37. QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA - 3

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Sin dall'inizio del liceo, la preside aveva dimostrato nei confronti di Edmund una costante di astio ed insofferenza. Cosa ingiustificabile, certo, ma per nulla rara nei rapporti fra professore ed allievo e, d'altronde - come anche in questo caso -, sempre ricambiata.

Quando aveva scritto quel tema, Edmund non pensava di certo che lo avrebbe mai consegnato nelle mani della prof, sapendo che se ne sarebbe servita come di uno strumento di vendetta personale: proprio come stava facendo in quel momento.

Era stato scritto per sbaglio, e per sbaglio era stato letto.
Era un tema fantasma, che non avrebbe mai dovuto esistere. «Silenzio. Non ho ancora finito. Se non è un problema per te, io voglio arrivare alla fine».
Edmund la fissò costernato: se non era un problema?!

Inizialmente, non mi ero neppure accorto del cambiamento: non ho deciso nulla, mi sono limitato a prendere questa nuova strada e a non guardarmi più indietro. Ho semplicemente lasciato che gli eventi e le persone che incontravo sulla mia strada plasmassero la mia nuova personalità, facendo di me ciò che volevano. Dicevo e facevo soltanto ciò che loro si aspettavano da me. Ero chi loro volevano fossi.

Mi riusciva bene, mi veniva facile. Una volta calato nella parte, dimenticavo di star solo recitando.
In fondo, ognuno di noi nella sua vita recita una parte, solo che molti non ne sono consapevoli.

Lo stesso Shakespeare diceva: «All the world's a stage. And all the man and women merely players. They have their exits and their entrances. And one man in his time plays many parts».
E cosa dire, allora, di Pirandello? La sua idea della "maschera" abbraccia ogni essere vivente su questo pianeta. E probabilmente anche su ogni altro pianeta su cui esista la vita.

Il mio è stato un processo meccanico e naturale, per niente volontario, ma non del tutto inconsapevole, che, una volta incominciato, non ha più potuto fermarsi. Al termine di questo processo, mi sono reso conto di star indossando una maschera che non rispondeva al mio vero volto.

Tutto qui.
Ho semplicemente messo in un cassetto la mia vera personalità, lontano dagli sguardi di chi non poteva comprenderla e l'avrebbe derisa con parole offensive. Anche se quegli insulti sono quasi sempre vuoti di significato, io sono certo che, con il mio spropositato orgoglio, mi avrebbero fatto star male.

Edmund aprì bocca per interrompere la prof, ma lei esclamò, esaltandosi: «Aspetta! Senti questa! I tuoi aforismi sulla massa! Non te li puoi proprio perdere!».
«Magari li avesse persi lei!» mormorò Edmund.

Per identificarsi col "gregge", bisogna prima conoscerlo bene. In realtà, le regole sono poche.
Ho riassunto la mia idea di massa in una serie di aforismi:

La massa si vanta dei vizi e si vergogna delle virtù.

La massa dà tutto il peggio di sé alla luce del sole, per potersene vantare in seguito.

La massa ha bandito dal suo vocabolario la parola "ipocrisia", e non sopporta alcun genere di censura.

La massa, in fatto di moda, preferisce le scarpe da ginnastica, i colori che non esistono in natura, i giubbotti che fanno di te una copia dell'omino michelin.

La massa detesta i pregiudizi vecchi e adora crearne di nuovi.

La massa ammette l'esistenza dell'originale, ma non del diverso.

La massa detesta la massa a parole, l'adora di persona. Ecco perché la massa è solo una posa, una vera e propria pantomima.

Ma, se per gli altri, è solo una pantomima, per me la massa è una scelta.

«Interessante punto di vista, non trovi?».
Quell'assurda domanda lo lasciò senza parole.
La prof aggiunse: «Ho saltato parecchi paragrafi, per tua fortuna. Ma, quest'ultimo non posso proprio saltarlo. Senti:

La Maschera mi permette di ingannare gli altri, ma non posso permetterle di ingannare anche me.
Devo essere il più possibile sincero con me stesso, per impedirle di diventare troppo potente: quella del conformismo è una strada troppo comoda e veloce, e rischia di essere anche quella privilegiata. Ho paura di imboccarla spesso inconsapevolmente come una scorciatoia, o come via di fuga dai miei guai personali.

Per impedire che ciò avvenga, ogni giorno devo indagare su me stesso, riflettere e chiarirmi le idee, prima di tornare ad indossare la Maschera, in modo che, una volta avvenuta la pseudo-trasformazione, io non possa confondermi fra le mie due personalità.

«Ecco, direi che possiamo concludere qui la nostra lettura» terminò la prof, appoggiando il tema sulla scrivania e togliendosi gli occhiali da vista.
Edmund non volle trarre il sospiro di sollievo che quelle parole gli avevano ispirato. Sapeva che il peggio doveva ancora arrivare.

La prof incrociò le braccia sul tavolo e lo fissò, come se dovesse esaminare qualcuno durante l'orale dell'esame di Maturità.
«Allora, Lloyd. Cos'hai da dire, sulla mia scoperta? Ti disturba che qualcun altro sia venuto a conoscenza del tuo piccolo segreto...?».

«Mi scusi, preside, ma... di quale segreto parla?».

«Della tua doppia personalità, ragazzo!» rispose la prof, con un sorriso di trionfo.
Edmund scoppiò in una risata che sconcertò la preside, suo malgrado: «Mi fa sembrare una specie di supereroe!».

La prof lo fissò, indecisa se credere o meno a quell'ilarità improvvisa.

Edmund continuò sullo stesso tono: «Non che mi dia fastidio, certo! É il sogno di tutti i ragazzi, trasformarsi nell'eroe di un fumetto... Il mio preferito è sempre stato Batman, ma confesso che anche Zorro mi piaceva parecchio...».

«Non fare il finto tonto, Lloyd. Non credo che ti convenga, almeno non prima di aver saputo che cosa ti aspetta! E poi, fingersi un ragazzo maleducato, egoista ecc... (come tu stesso ti sei definito) non credo che equivalga ad avere dei super-poteri! Tu non combatti per la giustizia come Batman e Zorro e qualunque altro supereroe che valga la pena di citare nell'elenco! Il tuo non è poi un gran super-potere, quello di fingersi il "re del gregge". Perché è così, mi pare, che ti definisci, non è vero?».

«Non ci avevo mai pensato...» scherzò Edmund: «Però! Il "re del gregge"...! Non è mica male! Mi ha dato un'idea...».

«E cosa ci trovi di tanto bello, nell'essere il re del gregge? Perché hai voluto indossare questa maschera? Ti fa sentire meglio sapere che tuo padre si vergogna di te e che i tuoi professori ti considerano senza talento, né potenzialità...? Ti piace davvero così tanto rientrare in questa categoria?».

«Saranno affari miei quello che voglio fare, o no?» esclamò Edmund, seccato.

«No. Compito di ogni insegnante che si rispetti è di aiutare l'alunno a trovare la propria strada. Il tuo tema bisognerebbe sottoporlo ad uno psicologo, ragazzo!».

«É per questo, che mi ha convocato? Per consigliarmi una seduta dallo psicologo?».

«No. Ti ho convocato per darti un ultimatum».

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