capitolo 91.

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Non sapevo come comportarmi dopo aver sentito Shasha pronunciare quelle parole.
Per mia fortuna, lei se ne va dopo aver abbracciato e dato un bacio sulla guancia ad Harry e dopo avermi stretta la mano. 
"Harry, cosa diavolo è tutto questo?" chiedo guardandomi in giro e gesticolandomi con le mani.
Lui è sereno e nel volto ha un sorriso da togliere il fiato, ma essendo un po' scombussolata, non riesco a capire nulla.
"Sediamoci, ora ti racconto tutto, amore" era raro che lui mi chiamasse così, e quelle poche volte che lo faceva, mi faceva scoppiare il cuore dalla gioia e le farfalle si presentavano all'interno del mio stomaco.
Lui posa la mano sul mio fondo schiena e con l'altra mano mi invita di proseguire dritto, così inizio a camminare con lui al mio fianco e ci sediamo sull'amaca Bianca.
Dopo essermi accomodata su di essa, Harry rimane alzato e riempie due bicchieri con del vino rosso, successivamente, si accomoda accanto a me.
"Quindi?" chiedo prendendo il bicchiere in mano.
"Non c'è nulla da spiegare, semplicemente volevo farti questa sorpresa per fare pace, odio litigare con te, lo sai. Quando te ne sei andata non ho fatto altro che pensare ciò che era successo tra di noi, mi sono messo nei tuoi panni e ho compreso tutto: hai paura. Lo so piccola mia, anche io ho paura di perderti, anzi, di perdervi..ma..ma non possiamo passare questi mesi con questo timore, con quest'ansia, no?" sento gli occhi bruciarmi e sto cercando di trattare le lacrime.
È questo un'altra cosa che amo di lui, il fatto che mi comprende senza nemmeno parlare, il fatto che mi capisce con un semplice sguardo, ormai.
La sua voce piano, piano, inizia a diventare più debole e a tremare. Sicuramente, anche lui si stava emozionando.
"Io non voglio vivere da solo, non voglio vivere senza di te, ma il destino non posso cambiarlo" gli cade una lacrima e io gliela asciugo velocemente, nel frattempo, a me si riempiono gli occhi ma non oso a far cadere nessuna lacrima.
"S-so solo che ho una promessa da mantenere: di prendermi cura di nostro figlio" ed è proprio qui, che non riesco a tollerare più le sue parole e in entrambe le guance, cadono le lacrime. Come ho appunto fatto prima con lui, lo stesso fa lui con me: mi asciuga le lacrime con il suo pollice.
In questo momento sento la necessità di dirgli che lo amo, ma c'è qualcosa che mi spinge di non farlo, forse la paura che lui non ricambi.
Dopo aver passato l'intero pomeriggio a bere, a mangiare, a ridere e a farmi spiegare tutto il suo piano della sorpresa, ovvero che mi aveva visto dalla finestra ritornare nell'hotel e così aveva fatto finta di aver parlato al telefono con Mad, decidiamo di alzarci e andare a farci una passeggiata al lungo mare, visto che si trova vicino.
Iniziamo a camminare mano sulla mano e finalmente, lui mi regala quel bellissimo sorriso che aveva regalo oggi a sua cugina tra cui pensavo fosse una sua 'amica'.
Inizio a sentire i piedi un po' gonfi proprio quando arriviamo in spiaggia.
"Che hai? Sei stanca?" chiede quando se ne accorge che mi chino verso il giú per togliermi le scarpe, ma avendo la pancia, mi è un po' difficile, così si abbassa lui al posto mio.
"Non sono stanca, semplicemente mi fanno male i piedi" spiego, lui mi accenna un sorriso al lato del labbro sinistro e io impazzisco letteralmente.
Vorrei scoparmelo proprio qui, in questa spiaggia, in questa notte bella e stellata.
Dopo avermi tolto le scarpe, fa lo stesso con le sue.
"Ma non dovevi" lo guardo con pena quando capisco che lo fa per non lasciarmi 'da sola' o per non farmi sentire strana.
"Ma non l'ho fatto per te, l'ho fatto perché si deve fare. Chi mai se ne andrebbe in spiaggia con le scarpe e poi non toglierle?" alla fine mi fa scoppiare a ridere, e lui si aggiunge a me, però mi offendo un po' quando dice 'non l'ho fatto per te'.
"Scherzo tappa, certo che lo darei per te. Per te farei questo ed altro".

Passiamo l'inizio della sera coricati sulla sabbia, abbracciati l'uno a l'altro, a coccolarci e a guardare le stelle dopo aver visto io tramonto assieme.
"Ricordi quando ci siamo baciati quella volta in piscina? Per il diciottesimo di Austin?" mi chiede da un momento e l'altro. Sicuramente, osservando pure lui le stelle, gli sarà venuto in mente quella notte.
"Eravamo così piccoli, così giovani da non sapere niente sulla vita. Ricordo che eri senza tacchi ed eri coricata su quella specie di dondola, poi sono arrivato io e abbiamo messo i piedi in piscina che di conseguenza ci siamo bagnati perché tu per farmi arrabbiare, facevi schizzare l'acqua ovunque" conclude la frase con una risate e lo stesso faccio io quando portiamo in mente quella sera.
"Quello è stato la prima volta che ci siamo baciati, no?" mi chiede, ed io annuisco con il capo.
"Mi ricordo tutto in ogni minimo particolare. C'era silenzio e nessuno dei due parlava, eravamo entrambi sdraiati: tu nella dondola gigante da letto che ti dondolavi e io nel prato che volevo imitarti quando contavi le stelle" e come per magia, mi viene sento rivivere nuovamente quella sera.
La festa, Natasha, quando mi litigo con Johana perché mi aveva visto baciare con Harry e voleva farmi un dispetto, l'indomani quando ci siamo scattatati la foto tutti quanti. Tutto.
La parte più bella è stata quando ha posato le sue labbra sulle mie, altroché stelle.
L'ultima frase di Harry mi blocca-per bene- perché non pensavo che un ragazzo, Walker per la precisione, avesse dato così tanta importanza anche a quei piccoli dettagli.
"Ti ricordi anche l'indomani?" chiedo in una risata. "Quando siamo andati tutti in spiaggia e ci siamo scattati la foto mentre ci tentavano per mano?" gli chiedo sorridendo.
"Certo, eri favolosa quel giorno. Indossavi un vestitino lungo, aderente e blu, avevi i capelli sciolti e leggermente più mossi. Era meravigliosa..insomma" mi fa spostare la testa dal suo petto con delicatezza e rimane seduto, di conseguenza mi alzo anche io, mentre appoggiamo entrambi le mani all'indietro per essere in un certo modo, appoggiati.
"Sei sempre stata meravigliosa e ora lo siete di più " conclude la frase mettendo la mano sulla mia pancia e posa le labbra sulle mie facendo un opera d'arte.
Posa le mani sulla mia vite e mi stringe portandomi accanto a lui facendomi capire chi ha il potere qui.
Mi piace questo, è come dirmi 'Tanto sei sempre mia, tu mi appartieni' e questo mi rassicura tanto, mi fa sentire voluta e desiderata.
Dopo aver smesso di baciarci, ritorniamo coricati sulla sabbia e riappoggio la testa sul suo petto sodo ma scoperto dato che prima si è sbottonato la camicia bianca.
Il silenzio è la melodia più bella di questo momento perché mi permette di sentire i battiti del suo cuore che mi rimbombano in testa.
Dopo quasi una ventina di minuti, dopo aver pensato che ormai si sia addormentato, la sua domanda mi fa rabbrividire: "Come chiameremo nostra figlia?" chiede con un filo di dolcezza nella voce.
È la domanda più bella he qualcuno mi abbia fatto in diciannove anni di vita.
"N-non lo so.." balbetto con le lacrime agli occhi che mi minacciano.
"Che ne pensi per, Annabel?" chiede con voce calma, ma capisco che dentro sta scoppiando, che dentro sta impazzendo.
Ora capisco il senso della sua domanda..l'ha fatto giusto per sapere come la chiamerei se morirei.
"È s-stupendo" la lacrima mi scivola e va a finire proprio sul suo petto.
"Annabel, allora?" chiedo.
"No" nega. "Walker Annabel" corregge.

Dopo quella bellissima giornata (apparte il litigio brusco), e la sera in spiaggia, abbiamo passato altri quattro giorni fantastici nel visitare diverse zone di Miami davvero stupende, anche senza rendercene conto.
Abbiamo visitato posto così belli..
Per esempio, dai lunghi viali popolati di ville sontuose, magnifiche residenze private e hotel di lusso, siamo giunti
alla Downtown, che poi abbiamo concluso facendo un giro sul Metromover, una magnifica metropolitana sopraelevata che si spostava rigorosamente senza conducente.
L'indomani, abbiamo fatto una sosta al Miami Art Museum o come veniva chiamato anche, al Wynwood Art District che era un'ex-area industriale oggi trasformata in una magnifica galleria a cielo aperto.
La zona del centro era quella costellata dal più alto numero di scintillanti grattacieli, che si stagliavano in riva al mare.
Erano davvero favolosi anche i palazzi e alberghi moderni che stavano lì a testimoniare un boom edilizio fra i più impressionanti dei tempi moderni, come appunto ho sentito dire da una coppia inglese.
Anche se alle 18 la zona tendeva a svuotarsi, i suoi musei e complessi commerciali contribuivano a renderla interessante e c'era sempre qualcosa da fare e vedere, in poche parole, non ci si annoiava mai.
Naturalmente, abbiamo fatto anche, un salto all'area dei negozi a buon mercato di Flager Street, al museo della Florida del Sud, al Metro-Dade Cultural Center, o al museo d'arte di Miami ed è stato davvero magico.
Oggi, essendo il quinto giorno, abbiamo deciso di andare a dare un'occhiata -e perché no anche comprare qualcosa- ai negozi di Miami dato che hanno sempre ritenuto come un posto adatto per la moda dopo Parigi, Milano e New York.
Infatti, abbiamo avuto l'imbarazzo della scelta -vista l'ampia disponibilità-  che regalava ogni negozio di ogni tipo e per ogni tasca.
Una commessa adatto simpatica -perché fissava in continuazione il padre del mio bimbo- ci ha consigliato di vedere il Bayside Marketplace, che era considerato come un vero e proprio paradiso dello shopping, comprendendo più di 100 tra negozi e locali.
"Quindi ora andiamo a vedere il Bayside Marketplace?" chiedo a lui mentre mi stringe la mano forte quando vede un bel gruppetto di ragazzi venirci contro.
"Sì, ci andiamo solo se non alzerai la testa per guardare quel gruppo di ragazzi" mi mette una condizione.
Faccio come mi viene detto -anche se tra le risate- e quando ci passano, mi da il consenso di poter rialzata la testa.
"Sei pazzo" gli dico scruotando la testa dalle risate e dal bellissimo 'gesto' che ha appena fatto.
Così tanto geloso è? Così tanto tiene a me?
"Sì e me ne vado fiero, sai? Nessuno deve vederti" alla fine, si ferma in mezz'alla strada.
"E perché mai?" chiedo alzano una sopracciglia e spostandomi una ciocca di capello che -forse- è uscita dal tuppo.
"Perché tu sei mia, tu appartieni a me e la bambina è mia" dice con un'aria convinta che mi fa ridere.
"A proposito, alcuni giorni fa quand'eravamo in spiaggia, la sera, hai dato del sesso femminile al nostro piccolo tesoro, puoi dirmi perché da un momento e l'altro pensi che sia femmina?" chiedo portandomi in mente quel momento che mi ha chiesto persino del nome.
"Perché credo che sia una femmina, anzi, no, lei é una femmina e io lo sento, io so che è così" mi sorride e io ricambio con un bacio a stampo sulla guancia.
"Ah-ah" fa segno di 'No' con l'indice scruotandolo a destra e a sinistra mentre fa un accenno di perversione.
"Il cliente ha sbagliato tasto. Per favore, riprovare nuovamente. Attendere, prego" dice con una voce da robot che mi fa ridere a squarciagola come una cretina.
Quanto può essere infantile questo ragazzo? Ma peccato, che mi fa impazzire anche questa semplice caratteristica che possiede, anche se sicuramente, negli occhi delle altre sarebbe 'da bambino'.
Tra una risata e l'altra gli dò un bacio sulle labbra e poi, automaticamente, mi stringe a sé facendo sbattere la mia pancia contro la sua.
"Così fai male ad Annabel" sussurro quando lui si china e posa il naso sul mio.
"Non vi farei mai del male" sussurra a sua volta e una scia di brividi si presenta in tutto il mio corpo.
"Dai, andiamo ora, voglio comprare qualcosa a Doa e a Meredith" dico per smetterla di essere nella bolla degli 'sdolcinati' e lo prendo per mano trascinandolo verso una stradina che prima avevo letto il nome dei negozi.
"Dove andiamo?" chiede guardandosi in torno per essersi dimenticato già il nome dei negozia.
"Chi vuole fare acquisti particolari si diriga verso Absolutely Suitable e Arrive Miami!" imito la voce della commessa antipatica e lui si mette a ridere.
Amo vederlo ridere.

Walker Harry.😍😍
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comunque, spero che vi piaccia il capitolo e volevo dirvi che..ho una sorpresa per voi. Ovvero, ho deciso di fare un video su Harry e Vace. Non so per quanto sarò in grado di farcela, ma prima che mm finisce il libro, lo farò. Promesso.

Incontri Causali Disastrosi 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora