69. MI HA CHIESTO SE LA CONOSCEVO

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L'attesa è lunga, il mio sogno di te non è finito.

Eugenio Montale

Sentì a mala pena la sua risposta: «Forse è in biblioteca».
Tommaso lo guardava storto e preoccupato...
La voce di Edmund rispose in automatico: «Grazie».
Notando la sua fretta, intuendo le sue intenzioni, Tommaso tentò di fermarlo: «Ed? Che diavolo fai? Vuoi stare un secondo a sentirmi?».
«Sì» rispose Edmund, imponendosi di fermarsi ad ascoltarlo: «Sì, se vuoi dirmi qualcosa di importante. No, se vuoi solo cercare di farmi perdere tempo».
«In effetti, stavo solo cercando di farti perdere tempo» ammise Tommaso.
Edmund fece per andarsene. Tommaso lo fermò di nuovo: «Però lo stavo facendo per un motivo serio! Ascolta, ti avevo detto che avrei cercato di capire se Lyra aveva ragione. Te lo avevo promesso, ricordi?».
«Sì, e quindi?» disse Edmund, spazientito.
«E quindi non me ne hai neppure dato il tempo! É passato solo un giorno!».
«Non hai già parlato con lei tutta la mattina?».
«Sì, certo, ma sei impazzito se pensi che le vado a chiedere se ha cambiato idea su di te».
«Avresti dovuto farlo» rispose Edmund, con non troppa convinzione. «Sì, certo» rispose Tommaso con aria indulgente: «Comunque, vuoi sapere quello che ho scoperto?».
«E secondo te?!».
«Ok, ecco: Diana detesta Davide, lo considera un arrogante e uno stupido».
«Diana detesta tutti quelli che le chiedono di mettersi con loro... ma, su questo qui, le devo proprio dare ragione» rispose Edmund.
«E dice che non capisce proprio cosa le abbia preso in questi tre mesi».
«Ha detto proprio "tre mesi"?».
«Sì, esattamente. E mi è parsa anche un po' cupa, più triste e pensierosa del solito».
«Questo non vuol dir niente...» disse Edmund, più per convincere sé stesso, che Tommaso.
«Beh, senti, ho pensato che non è una cattiva idea, se le dico che i membri del Dragonfly si sono incontrati... Se tu aspettassi solamente uno o due giorni, magari vedremmo come la prende».
«No, sono troppi. Se aspetto altri due giorni, poi non sarò più fuori di me come adesso. A dopo!».
«No, aspetta! Non ho ancora finito!».
«Che altro c'è?!».
«Beh, ecco, mi ha chiesto una cosa... Una cosa...».
«Vuoi andare al punto, maledizione?».
«Ok, nel discorso sono riuscito a tirare fuori anche te, e allora Diana mi ha detto che ha da poco scoperto che tu hai una sorella e mi ha chiesto se la conoscevo».
«E che cosa le hai risposto?».
«Beh... Che la conoscevo, è chiaro».
«Sì, e poi?».
«E poi non sono riuscito a dire più un accidente».
«Bene, perfetto. Grande performance. Grazie mille».
Tommaso lo ignorò: «Però ho notato la sua reazione quando ho tirato fuori te nel discorso».
«E quindi?».
«E quindi... Ecco, potrei sbagliarmi, ma...».
«La smetti di farmi perdere tempo per niente? Che cosa hai notato, allora?».
«Ho notato che l'aver nominato te l'ha fatta cadere in uno stato di agitazione e tristezza che non potevano derivare dall'argomento del discorso» concluse Tommaso.
La domanda "Nei sei sicuro?" gli si bloccò in gola, e Edmund fissò gli occhi sulla porta della biblioteca.
«Vado da lei» disse infine.
«Ma aspetta un nano-secondo, maledizione!».
«No!» rispose Edmund e si diresse verso la biblioteca.
Ma, appena, di fronte a lui, si aprirono le porte della biblioteca e ai suoi occhi si offrì la scena di una ragazza dai capelli rossi seduta da sola a leggere un libro, sullo sfondo di una libreria di mogano che racchiudeva, nelle sue mille segrete pagine consumate, le storie d'amore più belle di sempre, Edmund si bloccò.
L'entusiasmo scemò d'un tratto, le gambe gli cedettero e gli occhi non furono più in grado di sostenere quella vista.
Edmund si lasciò cadere su una sedia, dando le spalle a Diana.
Non aveva più la forza, né la determinazione per farsi rifiutare una seconda volta da lei, in quella stessa sala...
Non voleva che quelle pagine orgogliose delle loro storie dovessero essere testimoni della fine della sua... e del suo secondo, definitivo rifiuto.
Una ragazza si sedette di fronte a lui.
Era Windy. Non l'aveva vista, entrando...
Teneva in mano un libro delle Bronte.
«É lei, vero?» gli disse.
«Cosa?».
«La bella ragazza dai capelli rossi in fondo alla sala è Lo Spettatore, non è vero? É Diana Cavalieri».
«Sì, è così».
«Perché non vai da lei, allora?».
«Perché... Perché è qui, che mi ha rifiutato la prima volta». Non aveva più nemmeno la voglia di mentire.
«Quello che ha rifiutato quella volta non eri tu. Sei un altro, adesso». Edmund non le rispose.
«Forse Lyra ha ragione, e Lo Spettatore è davvero innamorata di te».
«Lyra ha detto un sacco di cavolate su Diana. Per prima cosa, Diana è...».
«Una bellissima ragazza».
«Già».
«Che vale dieci volte quell'arpia che si crede chissà quale Miss Italia!».
«Già. E poi... Beh, lo sai...».
«Non era lei quella che ti veniva dietro, ma eri tu ad andare dietro a lei».
«Già».
«Ma è vero che hai cambiato classe per lei?».
«Beh, no. Ho cambiato classe per Tommy. E, sì, lei ha influito sull scelta...».
«Ah, giusto. Per Tommy».
«Già».
«Ma eravate migliori amici, tu e Jolly, vero?».
«Sì, da sempre».
«Ma perché poi avete litigato?».
«Non è una bella storia».
«E cosa hai intenzione di fare adesso?».
«Niente. Assolutamente niente».
«Non vuoi neppure tentare di scoprire se Lyra aveva ragione? Quando sei entrato, sembravi così determinato!».
«Beh? Ho cambiato idea» disse Edmund, brusco.
Poi aggiunse, alzandosi:
«Scusa. Devo andare. Ciao, ci vediamo...».
«Ok, ciao» rispose Windy, delusa.



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