11. PEGGIO NON PUÓ ANDARE

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Quanto più una persona è intelligente,
tanto meno diffida dell'assurdo.

Joseph Conrad

Ora lo so per certo.

Ora ho la prova che sono proprio un'autolesionista.

Solo una come me poteva spendere l'intero pomeriggio e tutta la sera fino alle due di notte su internet per parlare con otto sconosciuti senza volto.

Beh, solo una come me, e gli altri suddetti otto sconosciuti senza volto...

Ma loro non hanno una verifica di Matematica per cui sono sicuri di prendere 3!

Matematica, una materia in cui incomincio seriamente a rischiare il debito.

Matematica. Solo il nome mi sa di qualcosa di ancestrale inspiegabile arcano oscuro extraterrestre codificato elitario cirillico inafferrabile esclusivo astruso ermetico e pazzo.

Ah! E ora ci si mette anche lui!

Perfetto, proprio quello che mi ci voleva stamattina.

Il solito ragazzo si è seduto accanto a me. Ed è già la terza volta! Possibile che l'unico posto libero sia proprio accanto a me?

Eppure mi era parso che ce ne fossero tanti altri... Me ne stavo bella tranquilla, convinta che oggi mi avrebbe lasciato in pace, e poi...

Mi sollevo sulla sedia e mi guardo alle spalle: la corriera è costellata di posti vuoti!
Perché mai un ragazzo sconosciuto, al quale ho dato del maleducato e che trova orrendi i miei capelli, dovrebbe sedersi accanto a me in corriera, se può scegliere un mucchio di altri posti?

Forse che gli altri sedili liberi sono accanto a gente che puzza o che è talmente grassa da occuparne due? O forse anche tutti gli altri gli hanno dato del maleducato? E, se anche fosse vero, allora perché proprio me?

Forse per lui è più che normale... Questo confermerebbe la mia ipotesi sul fatto che vivo in un altro universo.

Inutile farne una questione di stato.

Tuttavia, difficile cancellare l'impressione che lo faccia apposta. Forse ci trova gusto, nel farmi sentire a disagio: forse lo fa per farmela pagare perché gli ho dato del maleducato.

Forse lo diverte l'idea di farmi passare venticinque minuti seduta su qualcosa che prende sempre più le sembianze di una poltrona di rovi e di spine.
Mi rimetto a sedere con una smorfia d'incomprensione.

E, mentre mi giro verso il finestrino, noto che il volto riflesso mi sta guardando e - colmo dell'assurdità! - ha un'espressione addirittura divertita.
Non riesco a resistere all'impulso di girarmi a guardare, ma il ragazzo se ne sta girato, con la testa appoggiata al sedile e gli occhi chiusi. Sta... dormendo?! Eppure, ero sicura di aver visto...

Al diavolo!

Tutto al diavolo. Non capisco perché complicarsi la vita. Se gli va di fare il cretino, affari suoi! Io non c'entro niente.

Beh, insomma. Qualcosa c'entro, però...

Ma poi, cosa c'entro? Quel ragazzo ha semplicemente trovato qualcuno con cui sfogare il proprio malumore mattutino. Non si è accorto forse che tutti sono in diritto di essere di malumore la mattina presto e che, se tutti si sentissero in diritto di sfogarsi su qualcuno, non ci sarebbe più civiltà?

Mi giro di nuovo a dargli un'occhiata.

Dorme davvero. Bene. Perfetto. Buonanotte, allora!

Appoggio la testa sul finestrino, alzo il volume dell'ipod e chiudo gli occhi.

Ma non riesco a dormire.

Io oggi prenderò 3 di Matematica.

                                                 
Non voglio lasciare il foglio in bianco. Non l'ho mai fatto, prima. Sarebbe orribile se il prof dovesse correggere un mio compito in bianco... Spero, devo ammetterlo, nell'aiuto di qualche mio compagno di classe.

L'autobus si è fermato. Di nuovo, un blocco allo stomaco: l'ora dell'entrata a scuola si avvicina sempre di più. Mi giro verso la porta. Il ragazzo, con un po' di scena da: "ah, che noia dover scendere", si alza e se ne va. Io mi alzo, e lo seguo.

Francesca, oggi, non sembra di ottimo umore: infatti, il suo argomento del giorno è la scuola, non più la vita privata.

«Oggi ho l'interrogazione di Inglese e la verifica di Storia. E non so niente. Ho studiato tutto il pomeriggio, ma non mi ricordo niente».

«Vedrai che andrà bene. Lo sai anche tu che è solo un'impressione: quando sarai lì, ti tornerà in mente tutto».

«Oh, no, anzi, mi dimenticherò anche quel poco che ora mi ricordo».

«Allora qualcosa ti ricordi».

«No, hai ragione, non mi ricordo niente».

«Allora peggio non può andare».

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