55. SÌ, MA NON GRIDARLO COSÌ FORTE

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Un'amicizia che può terminare

non è mai stata sincera.

San Girolamo

Edmund aveva deciso di evitarlo in tutti i modi. Non aveva alcuna voglia di farsi il sangue marcio anche per lui: ne aveva già abbastanza con Diana. Erano più che sufficienti i suoi problemi personali, più che sufficienti le sue umiliazioni, più che sufficienti i suoi fallimenti, senza che ci si mettesse anche lui.

Ma Tommaso non voleva capirlo. Da quando Lyra aveva insultato Diana su Dragonfly, Tommaso cercava in tutti i modi di incontrarlo e obbligarlo ad ascoltare ciò che aveva da dirgli. E Edmund continuava a trovare delle scuse.

Appena lo vedeva far capolino da una porta o alzare il naso al di sopra del libro di Fisica, Edmund si girava dall'altra parte o cambiava strada: non dubitava, infatti, che Tommaso avesse soltanto una voglia matta di insultarlo per difendere la sua nuova migliore amica. Era ovvio, glielo aveva detto lo stesso Tommaso: in quella storia il suo ex migliore amico prendeva le parti di Diana e si tramutava nel suo nemico peggiore.

«Ti stai divertendo, eh?!» esclamò Tommaso appena furono usciti dalla classe.
Edmund si limitò a guardarlo, confuso e stanco. Tommaso non riusciva più a comprenderlo, e questo gli dispiaceva. Ma non poteva continuare a soffrirne.

«Cosa vuoi dire?» gli chiese.

«Con Diana. Eri tu che le mandavi quei messaggi al cellulare stamattina, vero? Non dirmi di no, perché lo so!».

«Sei paranoico, non ti pare? Come fai a pensare una cosa del genere? Non eri tu, quello che diceva che Diana mi detesta? Credi davvero che, se le inviassi dei messaggi al cellulare, mi risponderebbe con quel sorriso che ha da tutta la mattina?!».

«Sì, l'ho detto e lo ripeto. Potresti aver usato qualche trucco o altro...».

«Sì, perché, nel caso tu non te ne fossi accorto, nonostante ci conosciamo da diciannove anni, io ho dei super-poteri!».

«Sto parlando seriamente! Ho visto cosa è successo a ricreazione. E con il prof di matematica. E anche ieri. E l'altro ieri. Diana sembra sulle nuvole, non l'ho mai vista così. Di solito non prende mai in mano il cellulare, invece sono tre giorni che ci è attaccata! E dimmi se non è una strana coincidenza il fatto che ogni volta che Diana riceve un messaggio, tu stai scrivendo al cellulare! Dimmi la verità, Edmund, sei tu che le hai mandato quegli sms?».

«No, non sono io».

Tommaso perse la pazienza: con uno sguardo che diceva tutto, fece per andarsene.
Credeva che Edmund gli stesse mentendo apposta, anche se lui gli aveva appena dichiarato che sapeva la verità.

No.
Non poteva lasciarlo andare via così.
Non poteva fare anche questa volta lo stesso errore. Aveva già perso la sua amicizia, e ora non poteva perdere anche la sua stima.
Aveva bisogno di Tommaso. Tommy era l'unico che sapeva che lui non era come appariva al resto del mondo.

«Non ero io. Era Il Corrotto!».

Tommaso si bloccò e si girò sorpreso.
«Cosa?!» esclamò, «Ripeti!».

«Il Corrotto le mandava quei messaggi stamattina».

Tommaso sembrava stupefatto. La rabbia scomparve dal suo volto, lasciando spazio ad un'espressione di pura meraviglia.
«Il Corrotto?!» esclamò.

«Sì, ma non gridarlo così forte!».

«E come fa Il Corrotto ad avere il numero di Diana?!» lo ignorò Tommaso, troppo sconvolto per notare particolari insignificanti come il rischio di aver appena sventolato ai quattro venti il segreto di Dragonfly.

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