bisognava fare. E poi, avrei scelto - questa sì che non sarebbe stata una fortuna - in base alle mie possibilità economiche, perché così bisognava fare.
Tutto molto più schematico, con precise regole da seguire.

Invece, sono nata nel secolo della guerra alle regole, che impedisce a noi comuni cittadini di sapere come comportarci anche nella più semplice delle circostanze.
Tuttavia, ultimamente, mi sento fortunata.

Finalmente ho conosciuto qualcuno che non si fa intimidire dal mio carattere, a cui piace il fatto che dico sempre quello che penso - con una schiettezza un tantino imbarazzante, a volte - e a cui piacciono i miei capelli rossi.

É un ragazzo con degli ideali, che si veste bene, secondo un proprio gusto deciso ed elegante, che sa sempre cosa dire al momento giusto, che legge molto, e che ha il fegato per approcciare una ragazza e l'intelligenza e sensibilità per farlo in modo che questa non fugga.

Ho incominciato ad innamorarmi di lui, almeno credo, quando, uno dei primi giorni che ci siamo conosciuti, ha citato una frase di Hugo Pratt che, caso strano, io conoscevo già a memoria:
"Forse sono il re degli imbecilli, l'ultimo rappresentante di una dinastia completamente estinta che credeva nella generosità e nell'eroismo".

Non gli ho fatto segreto di quanto questa coincidenza mi abbia sorpreso e lasciato senza parole: «É incredibile!» ho esclamato, senza riuscire a mettere in ordine i pensieri confusi nella mia mente.
Davide mi è sembrato confuso della mia reazione: non sapeva se mi fosse piaciuta, o se l'avessi preso per pazzo.

«Cosa ti stupisce tanto?» ha chiesto, preoccupato.
«Oh, no... è che... Io adoro quella frase di Hugo Pratt! É la mia citazione preferita! Lo sai come continua?».
«No... Ecco, non me lo ricordo».
«Te la recito io! Perché la seconda parte è ancora meglio: è ironia sull'ironia! Allora, c'è un vecchio, con cui Corto Maltese sta parlando, che gli dice: "Ho capito, sei un boy-scout frustrato!" e Corto gli risponde: "Senti, vecchio, l'ironia facile mi dà sui nervi"! Non è fantastica? Un boy scout frustrato! Il re degli imbecilli lotta ancora per ideali ormai morti e crede, come Don Chisciotte, che esistano ancora giganti da sconfiggere, e dame in pericolo da salvare. Ma, a differenza di Don Chisciotte, il Re degli Imbecilli, ovvero Corto Maltese, è pienamente consapevole di far parte di una generazione ormai completamente estinta, che potremmo paragonare a quella dei cavalieri medievali. Corto sa che è impossibile riportare in vita il codice della cavalleria medievale. E sa che, se interviene per porre fine ad un sopruso, per punire un'ingiustizia sociale, per aiutare un debole in difficoltà, nessuno lo ricompenserà per questo! Anzi, sarà preso in giro perché il suo intento nobile non verrà compreso: lo tratteranno come l'Albatro di Baudelaire, che non è stato compreso nella sua elevatezza, nella sua ricchezza, nella sua superiorità. Verrà mortificato, discriminato, torturato dai propri simili che, di fronte a un essere tanto incomprensibilmente superiore a loro, non sono in grado di riconoscere la propria meschinità e si sentono attaccati nel loro intimo, dove avevano invece creduto di essere inattaccabili. Gli uomini comuni temono coloro che gli sono superiori, perché costoro possono farli sentire infinitamente piccoli ed impotenti, persi, di fronte all'infinito ed onnipotente Universo. E sentirsi piccoli ed impotenti crea un senso di panico, di terrore, di angoscia che solamente chi è pienamente consapevole di sé stesso può sopportare senza diventare pazzo...».

«Caspita!» é stato il suo commento. Temendo di averlo fatto cadere in shock, io mi sono zittita improvvisamente. Non faccio mai queste cose, di parlare senza mai fermarmi a proposito di un argomento che non interessa a nessuno tranne che a me, infervorandomi come un ossesso, per le meravigliose scintille di luce che vedo brillare in fondo alla poesia, all'arte e al genio. So che non è considerato normale che uno studente parli di cose di scuola anche quando non ne è costretto. So che i miei discorsi risultano tediosi ed eccentrici. Sono queste piccole pazzie a farmi guadagnare l'etichetta di "strana" che tanto bene si adatta al colore dei miei capelli.

Ma, questa volta, non mi sono pentita affatto di avere avuto quest'attimo di pazzia. Con un'altra persona qualsiasi, di cui non mi fosse interessato il giudizio o l'amicizia, sarei stata zitta o mi sarei bloccata prima di partire per la tangente. Ma, con lui, con Davide, non voglio dovermi fermare. Se davvero gli interesso, voglio metterlo alla prova, e capire se anche lui può interessare me.

E la prima prova è questa: sapere se ha delle proprie opinioni da esporre, e scoprire se può sopportare questo versante del mio carattere.

E ora, questo "Caspita!" mi ha fatto temere che non ne sia all'altezza. Spero che passerà la prima prova con successo, ma, per farlo, ho bisogno che apra di nuovo bocca e ne faccia uscire qualche parola intelligente, che non si limiti ad un'esclamazione di sorpresa.

Ti prego, ti prego, ti prego...
«Io non sono d'accordo».

Sorpresa, e felice, alzo gli occhi su di lui, contenta che abbia un'opinione contraria alla mia e non si vergogni di mostrarlo. Temevo che avrebbe detto: "Sono d'accordo con te, hai perfettamente ragione, non ho niente da aggiungere". Detesto quelli che cambiano idea nel corso della conversazione solo per convenire con coloro su cui vogliono far colpo o perché non sanno cosa rispondere. Lo incoraggio a continuare:

«Non sei d'accordo? E su cosa pensi che io abbia sbagliato?».

Assume un'espressione pensierosa: «Ovviamente sul fatto che non ci sia più bisogno di gente che lotta per simili ideali» risponde.

«No, certo che ce n'è bisogno!» esclamo io, convenendo con lui. A dir la verità, non credevo di aver detto il contrario...

«E neppure sul paragone fra l'Albatro e Corto Maltese» aggiunge lui.

«Perché?».

«Perché si parla di due generi troppo diversi di levatura mentale».

«Sì, è vero!» esclamo, illuminata: «Corto Maltese incarna ideali come generosità e eroismo, che non hanno niente a che fare con il messaggio che ci vuol dare Baudelaire. L'Albatro è il simbolo della solitudine del poeta, di come questi venga fatto soffrire da tutti coloro che non lo comprendono perché non hanno la sua sensibilità. É, in effetti, un paragone che non ha ragione di esistere, hai proprio ragione!».

«Allora, può andar bene anche questo paragone... Altrimenti...» dice lui, accennando con un gesto della mano al resto della frase.

«Già» convengo io, sorridendogli compiaciuta.

Ho sempre pensato che, se davvero mi fossi innamorata di qualcuno, avrebbe dovuto essere simile a me da questo punto di vista: appassionato di poesia, di arte, di musica. Incantato dalla profondità dell'animo e dall'incredibile potenza del genio umano, affascinato dallo spettacolo delle immense opere che l'Umanità ha compiuto fin dai suoi primi passi... Capace, insomma, di sentire la meraviglia della vita che ci sta attorno e ci attraversa in tutte le sue forme.

Il mio futuro fidanzato dovrà superare tre prove per dimostrarsi degno. Un po' come quelle del cavaliere che vuol salvare la dama nella torre, ma di altro genere.
Infatti, se il cavaliere aveva bisogno di tre qualità come coraggio, generosità e magnanimità, io voglio che il mio ipotetico fidanzato sia intelligente, sensibile e sappia ciò che vuole. Testata la sua intelligenza, dobbiamo passare alla seconda prova: sensibilità.

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