63. NON VOLEVA PIÚ SAPERNE NIENTE

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Puoi depormi dalle mie glorie e dal mio stato,

ma non dai miei dolori: di quelli io sono ancora il re.

Shakespeare

Tommaso lo guardava con aria sospettosa, cosa che lo irritava, dato che non ce n'era alcuna ragione.
Infastidito, Edmund esclamò: «Beh, che c'è?».
«Cosa stai fissando?».
«Non sono affari tuoi!».
«Lo so, cosa stai fissando. Stai fissando Davide. E ti chiedi perché siano seduti su due sedili separati».
«Non è affatto vero».
«Ok, come vuoi. Ma siccome Diana mi sembra un po' giù di corda, vado a chiederle cosa è successo».
«No, tu non ci vai!».
«Non eri tu, quello che diceva che dovrei continuare a essere suo amico, dato che già ti ha lasciato il giornale?».
«Senti, fa' come ti pare, ma, se vuoi chiederle come sta, fallo per lei, non per me».
«Lo faccio per tutti e due» disse Tommaso, alzandosi prima che lui potesse ribattere.
Chiara lo guardò allontanarsi soprappensiero e disse: «L'ho sempre detto, io, che Davide non andava bene per Dyn. Tu saresti stato meglio».
Chiara mancava totalmente di tatto. Ma non era una sorpresa...
La curiosità alla fine aveva dato i suoi frutti, e Chiara era stata messa al corrente di parte della storia.
«Beh, forse ci sarei passato sopra più in fretta se non si fosse messa in testa Davide. Ma se questo è quello che vuole, affari suoi» le rispose, cercando di fingere come sempre indifferenza.
Almeno, dopo tre mesi, ne riusciva a parlare fingendo che non gli interessasse più.
Ma la realtà era ben diversa.
Dopo trentacinque minuti, Tommaso era di ritorno. Edmund si sentiva vagamente inquieto ed impaziente, un'impazienza che in quella mezz'ora non aveva fatto che aumentare nonostante tutti i suoi tentativi di ignorarla. Perché Tommy ci aveva messo tanto?
Ma si rifiutò di chiedergli cosa aveva scoperto, e si girò verso il finestrino, ignorandolo.
Dopo un'eternità, Tommy gli strappò le cuffie dell'ipod dalle orecchie e finse di non accorgersi che erano spente, poi, a voce bassissima per farsi sentire solo da lui, disse: «Beh, non so se è il caso di dirtelo qui in autobus».
«Qualsiasi cosa tu voglia dirmi puoi benissimo farlo adesso» rispose. In realtà, era preoccupato, dopo quell'anticipazione.
«Beh, Diana mi è sembrata giù di corda. Sembra abbia appena scoperto che le hanno ucciso il gatto».
Non gli rispose neppure.
Tommaso continuò: «E devo ammettere che non sono proprio riuscito a capire perché».
«Fantastico, e allora perché sei qui?».
«Perché mi ha confessato una cosa che avrai una gran voglia di sentire!».
Vedendo che non gli rispondeva, Tommaso andò avanti imperterrito: «Beh, ecco: poco prima di salire sull'autobus, Davide le ha chiesto di mettersi con lui».
Un vampata di caldo improvviso ed un sentimento molto vicino al panico gli fecero perdere il controllo di sé. Si girò di scatto verso Tommaso e il sorriso sul suo volto confermò la sua idea...
Lei lo aveva rifiutato!
Ecco perché non si parlavano quasi, lei e Davide... Ma come era possibile che lo avesse rifiutato, se, per tutto quel tempo, aveva creduto di non voler altro che lui si dichiarasse?
Forse si era accorta di che razza di persona fosse Davide...
O forse lui non le piaceva!
Insieme con la felicità, tuttavia, anche un altro sentimento risvegliò il suo cuore da uno stato di torpore che durava da mesi.
Non gli era passata per niente.
Non era riuscito a farsela passare, nonostante tutti i tentativi!
Gli sembrava persino più forte di prima.
Un sentimento di felicità molto vicino al dolore si prendeva gioco di lui.
Si girò bruscamente verso il finestrino, vicino alle lacrime.
Non aveva pianto affatto quando lo aveva rifiutato, e neppure dopo. Perché ora, invece, sì?
Non poteva avere, anche dopo tre mesi, tanto potere su di lui! Non poteva lasciarglielo fare.
Non voleva più saperne niente.
«Ora ti lascio in pace, ma prima senti una cosa: ha detto che non riesce proprio a capire come ha fatto a credere che le potesse piacere uno così e che lo ha trovato arrogante e stupido».
«Non me ne importa niente» gli rispose con tono brusco, per stroncare il discorso prima che si facesse troppo doloroso per lui. L'aver avuto ragione su Davide non gli faceva affatto piacere. La felicità provata dopo aver saputo che Diana aveva rifiutato Davide era già completamente passata. Un sentimento vano e transitorio che aveva portato una speranza traditrice che avrebbe voluto non provare mai più.

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